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sabato 14 marzo 2015

RIFORME COSTITUZIONALI - MA COS'E' LA DESTRA, COS'E' LA SINISTRA??? UNA SORPRESA CHE NON VI ASPETTERESTE MAI...

Salve gentili lettori.

In questo articolo vorrei dedicarmi nuovamente alle riforme costituzionali, ma non attraverso i metodi divulgativi che ho provato ad impostare in articoli precedenti. No! Questa volta supererò il contenuto delle riforme che andranno ad incidere sulla carta costituzionale e cercherò di prendere da un'altra prospettiva la medesima problematica. 
Sarà una prospettiva storica, di confronto parlamentare di vecchia annata. Si sa, i documenti sono li per essere rivisitati, ed allora perché non farlo???

Vi lascio comunque, per l'ennesima volta il link dell'articolo sulla riforma costituzionale (link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/02/riforme-costituzionali-il-contenuto-il.html).

Vi auguro una buona lettura.

La mancanza di un metodo parlamentare realmente democratico e rispettoso delle opposizioni è stato il percorso che ha seguito il governo Renzi durante l'iter parlamentare che ha ormai incardinato il risultato finale della riforma costituzionale. E' inutile negarlo. Un mese fa la maggioranza, nonostante la protesta che portò TUTTE le opposizioni ad abbandonare l'aula, hanno continuato a votarsi la loro riforma costituzionale, in contrasto con quelli che furono i principi della prima assemblea costituente (che vedremo nel seguente articolo).
A pagare sarà non tanto l'opposizione ed il Movimento 5 stelle, che potrà rivendicare una dura battaglia e tante aperture al dialogo proposte ma andate in fumo. Il Movimento 5 stelle esce sempre a testa alta. Ma a pagare sarà il popolo. Ma fortunatamente, grazie all'articolo 138 della carta costituzionale, che venne protetto dal Movimento 5 stelle nel 2013 dal tentativo di modifica dell'allora Governo Letta, ora potremo combattere in preparazione del referendum confermativo, e sarà li che dovremo dare il meglio di noi stessi per rivendicare le nostre posizioni.

Ma andiamo oltre.


Oggi vorrei proporvi la lettura di un intervento parlamentare molto, molto interessante, datato 20 ottobre 2005. Si era in dichiarazione di voto finale della riforma costituzionale del governo Berlusconi. Vi chiedo di leggere queste parole e di portarle avanti nel tempo di 11 anni, al 2015. Vi ho sottolineato la parte principale, dopo un passaggio introduttivo di carattere storico sull'assemblea costituente che portò all'approvazione della Costituzione italiana del 1948.

Questo è un grandissimo discorso, che avrei portato avanti anch'io.

"Signor Presidente, tra la metà del 1946 e la fine del 1947, in quest'aula, si è esaminata, predisposta ed approvata la Costituzione della Repubblica. Con l'attuale Costituzione, che vige dal 1948, l'Italia è cresciuta, nella sua democrazia anzitutto, nella sua vita civile, sociale ed economica. In quell'epoca, vi erano forti contrasti, anche in quest'aula. Nell'aprile del 1947 si era formato il primo governo attorno alla Democrazia Cristiana, con il Partito comunista e quello socialista all'opposizione. Vi erano contrasti molto forti, contrapposizioni che riguardavano la visione della società, la collocazione internazionale del nostro paese. 

Vi erano serie questioni di contrasto, un confronto acceso e polemiche molto forti. Eppure, maggioranza e opposizione, insieme, hanno approvato allora la Costituzione. 

Al banco del Governo, quando si trattava di esaminare provvedimenti ordinari o parlare di politica e di confronto tra maggioranza e opposizione, sedevano De Gasperi e i suoi ministri. Ma quando quest'aula si occupava della Costituzione, esaminandone il testo, al banco del Governo sedeva la Commissione dei 75, composta da maggioranza ed opposizione. Il Governo di allora, il Governo De Gasperi, non sedeva ai banchi del Governo, per sottolineare la distinzione tra le due dimensioni: quella del confronto tra maggioranza ed opposizione e quella che riguarda le regole della Costituzione. 

Questa lezione di un Governo e di una maggioranza che, pur nel forte contrasto che vi era, sapevano mantenere e dimostrare, anche con i gesti formali, la differenza che vi è tra la Costituzione e il confronto normale tra maggioranza ed opposizione, in questo momento, è del tutto dimenticata. 

Le istituzioni sono comuni: è questo il messaggio costante che in quell'anno e mezzo è venuto da un'Assemblea costituente attraversata - lo ripeto - da forti contrasti politici. Per quanto duro fosse questo contrasto, vi erano la convinzione e la capacità di pensare che dovessero approvare una Costituzione gli uni per gli altri, per sé e per gli altri. Questa lezione e questo esempio sono stati del tutto abbandonati. 
Oggi, voi del Governo e della maggioranza state facendo la «vostra» Costituzione. L'avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza. 
Il Governo e la maggioranza hanno cercato accordi soltanto al loro interno, nella vicenda che ha accompagnato il formarsi di questa modifica, profonda e radicale, della Costituzione. Il Governo e la maggioranza - ripeto - hanno cercato accordi al loro interno e, ogni volta che hanno modificato il testo e trovato l'accordo tra di loro, hanno blindato tale accordo. Avete sistematicamente escluso ogni disponibilità ad esaminare le proposte dell'opposizione o anche soltanto a discutere con l'opposizione. Ciò perché non volevate rischiare di modificare gli accordi al vostro interno, i vostri difficili accordi interni. 
Il modo di procedere di questo Governo e di questa maggioranza - lo sottolineo ancora una volta - è stato il contrario di quello seguito in quest'aula, nell'Assemblea costituente, dal Governo, dalla maggioranza e dall'opposizione di allora. 
Dov'è la moderazione di questa maggioranza? Non ve n'è! Dove sono i moderati? Tranne qualche sporadica eccezione, non se ne trovano, perché la moderazione è il contrario dell'atteggiamento seguito in questa vicenda decisiva, importantissima e fondamentale, dal Governo e dalla maggioranza. 
Siete andati avanti, con questa dissennata riforma, al contrario rispetto all'esempio della Costituente, soltanto per non far cadere il Governo. Tante volte la Lega ha proclamato ed ha annunziato che avrebbe provocato la crisi e che sarebbe uscita dal Governo se questa riforma, con questa profonda modifica della Costituzione, non fosse stata approvata. 
Ebbene, questa modifica è fatta male e lo sapete anche voi. Con questa modifica dissennata avete previsto che la gran parte delle norme di questa riforma entrino in vigore nel 2011. Altre norme ancora entreranno in vigore nel 2016, ossia tra 11 anni. Per esempio, la norma che abbassa il numero dei parlamentari entrerà in vigore tra 11 anni, nel 2016! 
Sapete anche voi che è fatta male, ma state barattando la Costituzione vigente del 1948 con qualche mese in più di vita per il Governo Berlusconi. Questo è l'atteggiamento che ha contrassegnato questa vicenda. 

Ancora una volta, in questa occasione emerge la concezione che è propria di questo Governo e di questa maggioranza, secondo la quale chi vince le elezioni possiede le istituzioni, ne è il proprietario. Questo è un errore. È una concezione profondamente sbagliata. Le istituzioni sono di tutti, di chi è al Governo e di chi è all'opposizione. La cosa grave è che, questa volta, vittima di questa vostra concezione è la nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-SDI-Unità Socialista - Congratulazioni)!

                                                                                        On. Sergio Mattarella

Voglio chiaramente mostrarvi la fonte in modo che verifichiate personalmente (link http://www.riforme.net/leggi/dic_voto_Camera_ottobre2005_ddl-cost.htm).

Incredibile, non è vero??? Sembra una dichiarazione di voto di un qualsiasi parlamentare del Movimento 5 stelle di pochi giorni fa, ma non è nient'altro che la dichiarazione di voto dell'allora On. Sergio Mattarella sulla riforma costituzionale portata avanti dal governo di Berlusconi. 
Modificate il cognome Berlusconi con quello di Renzi, e vedrete che il risultato non cambierà.
Oggi fa piuttosto ridere notare, alla fine dell'ottimo discorso di Mattarella, chi fu ad applaudire a termine dell'intervento. (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL- L'ulivo, dei Democratici di sinistra - L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-SDI-Unità Socialista).
Lo stesso centrosinistra, allora all'opposizione, ha portato avanti attraverso le stesse metodologie di potere dell'esecutivo e supponenza della maggioranza a discapito del dialogo con l'opposizione, una riforma che non ha nulla a che vedere con l'impostazione costituzionale uscita fuori dalla prima assemblea costituente, abilmente e chiaramente espressa dal discorso dell'oggi Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Vedete, il fatto che sia la sinistra italiana ad appoggiare una riforma costituzionale dal contenuto che farebbe rabbrividire i padri costituenti è un fatto molto, molto importante. Quando dalla parte del torto c'è la sinistra, i vecchi ideali comunisti che vivono ancora dentro i sognatori di quell'ideologia, fanno perdere il contatto con la realtà dei fatti (o forse le persone preferiscono tapparsi orecchie ed occhi più di non ammettere che la sinistra....non è più la stessa sinistra che loro videro ed ora non esiste più).
E' estremamente pericoloso questo aspetto per il referendum che dovremo preparare. Infatti, la storia ci ricorda che si andò a referendum anche nell'occasione che vi ho illustrato, e la riforma non riuscì a passare proprio perché portata avanti dal governo Berlusconi e non dalla sinistra.

E qui si apre una visione più ampia sulla riforma costituzionale in atto. Attenzione.
Il fatto sta proprio qui. Portare avanti una riforma costituzionale di questa portata, che accentra i poteri al governo, scansando i poteri parlamentari e popolari, può essere accettata dagli elettori di sinistra solo se proveniente dalla loro area. Ed il centrodestra lo sa bene, anzi, benissimo!!



Avete sentito le sue parole?

Sostanzialmente Renzi rappresenta il centrosinistra, ma porta avanti il programma del centrodestra, che non sarebbe digerito dagli elettori PD, se fosse stato portato avanti dal centrodestra!

Dai, che ve lo ricordate!! la manifestazione portata avanti dal centrosinistra in difesa dell'art.18 della legge 300 del 1970, attaccato allora governo Berlusconi. Vi rinfresco la memoria...


Wooow!! l'avevano riempito il Circo Massimo eh!!

Ma oggi che quello stesso articolo è ormai stato svuotato prima dal governo Monti (appoggiato dal PD), e poi dal governo Renzi (PD)...diciamo che va tutto bene (link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/abolito-larticolo-18-ti-avevamo-voluto.html  ).

Pensate che manifestazione avrebbero fatto se il governo Berlusconi avesse avallato il precariato dei lavoratori subordinati a vantaggio degli imprenditori!! ma il Jobs act l'ha progettato il governo Renzi, quindi va tutto bene (link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/12/il-jobs-act-nudo-e-crudo.html).

Lo sappiamo, la riforma costituzionale è nata appoggiata anche dal centrodestra, che ora si è tolto di mezzo votando contrariamente. In questo modo si aprono due scenari:

1) Se dovesse passare il referendum, il centrodestra sarebbe felicissimo;
2) Se non dovesse passare il referendum, il centrodestra potrà dire di aver votato contro.


Lo scenario perfetto!!




Perché stare dentro il governo quando hai il centrosinistra che si prende l'onere di portare avanti le tue stesse riforme? Le stesse identiche riforme che 10 anni fa avrebbero portato un bel po' di scompiglio, solo perché a differenza di oggi vennero portate avanti dal centrodestra, fa molto comodo!!

A proposito, vi siete mai andati a confrontare l'Italicum con la legge Acerbo del 1923?? Come no!?
Ok dai, lo sapevo, l'ho fatto io per voi... (link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/03/legge-acerbo-vs-italicum.html).

Pensate che la legge Acerbo in caso la lista non avesse raggiunto il 25% assegnava i seggi in modo proporzionale e permetteva fino a 3 preferenze. Oggi, l'Italicum ha i capilista bloccati e nominati dai partiti e se per caso non si dovesse raggiungere la soglia per ottenere il premio di maggioranza, ci sarebbe il ballottaggio. Il vincente al ballottaggio si prenderebbe il 55% dei seggi. Insomma, ho deciso che andrà così e se non dovesse andare così...andrà così lo stesso.

Ho fatto un giro piuttosto lungo e contorto in questo articolo, solo per dimostrarvi che realmente, proprio come dice Beppe Grillo, oggi destra e sinistra sono la stessa identica cosa, e portano avanti le stesse identiche idee di riforma.
Ho un grandissimo rispetto della vecchia sinistra, quella che appoggiò tra gli anni '60 e '70 l'aumento del potere d'acquisto e della possibilità d'aspirazione dei ceti bassi. Ma oggi bisogna prendere atto che c'è solo una forza politica che difende quelle stesse classi sociali. Aldilà di qualsiasi ideologia, difendere e supportare le classi sociali basse significa rispettare l'articolo 3 della Costituzione.

Mi viene in mente una vecchia canzone di Giorgio Gaber. Sì, proprio quella che stai pensando tu...


Alè Movimento 5 stelle!

Delle politiche tedesche parleremo un'altra volta...

Ora vi ho dato tutti e due i lati della medaglia....elettori, svegliatevi!!!

Alla prossima!




  

mercoledì 7 gennaio 2015

ITALIA - IL PROGETTO DI DISTRUZIONE DELLA DOMANDA INTERNA CONTINUA. RIPERCORRIAMO LE TAPPE.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei ripercorrere le tappe che, lungo questi ultimi anni della crisi economica, hanno portato a compimento l'obiettivo dichiarato ai quattro venti da Mario Monti, durante un'intervista alla CNN, risalente al suo periodo di governo tecnico, precedente alle elezioni politiche 2013.
L'articolo, cercherà di essere il più possibile spicciolo, senza toccare tecnicismi che non servirebbero allo scopo finale che mi sono prefissato prima di iniziare a scriverlo, ovvero, provare ad unire i puntini del puzzle per avere una visione chiara sul progetto che sta portando alla deriva l'economia italiana.

Buona lettura. 

Partiamo dal video dell'intervista, per poi sviluppare un discorso riflessivo.




Avete sentito tutti, ed anche se l'intervista fu discussa in inglese, il senso complessivo delle affermazioni di Monti sono chiarissime. Comunque, per sicurezza, vi traduco la frase principale di Monti, in risposta al giornalista: << Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna, attraverso un consolidamento fiscale. Quindi, ci deve essere un'operazione di domanda attraverso l'Europa, un'espansione della domanda >>. 

Al tempo, ero in quarta superiore, ed ero felicissimo della caduta del governo Berlusconi, e chi non lo era?? Era il periodo dove lo spread, prima d'allora sconosciuto, entrava con cadenza giornaliera in tutte le discussioni degli italiani.
Tuttavia, ero completamente estraneo rispetto a questo Sig. Monti, economista, che veniva a compiere manovra economiche tecniche per consolidare la situazione italiana. Non sapevo chi fosse, ma notai immediatamente un certo servilismo giornalistico bipartisan (versione Renzi). Questo non mi piacque per nulla. Poi, cercai di basarmi sulla maggioranza di governo che lo andava sostenendo per farmi un'idea complessiva. Me la feci giusta, valutando una maggioranza di governo PD - PDL. Non era un'impresa difficile, a dire la verità.
Dopo aver ricostruito il periodo e l'ambiente nel quale entrò e lavorò il governo Monti, basiamoci sull'argomento dell'articolo: LA DISTRUZIONE DELLA DOMANDA INTERNA.
Questo è l'obiettivo finale, ormai dovremmo saperlo tutti. Monti lo ammise, dicendolo a chiarissime lettere, senza utilizzare tecnicismi volti a distorcere la comprensione di cittadini poco ferrati in materia.

Come si distrugge la domanda interna di uno Stato?

Innanzitutto, per domanda interna, s'intende tutta quella fetta di domanda derivante dalle richieste di beni e servizi arrivate all'interno dello Stato in questione, e quindi dai soggetti residenti nei confini italiani. Per reprimere la domanda interna, bisognava prosciugare la capacità di spesa degli italiani, e gli strumenti governativi, atti a raggiungere questo obiettivo sono sostanzialmente due:

- L'innalzamento dell'imposizione fiscale;
- La svalutazione del salario.

Attraverso l'attuazione di manovre economiche tali da raggiungere quest'obiettivo, si toglie potere d'acquisto ai cittadini, che quindi si vedono costretti a limitare i loro consumi, con conseguenze a catena sull'impianto economico-imprenditoriale italiano, che si tiene su per il 98% da piccole e medie imprese.
Ricordate l'innalzamento dell'IVA dal 20 al 21% (oggi già al 22% con la prospettiva di un clamoroso aumento graduale al 25,5% nel 2018)? E le bastonate all'articolo 18 della legge 300 del 1970 inflitte dalla riforma Fornero (oggi definitivamente svuotato dal Jobs Act di Renzi)?

La prospettiva italiana, lo dico chiaro e tondo (ma l'ho già scritto innumerevoli volte nel mio blog), è quella di affossare completamente la domanda interna italiana, abbassando i diritti dei lavoratori, precarizzando il mercato del lavoro, al fine di arrivare ad avere, qui in Italia, l'insediamento di multinazionali (specialmente tedesche), che possano spostare la loro manodopera nel nostro territorio.
E quando parlo di multinazionali, parlo di produzioni di massa a basso costo.
E' il progetto dell'Europa a due velocità, nato dopo la seconda guerra mondiale, e che ha nell'Euro un punto fondamentale del puzzle. Il nord Europa (Germania, Francia, Olanda, Finlandia e pure Gran Bretagna, se avesse aderito all'Euro) ad uno stato avanzato, mentre il sud Europa (zona mediterranea, con Italia, Spagna, Portogallo, Grecia) come serbatoio di economie a basso costo.
Non è un incubo, ma una realtà che vi sta passando davanti a velocità rallentata, senza che voi riusciate ad unire i puntini.

Con il Fiscal Compact, ed il pareggio di bilancio inserito in Costituzione (il che non era un obbligo, ma solo una possibile scelta, e l'Italia è stata l'unica ad inserirlo in Costituzione), il bilancio dello Stato dovrà vedere corrispondenza tra le entrate e le uscite, senza più possibilità di spesa.
Anzi, a dire la verità, il bilancio dello Stato italiano " vanta " un avanzo primario, ovvero un tesoretto annuale tra entrate ed uscite (dovuto ai tagli ai servizi e dalla imposizione fiscale spaventosamente alta), che poi va vanificato dalla spesa per interessi sul debito pubblico che salirà di anno in anno, fino a superare tra 2 anni i 100 miliardi all'anno.
Quando decidi di reprimere le capacità di spesa di uno Stato, automaticamente, decidi di buttarti nella grande gara delle esportazioni, e per farlo devi essere più competitivo di altri. Se poi la moneta che utilizzi, la devi pure andare a prendere a debito, allora ecco che la situazione italiana si complica.
Puoi sempre migliorare nell'efficienza produttiva, ma la materia prima costa per tutti lo stesso tanto, ed allora, per tagliare i costi di produzione, devi farlo necessariamente tagliando i salari e riducendo ancora di più la domanda interna.
Questa è competizione salariale al ribasso, e non è la via di una democrazia avanzata (come ci vantiamo d'essere). In Europa ha già avuto applicazione, in Germania. Lo so, strano, ma vero. I salari tedeschi sono più alti dei nostri, ma, in proporzione alla crescita economica tedesca, i salari crescono di meno che negli altri Stati dell'UE. Si parla di competizione salariale al ribasso in Germania, al fine di aumentare la produzione ed esportare di più verso i PIIGS, continuando a sgonfiare le economie dell'UE meridionale, ed avvantaggiando una sola economia, quella tedesca.
L'applicazione della competizione salariale al ribasso, in Italia, dev'essere vista però, dalla parte del soggetto debole, e l'esempio chiaro è la Grecia.
Leggetevi questo articolo, perché la politica economica europea si racchiude in questo concetto: mezzogiornificazione del sud Europa e germanizzazione del capitale ( http://simosamatzai1993.blogspot.com/2014/11/euro-la-mezzogiornificazione-europea-e.html ).


Cercare di mettersi allo stesso livello produttivo della Cina , oltre a non essere materialmente possibile, porterebbe ad una regressione dei livelli del mercato del lavoro italiano, in direzione di quello cinese. In realtà la produzione cinese frenerà quando il mercato del lavoro cinese subirà una regolamentazione equa al rialzo. Non siamo noi a dover deregolamentare, ma loro a dover avanzare verso di noi.
Fatto sta che è questa la strada che stiamo seguendo in questi anni, anche se c'è il faccione di Renzi che spara battute in TV, vi dice che vi ha abbassato le tasse di 18 miliardi, (invece le ha alzate di 25, tagliando pure agli enti locali) svegliatevi!!

Vi dice qualcosa lo svuotamento dell'articolo 18, attuato prima dalla Fornero, ed oggi dal Governo Renzi, che ha letteralmente abolito il contratto a tempo indeterminato, inserendo in sostituzione di esso, il contratto a tutele crescenti (leggetevi questo articolo sul tema http://simosamatzai1993.blogspot.com/2014/12/il-jobs-act-nudo-e-crudo.html ).

Sperare che questa sia la strada che ci porterà fuori da questo incubo, sarebbe come avere la casa a fuoco, e gettarsi l'unico secchio d'acqua disponibile addosso. In realtà, far cascare la gente, anche se un poco acculturata, nel giochino è molto, molto semplice evidentemente. La si costringe a credere che accettare queste perdite di diritti e di sovranità, sia l'unica strada per la sopravvivenza e li si tiene facilmente sotto scacco attraverso l'informazione pilotata, l'elemosina politica e via discorrendo.
Chiunque provi ad uscire dal sistema viene attaccato come populista, contaballe, ma poi, ogni anno, il 31 dicembre, ci ritroviamo davanti alla TV ad ascoltare il solito disco dal 2009 ad oggi (e pure la faccia non cambia). Non vi siete stufati?
Mantenere un contorno di democrazia è molto semplice, bastano le elezioni, un Parlamento, un presidente della Repubblica, ed un potere giudiziario. Ed ecco una democrazia preconfezionata pronta a prendervi per il culo.
Poi scavi (chi ne ha voglia, ma vedo che pochi lo fanno), e scopri che gli ultimi 3 governi sono stati nominati e non eletti, che il Parlamento non produce una norma neppure a pagarlo e che la sua funzione legislativa è stata assorbita dal potere esecutivo attraverso questioni di fiducia, o l'abuso anticostituzionale di strumenti d
'urgenza come i decreti legge; scopri che chi dovrebbe ricoprire un ruolo esclusivamente da garante, in realtà è pienamente schierato.

I populisti e demagoghi sono entrati in Parlamento, hanno depositato 235 progetti di legge sui 295 totali nella legislatura, avrebbero diritto per regolamento parlamentare, alla calendarizzazione e discussione di 1 progetto di legge ogni 2 mesi, ma il regolamento pare carta straccia. E nonostante questo, i risultati, il MoVimento 5 stelle li porta a casa (non ci credete? Leggete questo articolo allora http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/10/m5s-cosa-significa-essere.html).
I populisti sono entrati anche nel Parlamento Europeo, hanno chiesto di stracciare i trattati internazionali che ci tengono il cappio al collo, ma come sapevamo, il Parlamento Europeo, che è l'unico organo elettivo dell'UE non decide nulla, perché al suo posto decide il Consiglio Europeo, che è un organo nominato. Gran democrazia insomma.

Ora ascoltate nuovamente Monti, sul bisogno delle crisi per cedere sovranità.



E' chiaro che quando un popolo si sente ricattato da una crisi economica o finanziaria, dove vi è in gioco la sopravvivenza, sarà più facilmente ricattabile, al fine di porre in atto strutture, leggi (Fiscal compact in Costituzione, MES, ERF), non pienamente reversibili.
Questa è la democrazia europea, quella stessa democrazia che portò la Costituzione Europea, dopo il rifiuto dei francesi attraverso un referendum, a cambiare nome in Trattato di Lisbona, al fine di aggirare il passaggio del vaglio popolare alla sua approvazione.

La democrazia, la vostra democrazia, non certo la mia.

1997   - Accordo Prodi - Kohl per l'ingresso dell'Italia nell'Euro, con inizio di politiche economiche                  restrittive;
2002   - Ingresso nell'Euro
2007   - Trattato di Lisbona;
2012  - Fiscal Compact con pareggio di bilancio in Costituzione, Mes, distruzione della domanda                   interna, aumento imposizione fiscale;
2014  - Precarizzazione del mercato del lavoro, aumento imposizione fiscale...ed il 2015 sarà                           peggiore.

Ed ora, prendetevi la vostra democrazia impacchettata, e continuate a credere che la modifica del Titolo V della Costituzione servirà per far risparmiare allo Stato 1 miliardo di Euro...barzellette renziane, il risparmio è di 42 milioni (lo dice il questore del Senato...), poi cercate di capire perché continuano a spendere in armamenti (perché la spesa in armamenti crea un moltiplicatore di PIL più alto rispetto ad altri fattori di spesa, e questo crea un aumento di PIL fittizio)...potrei continuare, ma per oggi ho perso la voglia.

Uscire dall'Euro non basta, se non si stracciano i tratta internazionali che ci tengono sotto scacco, esso è solo il primo passo per il recupero della sovranità.

                                           SECONDA, INASPETTATA, PARTE

Vedete, avevo già scritto l'articolo, era pronto per essere pubblicato, ma poi, proprio ieri, sono venuto a conoscenza di altre dichiarazioni, questa volta di Draghi e non ho potuto sottrarmi dal darvi nuove informazioni, che calzano a pennello con questo articolo, scritto una settimana fa.

Anche lui, ha affermato che, gli aggiustamenti strutturali, non potendo più avvenire attraverso l'aggiustamento del tasso di cambio, in quanto le politiche di cambio dell'Euro sono estremamente restrittive e volte al controllo dell'inflazione, devono essere fatti attraverso una svalutazione interna (svalutando i salari), proprio come vi avevo scritto all'inizio dell'articolo.


Godetevi il suo intervento da brividi.



Alla prossima.





mercoledì 19 novembre 2014

ADDIO ARTICOLO 18 - TI AVEVAMO VOLUTO TANTO BENE, STATO SOCIALE

Salve gentili lettori!

Questo sarà un articolo breve, ma doloroso.

La notizia appresa nella tarda serata di ieri era nell'aria ormai da qualche settimana, ed ora il fatto è stato compiuto realmente. L'articolo 18 è stato, si può dire, abolito, anche se è meglio fermarsi con le parole " svuotato del suo significato e fine " .
Purtroppo questa è la cruda realtà, in quanto, in commissione lavoro, nella serata di ieri, è stato approvato l'emendamento presentato dal governo Renzi sul tema. Attraverso l'approvazione di questo emendamento, d'ora in avanti, con forza ufficiale ed irreversibile, articolo 18 della legge 300 del 1970 non avrà più potere. D'ora in avanti, tutti i nuovi assunti, qualora dovessero essere licenziati senza giusta causa, non avranno più il diritto di essere reintegrati in organico.

Questa è una sconfitta incredibile per i lavoratori dipendenti, che con lotte incredibili avevano, 44 anni fa, raggiunto il diritto attraverso l'approvazione della legge sopra citata.
Il governo Renzi è riuscito dove la riforma Fornero riuscì solamente in parte. D'ora in avanti, del vecchio articolo 18, non rimarrà nulla nella sostanza. A sostituirlo, solamente un insieme di parole in politichese antico, dalla forza pressoché nulla.


" Escludendo per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori, e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l'impugnazione del licenziamento ".

La sostanza è formata da macigni pesantissimi contro i diritti acquisiti dei lavoratori, e da parole vuote di significato a loro protezione. Il lavoro è dignità, non solo reddito. Questo forse i politicanti della maggioranza non lo sanno.

Date pure l'addio allo Stato sociale, alla sinistra vicina ai lavoratori dipendenti. Hanno vinto, dove pure Monti e Berlusconi fallirono ( o non pensarono neppure di arrivare ). La rabbia è che si voti per partito preso, come se si stesse tifando una squadra di calcio, e non ci si accorge delle pugnalate che, talvolta, nel tempo, quelli che noi ritenevamo amici, ci hanno inflitto senza pietà.

Sarà forse la scarsa voglia di informarsi, la scarsa fiducia verso il nuovo, la paura di buttarsi nel vuoto. Fatto sta, che proprio da un governo di maggioranza centro-sinistra, avete trovato la peggiore delle pugnalate. Che sconfitta per le lotte, talvolta sanguinarie, che portarono all'acquisizione di questo diritto sacrosanto.

Ora, a noi giovani, rimarrà un articoletto vuoto di significato, che ha trasformato, con un tratto di penna, anni di scioperi, lotte, e talvolta sangue delle generazioni precedenti.

A nulla è servita la battaglia intransigente del M5S in commissione lavoro. Quando si è in minoranza, e la maggioranza risulta essere mascherata di sentimenti ed emozioni, una discussione ed un voto, si trasformano in un mero atto di formalità. Un pulsante schiacciato, una mano alzata, e via anni di lotte in pochi attimi.
Mi ripeto sempre che sto solo sognando, ma ogni giorno mi ritrovo qui a scrivere altre informazioni per condividerle con chi non ha voglia di andarsele a scovare. Non voglio ripetere la mia solita pappardella dell'informazione, ma un'ultima cosa vorrei scriverla: spero che, un giorno, l'articolo 18 possa essere reintrodotto, da un governo del m5s.

Per riavere questi diritti, ora dovremmo nuovamente lottare come 44 anni fa, per toglierli nuovamente, una volta acquisiti, basteranno nuovamente un paio di secondi.

La conquista di un diritto è faticosa come una scalata al 20% di pendenza, la perdita di un diritto è veloce come una discesa al 20%.

Ora gustatevi le parole di Renzi sull'articolo 18, era il 2012...


Quando capirete che nel 99% dei casi, le sue parole non sono credibili, sarà troppo tardi...

Alla prossima.

sabato 17 maggio 2014

DEBITO PUBBLICO - GOVERNI RENZI, LETTA E MONTI A CONFRONTO

Salve gentili lettori.

Oggi vorrei analizzare un aspetto particolarmente importante: IL DEBITO PUBBLICO.
Il debito pubblico è uno degli spauracchi principali dello Stato italiano, anche se di per se, avere un debito pubblico elevato, non dev'essere una fonte di preoccupazione in tutti i casi.
Più del debito pubblico, infatti, il debito che deve preoccupare l'economia di uno Stato è il debito privato, ovvero il debito contratto dalle imprese e, quindi, dallo zoccolo duro dell'economia interna ad una nazione.
Il motivo è molto semplice: se il settore privato di uno Stato (famiglie, imprese, banche private) risulta essere indebitato, rischia fortemente di sopraggiungere un fattore cumulo che porta l'intero Stato alla deriva. 
Mi spiego meglio. Se il settore privato di uno Stato è eccessivamente indebitato si crea un effetto cumulo assai pericoloso:

1) le famiglie e le imprese rischiano di diventare in breve tempo insolventi;
2) questo crea una diminuzione della domanda interna;
3) la diminuzione della domanda interna crea minor fabbisogno di manodopera nelle imprese;
4) Quindi in breve periodo si arriva all'aumento della disoccupazione;
5) Lo Stato riscuote meno tasse sia dirette che indirette;
6) L'insolvenza privata fa andare all'aria le banche private, che devono esser salvate dallo Stato con soldi pubblici;
7) Questo ultimo passaggio crea a specchio un ulteriore aumento del debito pubblico.

Il debito pubblico comincia ad essere un problema quando i detentori dei titoli di debito emessi dallo Stato, non sono i risparmiatori e le banche di quello stesso Stato, ma nazioni e fondi esteri. Questo caso specifico è il caso dell'Italia. L'introduzione dell'Euro (moneta non appartenente a nessuno Stato aderente all'unione monetaria) ha creato un sistema estremamente vantaggioso all'economia tedesca. Andiamo per gradi.
L'Euro viene stampato dalla BCE e passato alle BANCHE INTERNAZIONALI PRIVATE, che a loro volta lo PRESTANO agli Stati ad un tasso d'interesse direttamente proporzionale al volume del debito pubblico di ciascuno di essi. Questo avvantaggia chi, avendo meno debito pubblico, ha l'Euro ad un tasso d'interesse minore rispetto alla concorrenza. Questo accade in Germania, in Belgio, in Olanda.
Dover garantire il proprio debito pubblico non avendo più a disposizione una moneta sovrana, fa diminuire i fattori di garanzia dei possibili acquirenti dei nostri titoli di debito.

In Italia si sta distruggendo la domanda interna a forza di austerità, al fine di promuovere le esportazioni tedesche, che a loro volta tengono " RELATIVAMENTE " bassi (rispetto al volume di produzione del paese), i salari interni per riuscire a reprimere la domanda interna ed esportare nei PIIGS il maggior quantitativo possibile di merce prodotta.
Questo procedimento sgonfia i PIIGS e gonfia come una bolla l'economia tedesca.

Ecco perchè far aumentare il debito pubblico, nel nostro caso, significa stringerci un cappio già al limite della sopportazione.

Ora vorrei confrontare lo sviluppo dell'aumento del debito pubblico verificatosi durante gli ultimi 3 governi.

1) GOVERNO MONTI - Esso entrò in carica da novembre 2011 e concluse il suo mandato reale alle elezioni politiche 2013. Le sue politiche generarono un aumento del debito pubblico totale di quasi 129 miliardi di Euro, pari ad una media mensile di 7,5 miliardi di Euro.

2) GOVERNO LETTA - Esso entrò in carica a fine aprile 2013 e terminò il suo mandato a fine febbraio 2014. Il suo esecutivo produsse un aumento del debito pubblico totale di 48 miliardi di Euro, pari ad un incremento medio mensile di 4,8 miliardi di Euro.

3) GOVERNO RENZI -  Esso è entrato in carica a fine febbraio 2014. Il suo esecutivo ha prodotto, esclusivamente considerando il primo mese di mandato, un aumento del debito pubblico totale di 12,77 miliardi di Euro. Esso quindi è riuscito a superare di gran lunga i 2 governi precedenti.

Ultimo dato: OGGI IL DEBITO PUBBLICO PRO - CAPITE RISULTA ESSERE PARI A 34250 EURO.

Alla prossima!

martedì 18 febbraio 2014

PEPPA PIG VS RENZIE 1 - 0

Il titolo di questo articolo dice già tutto cari lettori.

Matteino Renzie non ha neppure iniziato il suo esecutivo, e già la credibilità del suo governo risulta essere al livello del sottosuolo.

Come il MoVimento 5 Stelle denunciò qualche mese fa, alla Camera dei Deputati, davanti all'allora premier Enrico Letta, il PD non è controllato dal segretario in carica, ma da De Benedetti, tessera n. 1 del PARTITO DEMOCRATICO.

Ecco le prove...



Per verificare questo fatto, è bastata semplicemente un po' di satira...eh già, i giochi del destino...

Un finto Nichi Vendola, ha contattato Fabrizio Barca, ex ministro del governo tecnico di Mario Monti, che ora pare essere entrato nel toto-nomi per una poltrona nel governo Renzi, in particolare per il ministero dell’Economia in sostituzione di Fabrizio Saccomanni. 
L'ex ministro Barca, non avendo compreso l'ottima imitazione del presidente della regione Puglia, ha confessato all'imitatore degli scoop pazzeschi sul nuovo governo Renzi!

Ascoltate un po' la chiamata del finto Vendola a Fabrizio Barca...




Dopo aver ascoltato questo grandissimo documento, mandato in onda a " La Zanzara " su Radio 24 ( programma che non seguo, non approvo, ma con la quale mi complimento per l'ottima informazione fatta in quest'occasione ), cerchiamo di rimettere in ordine le idee.
I fatti esposti da Fabrizio Barca, faranno sicuramente rabbrividire sia il nuovo premier Matteino Renzie ( sia chiaro, Egli è il presidente di Napolitano, non quello degl'italiani ), e sia Carlo De Benedetti, editore di " Repubblica " e tessera n. 1 del PD.

Di fatto, nell'elenco dei ministri del governo del nuovo Fonzie ( pardon Renzie ), ci sarebbero sotto delle imposizioni di Carlo De Benedetti. Quella lista, stando alle rivelazioni di Barca, la vorrebbe compilare lui in persona. 
E Barca non si ferma qui! ne ha pure per Renzi: “Nichi – insiste Barca – è una cosa che è priva…non c’è un’idea, c’è un livello di avventurismo. Non essendoci un’idea, siamo agli slogan…Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfarinamento veramente impressionante, Nichi”.

Dopo queste dichiarazioni, Renzie, rischia seriamente di aver perso la credibilità che, almeno una parte dell'elettorato gli attribuiva. Un governo che risulta essere sceso dall'alto, senza una normale consultazione popolare ( e non dimentichiamoci che esso è il terzo governo consecutivo, scelto da sua maestà Re Giorgio ). 

Democrazia fasulla....in mano ai potenti, questa è l'Italia di oggi cari lettori.

Per questo, ritengo che il mio titolo sia esatto....in fatto di credibilità, ad oggi, Peppa Pig batte Renzie 1 - 0.

Alla prossima boiata politica del PD lettori!

                                                                                                                   TO BE CONTINUED...





mercoledì 13 marzo 2013

IL PROBLEMA NON E' IL DEBITO PUBBLICO!!!

Da qualche tempo è nata questa passione, dei nostri politici e di qualche giornalista schierato, quasi ossessiva, per il debito pubblico! esso è la causa di tutti i mali, porta tempeste, invasioni di cavallette e pure la peste!! 
Adesso però torniamo a ragionare, e verifichiamo realmente se il problema italiano nasce da questo macigno che ci portiamo sul groppone da qualche decennio.....( io dico di no, voi??).
La crisi finanziaria statunitense, che successivamente si è propagata per tutto il mondo, denominata CRISI DEI SUBPRIME, ha fatto cadere in una violenta recessione l'intera economia globale.
Da quel momento in poi, tutti i politici ed i giornalisti sono andati alla ricerca delle cause che hanno portato questa crisi a diventare perenne. Per l'Italia, udite udite, è stato messo in piedi quello che per noi è diventato un incubo, un compagno di viaggio indesiderato: IL DEBITO PUBBLICO!
Ora torniamo indietro di un anno rispetto allo scoppio della crisi dei SUBPRIME, arrivata nel 2006 (chissà quanto stava crescendo il DEBITO PUBBLICO dell'Italia, sprecona, fannullona ed inefficiente!).
 


Ops! guarda guarda, quest'Italia di scansafatiche, con il DEBITO PUBBLICO vicino allo scoppio!
Dal grafico, preso dal blog del prof. Bagnai (non dall'ultimo amichetto della parrocchia...), si nota come il DEBITO PUBBLICO DELL'ITALIA STESSE CALANDO!!! curiosissimo il fatto che, le nazioni prese in considerazione, nella realtà, siano in situazione opposta a ciò che ci racconta il grafico (fatta eccezione per il Portogallo). Infatti, sia per quanto riguarda l'Italia, sia per Irlanda, Grecia e Spagna, la riduzione del debito pubblico non sembra averle esonerate dalla recessione (Ma una domandina ve la state ponendo, vero??).
Sarà mica che il DEBITO PUBBLICO, con la recessione, non centra proprio nulla??
Questo grafico direbbe proprio cosi! poi, posto il fatto che, il nostro debito pubblico stava calando, ciò che conta quando si parla di debito sovrano non è quanto esso sia ampio, ma la composizione e capacità dello Stato di rifinanziarlo!





Notiamo la composizione del nostro debito, diviso in ESPLICITO (quello a cui si riferiscono i mercati) ed IMPLICITO (fa riferimento al WELFARE del paese quindi, al sistema pensionistico ed al sistema sanitario). 

 Notiamo quindi che il debito ESPLICITO italiano risulta al di sopra della media, ed è a quello che i mercati si appellano creando i problemi di ordine statale che stiamo provando sulla nostra pelle. Il debito IMPLICITO, ovvero quello che garantisce la copertura pensionistica e sanitaria per i cittadini, è incredibilmente bassa! godiamo di una situazione del nostro WELFARE che è assolutamente INVIDIABILE!

Lo so! vi sembra strano che le cose stiano cosi! vi capisco, dopotutto abbiamo un'informazione da terzo mondo e, la poca a cui riusciamo ad arrivare, è perlomeno distorta. Però se si vanno a ricercare le informazioni su internet, nei siti giusti (dove si fa VERA INFORMAZIONE), la realtà è li, pronta per essere decifrata, compresa, fatta propria e divulgata!

Ah non ho ancora finito... a conferma delle informazioni precedenti ho un grafico che dimostra chi è realmente incasinato con il DEBITO PUBBLICO e chi, invece può godere, nonostante il fango ricevuto in tutti questi anni, una situazione assolutamente SOSTENIBILE!
Vi ricordo che il DEBITO PUBBLICO crea problemi quando lo Stato non riesce a rifinanziarlo, non quando è alto...es. Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone (Ops! hanno la sovranità monetaria! ma guarda che ingenui!)

Gli unici due Stati che possono sostenere il loro DEBITO PUBBLICO, NEL LUNGO PERIODO, sono la Lettonia e...
Cosa???? L'Italia???
Ma guarda tu cosa veniamo a sapere, noi italiani (quando non guardiamo i cartoni animati!).
Siamo l'UNICO paese europeo industrializzato a poter sostenere il proprio DEBITO PUBBLICO nel LUNGO PERIODO. Teoricamente, quelli che non dovevano prendere la pensione, invece...., la prenderanno.

MORALE DELLA FAVOLA? Il problema della crisi non è il DEBITO PUBBLICO, ma il DEBITO PRIVATO. Ma questa.... è un'altra puntata!







martedì 12 marzo 2013

QUELLI CHE........SERVE PIU' EUROPA!!!

Chi vi racconta la storiella del " SERVE PIU' EUROPA " non ha il mio appoggio!!
Ok, volete davvero un'unione fiscale e politica?? Benissimo, noi italiani possiamo starci, ma alle nostre condizioni! La Germania si impegna a fare trasferimenti monetari massicci ai cosiddetti PIIGS, al fine di rilanciare l'economia negli Stati in recessione..EH CHE CAVOLO DAI!! NON ERAVAMO UN'UNIONE?!?!


Vogliono gli Stati Uniti D'Europa questi.....ma sanno come funziona negli Stati Uniti, in queste situazioni?? 
MI PARE PROPRIO DI NO!
E' vero, c'è un bilancio unico dello Stato, ma poi ci sono tutti i bilanci federali degli Stati interni. Appena si verifica uno squilibrio economico, il bilancio globale tappa immediatamente la falla, andando a dare respiro allo Stato in difficoltà!
Mmm sicuri sicuri che i tedeschi sarebbero disposti a queste direttive??? Ma vaaaa!!
Dopo aver lucrato sull'incremento delle loro esportazioni all'interno dell'UE, perchè buttare all'aria tutto il loro ricavato??
Non possono ridistribuilo per rilanciarci, altrimenti, perchè aver creato l'Euro???
Sapete che cosa penso? 
Riprendiamoci la nostra bella e amatissima LIRETTA, e facciamo vedere chi siamo! ooh sono passati solo 10 anni!! eravamo l'economia industriale più forte d'Europa (certe cose non si scordano)  SALUTI!

venerdì 1 marzo 2013

EUROPA SI...O EUROPA NO??

Salve ragazzi, la domanda che mi pongo oggi è la seguente: all'Italia, il sistema EUROPA, porta dei vantaggi o degli svantaggi??
Le risposte le possiamo trovare all'interno dei documenti della RAGIONERIA DI STATO, nel seguente link:
Qui, alla pagina n. 45, troviamo un grafico che ci spiega la posizione netta dell'Italia all'interno del bilancio dell'UE. Qui viene illustrato l'insieme delle entrate e delle uscite tra il nostro Stato e l'UE dal 2000 fino al 2011. Il saldo per l'Italia è assai negativo, lo riassumo qui con un grafico (ESPRESSO IN MILIARDI DI €)


ANNO
ENTRATE
USCITE
2000
10,81
9,52
2001
8,6
10,21
2002
8,2
10,41
2003
10,63
10,54
2004
10,37
12,55
2005
10,7
12,2
2006
10,92
11,93
2007
11,32
12,34
2008
10,31
13,5
2009
9,37
13,91
2010
9,5
13,66
2011
9,59
14,34
TOT
120,29
145,11
RISULTATO FINALE = - 24,82

                      
Notiamo immediatamente che, fatta eccezione degl'anni 2000 e 2003, i soldi dati dall'Italia all'Unione Europea sono stati sempre superiori rispetto a quanto invece noi incassassimo da essa.
Andando a calcolare il totale dei 12 anni presi in considerazione scopriamo che, l'Italia, ha contribuito ai bilanci dell'UE per un totale di 145,11 miliardi di Euro; al contrario abbiamo beneficiato di entrate dall'UE per un totale di 120,29 miliardi di Euro. Insomma, noi italiani abbiamo " REGALATO " all'UE una somma che sfiora i 25 miliardi di Euro in appena 12 anni, che tradotto in Lire si aggirano ad una somma pari a 50 mila miliardi.
Ed ancora, con l'arrivo della crisi nell'Eurozona e la crescita dell'indebitamento greco le banche si sono riempite di titoli tossici provenienti dallo Stato ellenico. Le banche tedesche e francesi, al momento dello scoppio della crisi greca, erano esposte, ai titoli tossici greci, per il 60%! Quelle italiane, fortunatamente lo erano solo del 5%......peccato però che, l'Italia, non partecipi al fondo di salvataggio in maniera proporzionale al proprio indebitamento ( 5% ), ma bensì per il 18%. 
Cosa significa questo?? Che l'Italia si sta accollando il 13% di esposizione delle banche francesi e tedesche ai titoli tossici provenienti dalla Grecia!!!
Ho trovato delle simpatiche dichiarazioni dell'ex premier italiano Prodi che, nel 1999 siglò l'accordo che permise all'Italia di entrare dell'Eurozona......eccole



Cosa piuttosto singolare vista la situazione attuale del nostro paese. Il sistema Euro/Europa, sta inglobando risorse interne italiane, andando a restituire all'Italia solo una piccola parte di ciò che invece essa versa alle casse dell'UE. Se l'Italia decidesse di uscire da questo sistema, secondo me, ne avrebbe un giovamento IMMEDIATO! 

Vorrei chiudere con questo articolo del settimanale tedesco DER SPIEGER:

Nel caso l'Italia decidesse di uscire dall'Euro, essa potrebbe non onorare il suo debito estero, perchè il suo deficit resta relativamente basso, rendendo il paese abbastanza indipendente dal mondo esterno. Con un'uscita dell'Italia dall'Euro ed un taglio del debito, LA CRISI INTERNA ITALIANA SAREBBE BRUSCAMENTE INTERROTTA. Al contrario, la CRISI DELLA GERMANIA SAREBBE APPENA INIZIATA. UN'USCITA ITALIANA DANNEGGEREBBE PROBABILMENTE MOLTO PIU' LA GERMANIA CHE NON L'ITALIA STESSA, e questo sicuramente andrebbe ad indebolire la posizione tedesca nel negoziato.