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mercoledì 7 gennaio 2015

ITALIA - IL PROGETTO DI DISTRUZIONE DELLA DOMANDA INTERNA CONTINUA. RIPERCORRIAMO LE TAPPE.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei ripercorrere le tappe che, lungo questi ultimi anni della crisi economica, hanno portato a compimento l'obiettivo dichiarato ai quattro venti da Mario Monti, durante un'intervista alla CNN, risalente al suo periodo di governo tecnico, precedente alle elezioni politiche 2013.
L'articolo, cercherà di essere il più possibile spicciolo, senza toccare tecnicismi che non servirebbero allo scopo finale che mi sono prefissato prima di iniziare a scriverlo, ovvero, provare ad unire i puntini del puzzle per avere una visione chiara sul progetto che sta portando alla deriva l'economia italiana.

Buona lettura. 

Partiamo dal video dell'intervista, per poi sviluppare un discorso riflessivo.




Avete sentito tutti, ed anche se l'intervista fu discussa in inglese, il senso complessivo delle affermazioni di Monti sono chiarissime. Comunque, per sicurezza, vi traduco la frase principale di Monti, in risposta al giornalista: << Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna, attraverso un consolidamento fiscale. Quindi, ci deve essere un'operazione di domanda attraverso l'Europa, un'espansione della domanda >>. 

Al tempo, ero in quarta superiore, ed ero felicissimo della caduta del governo Berlusconi, e chi non lo era?? Era il periodo dove lo spread, prima d'allora sconosciuto, entrava con cadenza giornaliera in tutte le discussioni degli italiani.
Tuttavia, ero completamente estraneo rispetto a questo Sig. Monti, economista, che veniva a compiere manovra economiche tecniche per consolidare la situazione italiana. Non sapevo chi fosse, ma notai immediatamente un certo servilismo giornalistico bipartisan (versione Renzi). Questo non mi piacque per nulla. Poi, cercai di basarmi sulla maggioranza di governo che lo andava sostenendo per farmi un'idea complessiva. Me la feci giusta, valutando una maggioranza di governo PD - PDL. Non era un'impresa difficile, a dire la verità.
Dopo aver ricostruito il periodo e l'ambiente nel quale entrò e lavorò il governo Monti, basiamoci sull'argomento dell'articolo: LA DISTRUZIONE DELLA DOMANDA INTERNA.
Questo è l'obiettivo finale, ormai dovremmo saperlo tutti. Monti lo ammise, dicendolo a chiarissime lettere, senza utilizzare tecnicismi volti a distorcere la comprensione di cittadini poco ferrati in materia.

Come si distrugge la domanda interna di uno Stato?

Innanzitutto, per domanda interna, s'intende tutta quella fetta di domanda derivante dalle richieste di beni e servizi arrivate all'interno dello Stato in questione, e quindi dai soggetti residenti nei confini italiani. Per reprimere la domanda interna, bisognava prosciugare la capacità di spesa degli italiani, e gli strumenti governativi, atti a raggiungere questo obiettivo sono sostanzialmente due:

- L'innalzamento dell'imposizione fiscale;
- La svalutazione del salario.

Attraverso l'attuazione di manovre economiche tali da raggiungere quest'obiettivo, si toglie potere d'acquisto ai cittadini, che quindi si vedono costretti a limitare i loro consumi, con conseguenze a catena sull'impianto economico-imprenditoriale italiano, che si tiene su per il 98% da piccole e medie imprese.
Ricordate l'innalzamento dell'IVA dal 20 al 21% (oggi già al 22% con la prospettiva di un clamoroso aumento graduale al 25,5% nel 2018)? E le bastonate all'articolo 18 della legge 300 del 1970 inflitte dalla riforma Fornero (oggi definitivamente svuotato dal Jobs Act di Renzi)?

La prospettiva italiana, lo dico chiaro e tondo (ma l'ho già scritto innumerevoli volte nel mio blog), è quella di affossare completamente la domanda interna italiana, abbassando i diritti dei lavoratori, precarizzando il mercato del lavoro, al fine di arrivare ad avere, qui in Italia, l'insediamento di multinazionali (specialmente tedesche), che possano spostare la loro manodopera nel nostro territorio.
E quando parlo di multinazionali, parlo di produzioni di massa a basso costo.
E' il progetto dell'Europa a due velocità, nato dopo la seconda guerra mondiale, e che ha nell'Euro un punto fondamentale del puzzle. Il nord Europa (Germania, Francia, Olanda, Finlandia e pure Gran Bretagna, se avesse aderito all'Euro) ad uno stato avanzato, mentre il sud Europa (zona mediterranea, con Italia, Spagna, Portogallo, Grecia) come serbatoio di economie a basso costo.
Non è un incubo, ma una realtà che vi sta passando davanti a velocità rallentata, senza che voi riusciate ad unire i puntini.

Con il Fiscal Compact, ed il pareggio di bilancio inserito in Costituzione (il che non era un obbligo, ma solo una possibile scelta, e l'Italia è stata l'unica ad inserirlo in Costituzione), il bilancio dello Stato dovrà vedere corrispondenza tra le entrate e le uscite, senza più possibilità di spesa.
Anzi, a dire la verità, il bilancio dello Stato italiano " vanta " un avanzo primario, ovvero un tesoretto annuale tra entrate ed uscite (dovuto ai tagli ai servizi e dalla imposizione fiscale spaventosamente alta), che poi va vanificato dalla spesa per interessi sul debito pubblico che salirà di anno in anno, fino a superare tra 2 anni i 100 miliardi all'anno.
Quando decidi di reprimere le capacità di spesa di uno Stato, automaticamente, decidi di buttarti nella grande gara delle esportazioni, e per farlo devi essere più competitivo di altri. Se poi la moneta che utilizzi, la devi pure andare a prendere a debito, allora ecco che la situazione italiana si complica.
Puoi sempre migliorare nell'efficienza produttiva, ma la materia prima costa per tutti lo stesso tanto, ed allora, per tagliare i costi di produzione, devi farlo necessariamente tagliando i salari e riducendo ancora di più la domanda interna.
Questa è competizione salariale al ribasso, e non è la via di una democrazia avanzata (come ci vantiamo d'essere). In Europa ha già avuto applicazione, in Germania. Lo so, strano, ma vero. I salari tedeschi sono più alti dei nostri, ma, in proporzione alla crescita economica tedesca, i salari crescono di meno che negli altri Stati dell'UE. Si parla di competizione salariale al ribasso in Germania, al fine di aumentare la produzione ed esportare di più verso i PIIGS, continuando a sgonfiare le economie dell'UE meridionale, ed avvantaggiando una sola economia, quella tedesca.
L'applicazione della competizione salariale al ribasso, in Italia, dev'essere vista però, dalla parte del soggetto debole, e l'esempio chiaro è la Grecia.
Leggetevi questo articolo, perché la politica economica europea si racchiude in questo concetto: mezzogiornificazione del sud Europa e germanizzazione del capitale ( http://simosamatzai1993.blogspot.com/2014/11/euro-la-mezzogiornificazione-europea-e.html ).


Cercare di mettersi allo stesso livello produttivo della Cina , oltre a non essere materialmente possibile, porterebbe ad una regressione dei livelli del mercato del lavoro italiano, in direzione di quello cinese. In realtà la produzione cinese frenerà quando il mercato del lavoro cinese subirà una regolamentazione equa al rialzo. Non siamo noi a dover deregolamentare, ma loro a dover avanzare verso di noi.
Fatto sta che è questa la strada che stiamo seguendo in questi anni, anche se c'è il faccione di Renzi che spara battute in TV, vi dice che vi ha abbassato le tasse di 18 miliardi, (invece le ha alzate di 25, tagliando pure agli enti locali) svegliatevi!!

Vi dice qualcosa lo svuotamento dell'articolo 18, attuato prima dalla Fornero, ed oggi dal Governo Renzi, che ha letteralmente abolito il contratto a tempo indeterminato, inserendo in sostituzione di esso, il contratto a tutele crescenti (leggetevi questo articolo sul tema http://simosamatzai1993.blogspot.com/2014/12/il-jobs-act-nudo-e-crudo.html ).

Sperare che questa sia la strada che ci porterà fuori da questo incubo, sarebbe come avere la casa a fuoco, e gettarsi l'unico secchio d'acqua disponibile addosso. In realtà, far cascare la gente, anche se un poco acculturata, nel giochino è molto, molto semplice evidentemente. La si costringe a credere che accettare queste perdite di diritti e di sovranità, sia l'unica strada per la sopravvivenza e li si tiene facilmente sotto scacco attraverso l'informazione pilotata, l'elemosina politica e via discorrendo.
Chiunque provi ad uscire dal sistema viene attaccato come populista, contaballe, ma poi, ogni anno, il 31 dicembre, ci ritroviamo davanti alla TV ad ascoltare il solito disco dal 2009 ad oggi (e pure la faccia non cambia). Non vi siete stufati?
Mantenere un contorno di democrazia è molto semplice, bastano le elezioni, un Parlamento, un presidente della Repubblica, ed un potere giudiziario. Ed ecco una democrazia preconfezionata pronta a prendervi per il culo.
Poi scavi (chi ne ha voglia, ma vedo che pochi lo fanno), e scopri che gli ultimi 3 governi sono stati nominati e non eletti, che il Parlamento non produce una norma neppure a pagarlo e che la sua funzione legislativa è stata assorbita dal potere esecutivo attraverso questioni di fiducia, o l'abuso anticostituzionale di strumenti d
'urgenza come i decreti legge; scopri che chi dovrebbe ricoprire un ruolo esclusivamente da garante, in realtà è pienamente schierato.

I populisti e demagoghi sono entrati in Parlamento, hanno depositato 235 progetti di legge sui 295 totali nella legislatura, avrebbero diritto per regolamento parlamentare, alla calendarizzazione e discussione di 1 progetto di legge ogni 2 mesi, ma il regolamento pare carta straccia. E nonostante questo, i risultati, il MoVimento 5 stelle li porta a casa (non ci credete? Leggete questo articolo allora http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/10/m5s-cosa-significa-essere.html).
I populisti sono entrati anche nel Parlamento Europeo, hanno chiesto di stracciare i trattati internazionali che ci tengono il cappio al collo, ma come sapevamo, il Parlamento Europeo, che è l'unico organo elettivo dell'UE non decide nulla, perché al suo posto decide il Consiglio Europeo, che è un organo nominato. Gran democrazia insomma.

Ora ascoltate nuovamente Monti, sul bisogno delle crisi per cedere sovranità.



E' chiaro che quando un popolo si sente ricattato da una crisi economica o finanziaria, dove vi è in gioco la sopravvivenza, sarà più facilmente ricattabile, al fine di porre in atto strutture, leggi (Fiscal compact in Costituzione, MES, ERF), non pienamente reversibili.
Questa è la democrazia europea, quella stessa democrazia che portò la Costituzione Europea, dopo il rifiuto dei francesi attraverso un referendum, a cambiare nome in Trattato di Lisbona, al fine di aggirare il passaggio del vaglio popolare alla sua approvazione.

La democrazia, la vostra democrazia, non certo la mia.

1997   - Accordo Prodi - Kohl per l'ingresso dell'Italia nell'Euro, con inizio di politiche economiche                  restrittive;
2002   - Ingresso nell'Euro
2007   - Trattato di Lisbona;
2012  - Fiscal Compact con pareggio di bilancio in Costituzione, Mes, distruzione della domanda                   interna, aumento imposizione fiscale;
2014  - Precarizzazione del mercato del lavoro, aumento imposizione fiscale...ed il 2015 sarà                           peggiore.

Ed ora, prendetevi la vostra democrazia impacchettata, e continuate a credere che la modifica del Titolo V della Costituzione servirà per far risparmiare allo Stato 1 miliardo di Euro...barzellette renziane, il risparmio è di 42 milioni (lo dice il questore del Senato...), poi cercate di capire perché continuano a spendere in armamenti (perché la spesa in armamenti crea un moltiplicatore di PIL più alto rispetto ad altri fattori di spesa, e questo crea un aumento di PIL fittizio)...potrei continuare, ma per oggi ho perso la voglia.

Uscire dall'Euro non basta, se non si stracciano i tratta internazionali che ci tengono sotto scacco, esso è solo il primo passo per il recupero della sovranità.

                                           SECONDA, INASPETTATA, PARTE

Vedete, avevo già scritto l'articolo, era pronto per essere pubblicato, ma poi, proprio ieri, sono venuto a conoscenza di altre dichiarazioni, questa volta di Draghi e non ho potuto sottrarmi dal darvi nuove informazioni, che calzano a pennello con questo articolo, scritto una settimana fa.

Anche lui, ha affermato che, gli aggiustamenti strutturali, non potendo più avvenire attraverso l'aggiustamento del tasso di cambio, in quanto le politiche di cambio dell'Euro sono estremamente restrittive e volte al controllo dell'inflazione, devono essere fatti attraverso una svalutazione interna (svalutando i salari), proprio come vi avevo scritto all'inizio dell'articolo.


Godetevi il suo intervento da brividi.



Alla prossima.





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