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giovedì 26 febbraio 2015

L'EURO, L'ITALIA, E LA PROFEZIA DI NOURIEL ROUBINI.

Salve gentili lettori.

In quest'articolo vorrei riprendere una sorta di profezia economica, dell'economista Nouriel Roubini.
Roubini è passato alla ribalta per una sua dichiarazione sull'Italia e sulla crisi che si sarebbe verificata nell'Eurozona, e sarà proprio di questo che parlerò.
L'economista, attraverso un'argomentazione piuttosto decisa sulla tematica italiana, riuscì a prevedere con notevole anticipo quello che ora stiamo vivendo nella nostra pelle, attraverso la crisi economica che stanno attraversando gli Stati mediterranei europei, tra i quali il nostro.

Ecco un estratto di cosa scriveva Roubini il 30 gennaio 2006, per lavoce.info:

"Come l'Argentina, l'Italia affronta una crescente perdita di competitività dovuta a una moneta sopravvalutata, con rischio di caduta delle esportazioni e crescita del deficit di parte corrente. Il rallentamento della crescita peggiorerà deficit e debito pubblico e lo renderà potenzialmente insostenibile nel tempo. E se la svalutazione non può essere usata per ridurre i salari reali, la sopravvalutazione del tasso reale di cambio sarà annullata attraverso un lungo e penoso processo di deflazione di salari e prezzi. La deflazione, però, manterrà alti i tassi reali e renderà più acuta la crisi di crescita e di bilancio. Senza le necessarie riforme, il circolo vizioso della stagdeflazione imporrà all'Italia l'uscita dall'Unione monetaria, il ritorno alla Lira e il ripudio del debito denominato in Euro". Fonte: http://www.lavoce.info/archives/23421/litalia-e-il-rischio-argentina/

Oggi, 26 febbraio 2014, molte delle previsioni di Roubini sono andate a compimento. Specifichiamo che il 30 gennaio 2006 in Italia non si era sperimentata ancora la crisi economica nella quale ancora ci troviamo (la crisi della Lehman Brothers, infatti, arriverà solamente nel settembre 2008 e per arrivare a colpire l'Italia ci volle un po' di tempo), ma si avvertivano già, proprio secondo Roubini, le prime avvisaglie che, in caso di un fattore scatenante X, l'Italia sarebbe potuta incorrere in una crisi versione Argentina legame 1 - 1 col Dollaro USA.

Gli squilibri macroeconomici non solo dell'Italia, ma di tutta l'Eurozona, a differenza della Germania erano evidenti agli economisti (sorpresa, non di debito pubblico, ma di debito privato, specialmente estero), anche se i capitali dell'unico paese in surplus riusciva a creare un equilibrio transitorio, di facciata, indebitando i PIIGS verso l'estero, e creando un mercato di sbocco per le merci tedesche, che a sua volta doveva reprimere i salari interni per non far crescere i consumi dei propri cittadini.

Oggi è chiarissimo come l'Italia abbia perso competitività nelle esportazioni, e già al tempo delle dichiarazioni di Roubini, l'Italia era un paese che pagava un deficit in bilancia dei pagamenti (era quindi importatrice netta di capitali).
E' molto chiaro, quando sei in surplus di bilancia dei pagamenti esporti capitali nei paesi in deficit e sei nella posizione di creditore netto; quando invece sei in deficit nella bilancia dei pagamenti, sei importatrice netta di capitali, in quanto con le tue entrate non riesci a sostenerti. E' un semplice sistema di compensazione. 
Da chi arrivano questi soldi? Facile! dai paesi in surplus! e l'unico paese trainante dell'Eurozona che è sempre stato in surplus dal 2001 in poi è proprio la Germania, che oggi prova a rientrare dai suoi crediti verso i paesi debitori (PIIGS) e deve chiaramente cercare di mantenere le politiche europee verso la deflazione, in modo da non farsi mangiare parte del potere d'acquisto dei suoi crediti ancora da esigere.
Non può esserci paese debitore se non c'è anche un paese (o più paesi) creditore, semplice, elementare.

Anche altri dati del ragionamento di Roubini si sono verificati:

- Il deficit annuale si sta verificando ripetutamente da anni (-3% anche nel 2014), con un aumento del debito pubblico di 80 miliardi circa nell'ultimo anno, per un totale di 2140 000.000.000 di Euro.

- Non potendo svalutare il cambio per rendere i prodotti competitivi all'export, ed i prodotti interni più convenienti anche per il mercato interno, abbiamo dovuto applicare la seconda strada, quella della deflazione salariale, il Jobs act vi dice qualcosa???
Siamo stati in deflazione per parte del 2014, e pare che lo saremo anche nel 2015.

Vedremo se l'ultima parte della profezia di Roubini si avvererà...

C'è da dire che non credo a tutte le profezie di Roubini, vi ricordo che fu proprio lui, il 4 aprile 2014, a definire il governo Renzi come l'ultima possibilità per l'Italia, mentre al contrario, definì un possibile governo a 5 stelle un disastro per il nostro paese (si riferiva forse ai possibili attacchi dei mercati?). Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/04/profezie-economista-che-ha-previsto-crisi/939031/.

Io nel 2006 avevo appena 13 anni, mi ero appena avvicinato al blog di Grillo e non facevo altro che festeggiare per il 4° mondiale di calcio vinto dalla nostra nazionale, figuratevi se potevo leggere già qualcosa di economia! 
Ero un giovane adolescente felice per il suo ritorno nella terra natia (Sardegna) avvenuto a novembre 2006, dopo 9 anni vissuti in Piemonte. Ad interessarmi d'economia ci sarei arrivato di li a poco, attraverso la curiosità che il blog di Beppe riuscì ad inserirmi nel mio D.N.A. politico.

Ho preso questa profezia di Roubinì, ma avrei potuto prendere decine di altri studi, per dimostrarvi che le unioni monetarie tra paesi aventi economie differenti, attraverso il ciclo di Frenkel (lo vedremo nei prossimi articoli, magari), raccontano sempre la stessa storia, con le stesse identiche modalità e lo stesso, identico epilogo.

Ps. Ho preso l'articolo di Roubini proprio per le sue dichiarazioni dell'anno scorso sul M5S, a dimostrazione del fatto che io voglio essere sempre il più oggettivo possibile, aldilà delle idee che gli studiosi abbiano sul movimento politico che appoggio.

Pps. Roubini era un sostenitore iniziale dell'Euro, quindi anche da questo punto di vista, ho scelto il parere d'un economista non di per se Euro scettico.

Alla prossima!

mercoledì 25 febbraio 2015

STORIA DELL'UNIONE VALUTARIA - SME, DIVORZIO, SME CREDIBILE E LO SHOCK DEL 1992.

Salve gentili lettori.

E' ormai da qualche settimana che non sto più trattando nello specifico il tema Euro in modo puro, senza farlo attraverso collegamenti politici o riferimenti alla situazione italiana, spagnola o greca.
In questo articolo, vorrei produrre un percorso storico che, dal 1979 fino al 1992, ha portato l'Italia prima ad entrare nello SME e poi ad uscirne obbligatoriamente, con intermezzi non di minor importanza rappresentati dal "divorzio" tra Banca d'Italia e Ministero del Tesoro, e dalla modifica dello SME, che profuma tanto di "prove generali di Euro".
Qualora ne foste interessati, potreste trovare in questo articolo http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/gold-standard-bretton-woods-e-sme-i.html anche dei richiami storici sul Gold standard ed il Sistema di Bretton Woods.

Spero che l'articolo risulti non troppo complesso e di facile comprensione.
Buona lettura.

1979 - Il Parlamento italiano vota l'adesione allo SME.

Nel 1979 tutti gli Stati precedentemente legati al sistema di Bretton Woods vedevano continuare da qualche anno una sorta di libertà dei cambi, dove il loro valore nominale non era fissato con nessun altro cambio, e ci si limitava a far fluttuare il valore delle valute nel mercato.
Questo equilibrio si ruppe per gli Stati europei nel momento in cui i Parlamenti degli Stati del vecchio continente, compreso quello italiano, votarono l'adesione al Sistema Monetario Europeo (SME).
Pare paradossale col senno di poi, ma questa decisione parlamentare fu presa nonostante l'astensione del Partito socialista ed il voto contrario del Partito comunista.
Che cos'era lo SME? 
Esso risultava essere un sistema monetario simile al vecchio sistema di Bretton Woods, dove in sostituzione del Dollaro USA, veniva utilizzata un'unità di conto denominata ECU (European Currency Unit). Essa era, semplificando, una moneta di conto il cui valore nominale era attribuito attraverso la media dei cambi delle valute dei paesi interni al sistema stesso.
Il Dollaro stava a Bretton Woods come l'ECU stava allo SME.
Rispetto al Sistema di Bretton Woods, tuttavia, lo SME non prevedeva nessun fondo che sostenesse gli Stati in difficoltà.
Lo SME era una prima prova, assai primitiva di unione monetaria europea, tuttavia, a differenza dell'Euro, le monete nazionali continuavano ad esistere, e gli Stati membri, nonostante alcuni parametri fissi da rispettare, avevano dei limiti di manovre monetarie da poter attuare in caso di necessità.

1981 - "divorzio" tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia.

Sostanzialmente, il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia consistette  nel fatto che la Banca d'Italia, a differenza del passato, venne sollevata dall'obbligo di comprare le eccedenze dei titoli di Stato che non si riuscivano a piazzare alle aste.
Questa concessione permise alla Banca d'Italia di sentirsi sollevata da questo dovere, e questo produsse tre diverse conseguenze:
1) L'inflazione scese in modo corposo;
2) Il debito pubblico s'impennò perché tutte le imprese investirono la metà degli utili nei Titoli di Stato, che divennero un'investimento più produttivo rispetto ad un'ulteriore miglioramento dell'impianto produttivo delle imprese;
3) La disoccupazione cominciò ad aumentare.

In questo link troverete un articolo completo solo su questo tema http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/1981-divorzio-tra-tesoro-e-banca.html .

1987 - Trasformazione dello SME in "SME credibile".

In Europa gli Stati membri decisero di porre dei vincoli più stretti rispetto a quelli già in vigore dal 1979.
Se fino al 1987 i cambi potevano avere dei margini di libertà dal cambio fisso in caso di necessità, permettendo quindi una rivalutazione o una svalutazione a seconda delle esigenze, in modo da trovare un riallineamento, ora i riallineamenti dei cambi non furono più permessi. Si entrò in un vero e proprio Euro, pur mantenendo le valute nazionali, ma fissate indissolubilmente e senza margini all'ECU.
Le motivazioni che portarono a questa scelta furono dovute alla necessità d'attuare delle politiche di moderazione dell'inflazione, in quanto la Germania con le sue politiche rigide riusciva ad essere più competitiva nel mercato, dovendo sopportare un'inflazione più bassa rispetto agli altri paesi dello SME. E proprio l'Italia era quella che pativa di più questo squilibrio, in quanto la Germania è sempre stata, e sempre sarà il nostro maggior competitor nell'export.
Attraverso questa rigidità, ed attraverso la perdita del potere di riallineare il cambio alle esigenze economiche, si creò una sorta di allineamento al ribasso dei salari (la tanto amata deflazione salariale made in Germany).

1992 - L'uscita dallo SME e la ripresa.

Dopo aver fatto saltare per aria la cosiddetta " scala mobile " che riusciva a mantenere inalterato il potere d'acquisto dei lavoratori, allineando i salari all'inflazione, il 1992 fu l'anno della clamorosa crisi valutaria, che costrinse il governo Amato, dopo aver bruciato tutte le riserve valutarie estere al fine di provare a restare nello SME, ad uscirne in modo drastico.
L'Italia svalutò in modo pesante, del 20%, ma in questo modo i suoi prodotti ritrovarono la competitività d'un tempo e l'economia italiana riprese a crescere nel giro di un paio di mesi.
L'inflazione addirittura scese, dal 5% al 4%, al contrario delle solite paure che ci mettono i giornalisti pro Euro. 
E' vero, le correlazioni tra svalutazione ed inflazione esistono, ma sono molto meno pesanti di quello che vogliano farvi apparire i giornalisti, in quanto si prendono in considerazione anche casi d'iperinflazione come quello Argentino o quello dello Zimbabwe.


Spero che questa breve linea del tempo ricollegabile al percorso unitario degli Stati, fino ad una prova generale di Euro vi sia servita per comprendere bene il fatto che l'Euro non sarà irreversibile. Abbiamo già vissuto una situazione del genere, ed avete visto come andò a finire.

Alla prossima!


martedì 24 febbraio 2015

1° COMPLEANNO DEL GOVERNO RENZI! AUGURI...SI, MA AGLI ITALIANI!

Salve gentili lettori!

Ero talmente indaffarato che ho rischiato una bruttissima figura! pensate che mi stavo per dimenticare di dare gli auguri di compleanno al governo di Matteo Renzi. E questo non è un compleanno qualsiasi, ma bensì è il primo compleanno. Non potevo non dedicare un articolo a tessere le lodi d'un esecutivo fantastico, che mai avevamo sperimentato in Italia.

Quindi, vi propongo un percorso che ci porterà a rivivere tutto il primo anno del governo di Renzi. Ora mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo!
Il primo anno del governo Renzi, in un semplice articolo di un piccolissimo blogger. Non ve ne pentirete!!

Buona lettura.


Lo so, sicuramente mi starete già apostrofando ricordando che il mandato non fu dato il 24 febbraio 2014, ma due giorni prima il 22 febbraio. Ma un esecutivo non parte nel suo lavoro se non riceve prima la fiducia da entrambi i rami del Parlamento. Per questo motivo, il nostro racconto cronologico partirà dal 24 febbraio 2014, data dei due discorsi di Renzi alle Camere.

Ricorderete sicuramente il famosissimo discorso di Renzi al Senato, il famoso monologo " Io non ho l'età ". Non vi chiedo certamente di guardarvi oltre un'ora di monologo del renzino, ma vi saranno sufficienti 10 minuti, dal minuto 7 al minuto 18. Buona visione!



Questi 10 minuti sono un po' il succo del discorso di Renzi, l'Italia che da quel giorno avrebbe voluto costruire con la sua maggioranza ed il suo esecutivo. Andando avanti nel discorso, si diede delle scadenze fisse, da rispettare per arrivare " con i compiti fatti " a guidare l'Europa nel semestre a guida italiana. Vediamo queste scadenze.

Febbraio: riforma costituzionale ed elettorale; marzo: riforma del mercato del lavoro; aprile: riforma della pubblica amministrazione; maggio: riforma del fisco.

Secondo le promesse di Renzi al Parlamento, tutte queste riforme avrebbero dovuto trovare la fine del proprio percorso legislativo precedentemente rispetto a luglio 2014, mese d'insediamento del semestre europeo a guida italiana. La motivazione di Renzi era sostanzialmente questa: se dovessimo riuscire a termine tutte queste riforme prima del semestre europeo, saremmo in grado di raccogliere i frutti d'un occasione più unica che rara.

Partiamo da febbraio, ovvero dalla riforma costituzionale ed elettorale.

Come sappiamo tutti, la riforma elettorale è passata alla Camera ma è ancora bloccata al Senato e la cosa comica è che una volta passata al Senato, dovrà nuovamente tornare alla Camera dei deputati in quanto è stata totalmente modificata per trovare un'intesa con Berlusconi, che ora pare non aver più voglia di votarla. Renzi, a marzo 2014, dopo aver visto che la prima scadenza era ormai impossibile da rispettare, aveva ampliato gli orizzonti, promettendo un'approvazione completa a settembre 2014...ma non si è visto proprio nulla!! E' un riforma elettorale piuttosto curiosa l'Italicum, che io accosto alla Legge Acerbo. Una legge che non perde i vizi d'incostituzionalità del Porcellum: premio di maggioranza esagerato e listini bloccati. Vi invito ad andarla ad esaminare con molta calma attraverso il mio articolo sul tema (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/dittatura-nome-in-codice-italicum-ecco.html).

Per quanto riguarda la riforma costituzionale, sappiamo che è passata solo pochi giorni fa in prima lettura, e dopo uno stop forzato dall'articolo 138 della Costituzione di almeno 3 mesi fra una lettura e l'altra, dovrà ripassare nuovamente sia dalla Camera e sia dal Senato. Tuttavia, in seconda lettura servirà la maggioranza dei 2/3 per far passare la riforma, altrimenti sempre secondo l'articolo 138 della Costituzione, le riforme costituzionali saranno valutate dal popolo attraverso un referendum. Siamo pronti a dare battaglia nei banchetti per spiegare le motivazioni che ci portano a non appoggiare questa riforma costituzionale, che è accentratrice dei poteri verso l'esecutivo e svuota i poteri legislativi del Parlamento, superando il bicameralismo perfetto? Io si, e spero lo siate anche voi, aldilà del vostro credo politico. Anche in questo caso, vi invito ad approfondire attraverso la lettura del mio articolo sul tema (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/02/riforme-costituzionali-il-contenuto-il.html).

Abbiamo capito, quindi, che le promesse di Renzi su febbraio 2014 risultano disattese dopo oltre un anno di mandato.

Ora passiamo a marzo, con la riforma del mercato del lavoro.

La riforma del mercato del lavoro promessa nel mese di marzo 2014 era l'ormai famigerato Jobs act. Come ormai sappiamo, i decreti attuativi che danno realmente applicazione a questa riforma sono arrivati pochi giorni fa, ed avranno applicazione a partire dall'inizio di marzo 2015. Un'altra promessa disattesa quindi. Ma purtroppo, se pur in ritardo, questa riforma è arrivata a compimento, e non è per niente una bella notizia per i lavoratori italiani.
Chi s'informa un po' sulla tematica Euro, collegherà questa riforma proprio alla permanenza nell'Eurozona. Infatti, quando si entra in crisi, e non si può svalutare il cambio rispetto ai propri competitor (Germania) non si può recuperare competitività nelle esportazioni, ma si può fare attraverso un altro tipo di svalutazione: la svalutazione del salario. E' semplice, se svaluti il salario, i costi del fattore lavoro diminuiscono, abbassando contestualmente i costi di produzione, e conseguentemente i prezzi delle merci prodotte nel paese si possono abbassare diventando nuovamente competitive. Non potendo svalutare la moneta, il Jobs act va nella direzione della svalutazione del salario, con una precarizzazione generalizzata del mercato del lavoro.
All'interno del Jobs act sono stati aboliti i contratti precari come (Co.Co.Co, Co.Co.Pro), semplicemente perché ormai non servono più, in quanto è stato abolito il contratto a tempo indeterminato, sostituito da un contratto a tutele crescenti, che troverà stabilità dopo 9 lunghi anni in cui si starà appesi ad un filo piccolo e tiratissimo.
Per approfondire il tema Jobs act, vi propongo la lettura del mio articolo specifico sul tema (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/12/il-jobs-act-nudo-e-crudo.html).

Nel Jobs act Renzi aveva promesso anche una sorta di salario minimo, ma per adesso non si è visto nulla, vedremo.

Si dice che il Jobs act non venga applicato per i lavoratori pubblici, ma in realtà hanno già un Jobs act da anni, e gli scontri dialettici tra Renzi ed i pubblici (nel caso dei vigili di Roma), è un punto dove io noto un apertura al Jobs act completo anche per loro. Ho approfondito il tema in questo articolo (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/la-verita-sul-pubblico-impiego-il.html).

Condimento al tutto: lo svuotamento dell'articolo 18, che porta Renzi ad una contraddizione con se stesso, targata 2012! ascoltate un po' cosa diceva a Santoro...



Ecco un mio articolo specifico sullo svuotamento dell'articolo 18 della legge 300 del 1970 (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/abolito-larticolo-18-ti-avevamo-voluto.html).

Anche rispetto alle promesse di marzo 2014, abbiamo quindi capito che Renzi non è riuscito a portare a termine la riforma prima del semestre europeo, ma essa entrerà in vigore solo a marzo 2015 e nella sua formulazione la riforma del mercato del lavoro è una precarizzazione al ribasso generale, dove nessuno potrà chiedere un mutuo per l'acquisto della prima casa, sostanzialmente. Anzi, toglietevi il dubbio e provateci!

Passiamo ora al mese di aprile, con la riforma della pubblica amministrazione.

Per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione, essa pare essersi un po' arenata, ed a oggi, 23 febbraio 2015, si è visto molto poco.  Proprio oggi la ministra Madia ha affermato che: << Contiamo di approvare le deleghe entro l'estate e poi di portare immediatamente in Consiglio dei ministri i decreti legislativi. Ci sono dei tempi parlamentari, però è tutt'altro che arenata >>. Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2015/02/23/pa-madia-entro-lestate-lok-alla-legge-delega-sulla-riforma-_17539186-4552-4156-a98a-65a7c2840668.html

Quindi, sostanzialmente capiamo che la grande riforma annunciata della pubblica amministrazione è bloccata, non è stata approvata come promesso da Renzi prima del semestre europeo e che anzi, il governo deve ancora ottenere l'approvazione della legge delega nei due rami del Parlamento. Spera di farlo entro l'estate 2015, per poi preparare i decreti legge da sottoporre al Parlamento (magari con una bella questione di fiducia incorporata per non rischiare la mancata approvazione).
Specifico che il governo Renzi è arrivato alla 33° questione di fiducia in un anno di mandato, ed ha stabilito un nuovo record inarrivabile della storia degli esecutivi nella Repubblica italiana.

Anche per la riforma della Pubblica amministrazione, quindi, un nulla di fatto.

Passiamo al mese di maggio, con la riforma del fisco.

Qui vi anticipo già che da ridere per non piangere. Ricorderete sicuramente l'inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha scovato all'interno della riforma del fisco un comma molto, molto sospetto. Attraverso le parole di Marco Travaglio vi sarà tutto più chiaro.



Come sappiamo, scovato questo inghippo non troppo simpatico inserito il 24 dicembre 2015 in piena vigilia di Natale, Renzi ha rinviato la riforma del Fisco prima al 20 febbraio 2015, e poi a maggio 2015.

Ed anche per il mese di maggio, le promesse del premier sono rimaste disattese, ormai c'avrete fatto il callo.

In questo clima, ci siamo presentati a guidare l'UE nel nostro semestre di presidenza, cominciato a luglio. Non voglio dilungarmi troppo su questo tema, perché le promesse disattese sono state tante, le vittorie portate a casa molto poche. Tuttavia vi propongo la lettura del mio articolo che valutava il lavoro del governo italiano durante il semestre europeo (ecco il link: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/il-semestre-europeo-di-renzi-sommatoria.html). All'interno dell'articolo troverete i risultati raggiunti e quelli disattesi, i presupposti di partenza e di chiusura del semestre a guida italiana.

Arriviamo ad agosto, con l'ormai famosissima  " ripartenza col botto ". Eh si, Renzi ci aveva promesso una grande ripartenza col botto dopo le vacanze estive, aveva esortato gli italiani ad andare in ferie tranquilli perché l'Italia ormai aveva imboccato la strada della ripartenza, anzi, era già ripartita!!
Ecco le sue parole...



Una ripartenza col botto dopo le vacanze, effettivamente l'abbiamo sentita, ed è stata una ripartenza non proprio felice però. Ad ottobre 2014 la disoccupazione ha toccato il record storico di 13,2%, salvo poi essere ulteriormente migliorato al rialzo nel mese di novembre 2014 in quanto, per il secondo mese consecutivo, l'Italia ha toccato il suo record di disoccupazione, arrivando al 13,4%.
Ecco il mio articolo sul tema ( http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/renzi-e-la-sua-ripartenza-col-botto.html).

La vittoria più grande di Renzi è stato il boom clamoroso alle elezioni europee 2014, con un incredibile ed inatteso 40,8%. Questa vittoria deriva da una delle poche promesse mantenute: gli 80 euro in busta paga. Effettivamente questa è stata una promessa mantenuta, anche se con qualche mancanza. Il premier aveva promesso d'inserire negli 80 euro anche le partite IVA, gli incapienti ed i pensionati, ma questo non si è visto neppure in finanziaria 2015.

Passando alla riforma della scuola, si nota uno stanziamento di risorse pari a 500 milioni, e non di 3,5 miliardi come promesso in apertura di governo. L'unica mossa degna di nota in questo settore, pur agendo da opposizione è stato l'emendamento Movimento 5 stelle che ha ottenuto la possibilità di destinare l'8 per mille dell'IRPEF all'edilizia scolastica.
Notizia odierna è il fatto che Renzi pare volerle dare il 5 per mille (http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/02/22/scuola-giannini-mai-piu-bimbi-isolati.-la-nuova-scuola-di-renzi_b64e0df0-7efc-4274-a5fe-576dae15c71f.html).

Inoltre, un'altra realtà, ma questa volta apparente, è stato il taglio delle imposte. Le imposte statali si sono abbassate, mentre quelle regionali e comunali si sono alzate. Nel complesso una taglio per l'anno in corso, comunque c'è stato.
I tagli apportati da Renzi agli enti locali ed alle Regioni, sono la logica conseguenza dell'aumento delle imposte territoriali, che sono poi gli enti intermediari che offrono i servizi principali ai cittadini (vedi sanità per quanto riguarda le regioni). I tagli sono stati di 6,4 miliardi: 4 miliardi alle regioni e 2,2 agli enti locali.
Ora però, vi invito a leggere attentamente l'articolo 45 della finanziaria 2015, perché essa ha all'interno tante brutte sorpresine per il 2016, 2017 e 2018, nascoste in tante clausole di salvaguardia pronte a scattare in caso di necessità (che ci sarà) con aumenti delle aliquote IVA, carburante...
Vi invito ad andarvi a cercare l'articolo 45 in questo documento http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/documento-pdf-legge-di-stabilita-testo-disegno-di-legge-bbb71ffe-1053-467b-b590-1d68bdd7b430.html?refresh_ce.
Il risultato finale sarà il seguente: nel 2016 le imposte aumenteranno di 12,8 miliardi, nel 2017 aumenteranno di 18,5 miliardi e nel 2018 aumenteranno di 20,5 miliardi. Quindi pronti eh!!

Sempre parlando d'imposte, vi voglio proporre la lettura del mio articolo sul T.F.R. in busta paga. Semplicemente, sarà possibile percepire in busta paga una quota di T.F.R. che anziché andare al trattamento di fine rapporto, verranno percepiti immediatamente. La fregatura, secondo me, sta nel fatto che questo reddito verrà tassato come un reddito ordinario, al 27% di aliquota IRPEF!
Leggete l'articolo specifico per maggiori informazioni (link http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/10/legge-di-stabilita-la-magia-del-tfr-in.html).

Ora diamo uno sguardo macroeconomico all'esecutivo Renzi confrontando gli aumenti dei vari parametri:

disoccupazione: aumentata dal 12,6% al 12,9%;
Deficit annuale: previsto un deficit del 2,3%, risultato reale 3% (il deficit è l'aumento annuale di debito pubblico);
Debito pubblico: aumentato di altri 80 miliardi, toccando il record storico di  2140.000.000.000;
P.I.L: previsione del governo Renzi +0,8, risultato reale -0,4%.

Non è migliorato nessun parametro, anzi, sono quasi tutti peggiorati, e pensare che Renzi al suo insediamento definì la situazione italiana da tracollo.

Dire quindi che Renzi non abbia fatto nulla è un errore. Renzi ha fatto, ma le riforme non solo perché si chiamano riforme devono forzatamente produrre dei miglioramenti all'impianto democratico, economico e sociale della nostra Repubblica. E' questo che a molti sfugge.

Insomma, in chiusura d'articolo, vi sfido a definire ancora avventate le parole di Beppe Grillo all'incontro con Renzi. Le ripropongo, nella speranza che questa volte le ascoltiate attentamente, perché non ci voleva un fenomeno per capire la situazione, pensate che lo scrissi anch'io un anno fa.
Eccovi il mio articolo: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/02/la-coerenza-di-renzi-e-pari-zero-ed-ora.html.

Ed ora ecco il video dell'incontro Renzi - Grillo e le esternazioni successive di Grillo dopo l'incontro. Forse riascoltarle, dopo aver riesaminato un anno di governo Renzi, vi darà l'effetto del Grillo profeta.





Grandi parole, di un grande personaggio italiano. Ma per voi ho un'ultima possibilità. Dopo aver visto i fatti (e sicuramente mi sarò dimenticato qualcosa), e dopo aver nuovamente riascoltato le parole di Grillo di un anno fa, vi propongo l'esame personale di Renzi rispetto al suo anno di governo.
Scegliete voi a chi credere: il vostro cervello, o Renzi?



Ragionateci su, con calma, e datevi una risposta.

Alla prossima!


lunedì 23 febbraio 2015

GRECIA vs TROIKA - NO TSIPRAS!! CHE DELUSIONE!

Salve gentili lettori!

Direi che dopo qualche giorno di stop, bisogna necessariamente tornare sulla tematica greca, perché ci sono importanti novità, che purtroppo non mi rendono per nulla soddisfatto.

Dai primi movimenti di Tsipras nella politica interna mi ero incoraggiato nel credere che fosse il momento giusto per la Grecia, per un suo ripudio del debito, per una sua necessaria uscita dall'Eurozona. Aveva fatto cose egregie e molto rapide nelle prime due settimane di governo (aumentato il salario minimo a 750 euro, bloccato privatizzazioni, vari aiuti umanitari ai più bisognosi...), che mi avevano portato ad essere così ottimista, ma purtroppo, mi sono sbagliato.

Nonostante i primi incontri di Varoufakis e Tsipras con l'Eurogruppo fossero finiti con un nulla di fatto (fattore che aveva ampliato ancor di più il mio ottimismo), alla fine la Grecia ha ceduto alle richieste dell'Eurogruppo, e conseguentemente della Troika.
In questo articolo proverò a sintetizzare quanto accaduto.

Buona lettura.

Sostanzialmente, con il nuovo accordo firmato dal governo greco, non cambia assolutamente nulla, gli impegni debitori della Grecia verso i suoi creditori rimangono inalterati e ci sarà una dilazione di altri 4 mesi con nuovi prestiti successivamente da restituire. Nel testo uscito fuori non vengono citate ne la parola Troika e ne la parola Memorandum, che semplicemente risultano essere andate all'anagrafe a farsi cambiare il nome.
In sostituzione di questi termini, la Troika si scioglie nelle sue tre istituzioni che la compongono e muta in: Istituti (per quanto riguarda la Troika, essa si scinde in FMI, BCE ed UE) e Accordo per mantenere tutti gli impegni (Memorandum).
Quest'ultimo rimane tale e quale al precedente, non mutando nemmeno di quel 30% promesso da Tsipras.

Inoltre il governo greco s'è portato a casa pure ulteriori compitini a casa da dover svolgere, quali:

- Altre riforme al ribasso (tagli) che già entro oggi, lunedì, dovranno essere valutate.
Queste riforme al ribasso sono necessariamente dei tagli ulteriori imposti al governo greco dalle istituzioni comunitarie, ma come si vede da questo grafico, la Grecia è la nazione più avanti nelle riforme strutturali imposte dell'UE!!!


Grafico: fonte OCSE

Ecco cosa diceva Alessandro Di Battista (m5s) sulle riforme che la Troika impone alla Grecia (ecco spiegato il grafico precedente).



Che le negoziazioni alla fine non fossero andate bene, e che il governo greco avesse ceduto si capiva benissimo già dal giorno precedente rispetto all'uscita della notizia ufficiale, in quanto il giornale tedesco " Die Welt " scriveva questo:

" Il ministro delle finanze tedesco è un uomo che ha già fatto politica da molti anni. E così lo si può perdonare se, nel suo discorso per il governo greco, con saggezza quasi paterna ha affermato che da oggi il governo ellenico ha un appuntamento con la realtà, che spesso non è bella come i sogni. Il giovane governo greco ha dovuto seppellire ieri i suoi sogni politici. Dopo le due discussioni di una settimana fa all'Eurogruppo, ha accettato i termini d'austerità imposti da Bruxelles...".

La delusione è tale all'interno di Syriza, che la corrente realmente comunista del partito pare abbia chiesto addirittura l'allontanamento di Tsipras (fonti greche). E attenzione, perché se già all'interno di Syriza si è creata una crepa, nella votazione parlamentare che dovrà approvare queste scelte del governo, potrebbero già esserci sorprese non proprio simpatiche per Tsipras!

Un ex "partigiano" greco, Manolis Glezos, entrato in Syriza con tutto l'ottimismo rispetto al programma di Tsipras, oggi chiede scusa al suo popolo, con queste semplici parole parole: " Mi scuso con i greci per quest'illusione "

Io avevo seguito la campagna elettorale di Tsipras, e le sue dichiarazioni erano piuttosto forti rispetto alla Troika, all'austerità, al debito:

11/11/2014: " L'unica proposta alternativa realistica e salvatrice è la cancellazione, attraverso una legge ed in un articolo, di TUTTE LE MISURE DI AUSTERITA' ";

13/12/2014: " Il programma di Syriza non chiede prestiti e non si sottopone a negoziazioni. E' il programma di Salonicco, e sarà applicato ";

13/01/2015: " Noi non siamo come Samaras che nel 2012 ha promesso rinegoziazioni e ritiri, ma che ha capovolto tutto la stessa sera delle elezioni ".

A quest'ultima affermazione viene realmente da dire che siano stati diversi, ma solo per la tempistica dilazionata!

Insomma cari lettori, Tsipras è dentro un sentiero senza uscita, con il nemico che si sta avvicinando ed il muro di fine corsa ormai prossimo. Questa scelta risulta essere solo un rinvio di una decisione inevitabile, ovvero il ripudio del debito denominato in Euro, e l'uscita dall'Euro.
Il governo ha semplicemente ottenuto altri 4 mesi, altri fondi con la quale onorare le precedenti obbligazioni, in cambio di nuova austerità e nuove riforme ancora più stringenti che aiutino a pagare altri debiti. Una corda al collo, insomma!

L'uscita dall'Euro sarà comunque inevitabile!

Alla prossima.


giovedì 19 febbraio 2015

AGGIORNAMENTI VARI SULLA SITUAZIONE GRECA.

Salve gentili lettori.

In questo articolo ritengo che sia pressoché un obbligo andare a dedicare nuovamente l'attenzione alla situazione dei nostri amici greci, che si stanno giocando le loro carte contro la Troika, nella speranza di trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti.
Vi avevo lasciato su questo tema con un articolo che pubblicai il 13 febbraio 2015, intitolato " GRECIA vs TROIKA - TUTTO RIMANDATO A LUNEDI " (ecco il link http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/02/grecia-vs-troika-tutto-rimandato-lunedi.html).
Nel vertice precedente non fu trovato nessun tipo d'accordo in quanto, secondo Schulz, mancava un'unità d'intenti all'interno dell'esecutivo greco, ma comunque egli si mostrava possibilista nel trovare un accordo entro lunedì 16 febbraio.
In questo articolo vedremo la nuova situazione aggiornata, dopo l'ultimo vertice.

Buona lettura.


Partiamo dal fatto che, ancora una volta, nonostante l'ennesimo vertice tra governo greco e istituzioni europee, non si è arrivati ad un punto d'incontro.

Nonostante questa ennesima fumata nera, le due parti sono state, a quanto pare, molto vicine ad incontrarsi firmando un accordo.
Il tutto pare nuovamente slittare alla prossima settimana, dove la Grecia dovrà decidere. 

Gli scenari che potrebbero aprirsi sono sostanzialmente due:

1) La Grecia sigla l'accordo che le verrà nuovamente sbattuto sul tavolo, che impegna il governo greco agli stessi compiti d'austerity precedenti;
2) La Grecia rifiuta nuovamente e prende la strada dell'uscita dall'Euro.

Andiamo per ordine.

L'Eurogruppo, riunitosi a Bruxelles, con la presenza di Draghi in rappresentanza della B.C.E., Pierre Moscovici (commissario U.E. per l'Euro), Lagarde (Fondo Monetario internazionale), ha presentato un nuovo documento a Yanis Varoufakis (ministro delle finanze greco), che impegnava nuovamente la Grecia in un piano d'austerity con la Troika. Insomma, un nuovo punto a capo, dove la Troika s'impegnava a proporre alla Grecia dei margini di manovra che, secondo Varoufakis non sono sufficienti. Chiaramente Varoufakis ha rigettato la proposta, in quanto il governo Tsipras è stato eletto al grido " Via la Troika e via l'austerity dalla Grecia ". Accettare un nuovo piano d'austerity sarebbe stato un autogol impressionate per l'esecutivo Tsipras.

Tuttavia, precedentemente rispetto alla riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles, pare ci sia stato un altro documento, presentato dal commissario U.E per l'Euro Moscovici, che rendeva disponibile lo stesso Varoufakis a siglare l'intesa, ma è saltato tutto nel momento in cui, nella riunione, quel documento misteriosamente è stato sostituito con un nuovo piano lacrime e sangue.
La bozza di documento che pareva aver messo tutti d'accordo recitava: " Le considerazioni sopra espresse rappresentano le premesse per un'estensione dell'attuale programma di credito, che può avere la forma di un programma intermedio di quattro mesi, come piano di transizione verso un nuovo contratto di crescita per la Grecia, il quale verrà deliberato, il quale verrà deliberato e concluso in questo periodo " fonte Byoblu.com.
Questo metteva tutti d'accordo, perché Tsipras sta provando a temporeggiare, nel non facile obiettivo di trovare ancora tempo, in quanto l'ultima trance del programma termina a fine febbraio, e c'è bisogno di nuovo ossigeno.

Il testo presentato dall'Eurogruppo, e rifiutato da Varoufakis durante l'incontro di lunedì, secondo Byoblu.com è il seguente: " Le autorità greche rinnovano il loro impegno inequivocabile ad onorare le loro obbligazioni finanziarie verso tutti i loro creditori [...] . Le autorità greche hanno indicato che intendono concludere il programma con successo [...] e in questo contesto intendiamo fare l'uso migliore della flessibilità possibile all'interno del programma stesso. Siamo anche d'accordo che il F.M.I. continuerà a ricoprire il suo ruolo nel nuovo corso. A queste condizioni, l'Eurogruppo è disposto favorevolmente nei confronti delle autorità greche ".

Per mano di chi l'intesa è saltata il primo accordo con Moscovici?

L'unica risposta che possiamo darci è il fatto che i creditori dei greci, Germania su tutti, si siano opposti ad un periodo di transizione di 4-6 mesi.

Ora possono succedere due cose in questi giorni:

1) Il governo greco, posto il fatto che raggiungere gli obiettivi prefissati nella campagna elettorale non sarà possibile per la forte opposizione dei creditori (Germania 56 miliardi, Francia 42 miliardi, e sotto sotto anche Italia con 37 miliardi), potrebbe decidere di piegarsi ad una flessibilità molto fumosa (come dichiarato da Varoufakis), tornando con tanto fumo e poco arrosto ad Atene.
Questa possibilità andrebbe a creare malumori tra i cittadini greci.
Tsipras, negli ultimi giorni, intervenendo nel Parlamento greco ha dichiarato: << Nessuno potrà più trattare la Grecia come una colonia o come una reietta d'Europa >>. 
Queste dichiarazioni mi fanno sperare sulla veridicità della linea dura greca;

2) Qualora la Grecia rifiutasse ancora una volta l'accordo, a questo punto avrebbe solo una strada da perseguire, ovvero l'uscita nel breve periodo dalla moneta unica. Addirittura, Tsipras potrebbe chiedere al Parlamento la possibilità di essere sfiduciato col suo esecutivo in caso non si riesca a trovare un accordo anti - austerity, per chiedere nuovamente al popolo la possibilità di andare verso la linea di un'uscita unilaterale.

Io voglio essere positivo, e spero che Tsipras tenga fede alle promesse elettorali non piegandosi a nessuna proposta di revisione d'austerità fumosa... . Vedremo.

Alla prossima!


martedì 17 febbraio 2015

COSA C'E' DI VERO NELL'ATTACCO AD ALESSANDRO DI BATTISTA CONTENUTO IN UN BLOG DEL NEW YORK TIMES? CHIARIAMO I FATTI.

Salve gentili lettori.

Quando, nel 2012 decisi di aprire un blog con argomentazioni politico-economiche, non avrei mai pensato di dover dedicare un articolo intero a difendere delle dichiarazioni d'un esponente politico rispetto ad un pezzo del " New York Times ". Ed invece, con mio grande stupore, questo articolo dovrò dedicarlo a difendere le dichiarazioni di Alessandro Di Battista di qualche mese fa, nella manifestazione del MoVimento 5 stelle tenuta al Circo Massimo di Roma e denominata " Italia 5 stelle ".

Buona lettura.

Ieri mattina mi sono ritrovato a navigare su internet, e la notizia che girava con più insistenza era esclusivamente una: Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 stelle è il ballista mondiale dell'anno secondo un articolo del " New York Times ",
Infatti, secondo un blog interno alla testata americana, il deputato avrebbe detto delle castronerie rispetto a due temi legati geograficamente dalla nazione nigeriana: l'Ebola e gli integralisti di Boko Haram. La cosa più comica è la fonte presa in considerazione per definire ciò la bufala dell'anno, ed è il sito " Pagella politica ". Al prossimo giro magari prenderanno spunto dal mio blog, su!

Io non parto mai prevenuto, e pur essendo un elettore ed attivista del Movimento 5 stelle, una volta preso atto della notizia, ho provato personalmente a ricercare notizie sui due casi specifici tirati fuori da Alessandro. Per documentarmi ho fatto una ricerca, comprendente innanzitutto il video delle dichiarazioni di Alessandro, il video dell'intervento integrale sul palco di " Italia 5 stelle " e poi, con mio grande stupore, ben due articoli del New York Times che ammorbidiscono assai le tesi della stessa testata americana. Siamo alle comiche.

Ma partiamo dal video incriminato che ha poi portato alla pubblicazione di questa notizia.



Da questo intervento di Alessandro Di Battista escono tre temi specifici:

1) La problematica dell'Ebola in Nigeria;
2) La paura di possibili collegamenti che portassero il virus in Italia;
3) Il controllo degli integralisti di Boko Haram sul territorio nigeriano.

Partiamo dalla prima problematica: l'Ebola.

Secondo le dichiarazioni di Alessandro Di Battista, l'Ebola in Nigeria aveva raggiunto livelli preoccupanti, che quindi potevano portare ad un contagio anche in territorio italiano dato che, al contrario di quello che sosteneva la ministra della salute Lorenzin, un collegamento aereo diretto tra Nigeria ed Italia esisteva, attraverso la tratta Lagos - Roma (per verificare basta entrare nel sito di Alitalia).
Ho cercato notizie sui livelli che aveva raggiunto l'epidemia d'Ebola in Nigeria e, con mia grande sorpresa, ho trovato la risposta proprio attraverso la lettura di un articolo del New York Times. Eccolo http://www.nytimes.com/aponline/2014/08/08/world/africa/ap-af-nigeria-ebola.html.

Secondo quest'articolo, pubblicato l'8 agosto 2014 " Il presidente della Nigeria ha dichiarato emergenza nazionale per contenere il virus ebola nella nazione più popolosa dell'Africa, dopo che il ministero della salute ha annunciato altri due casi confermati ". [...] " Il ministro della sanità nigeriana Onyebuchi Chukyu ha dichiarato che i casi confermati sono saliti a 9 "; [...] " Ha detto che 139 persone sono ora sotto sorveglianza, dopo esser stati in contatto con persone attualmente infette ". [...] " Alcuni di questi casi però, contro il nostro parere hanno addirittura lasciato Lagos, per andare in altre città ".

Qualche settimana dopo, il 27 agosto 2014, la problematica si è ulteriormente aggravata, costringendo addirittura il governo nigeriano a chiudere periodicamente gli istituti scolastici, fino al 13 ottobre 2014, facendo slittare l'inizio dell'anno scolastico di circa due mesi.

Vi consiglio anche la visione di questo servizio de " Le Iene " http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/10/15/toffa-ebola-tutti-i-rischi-che-corriamo-davvero_8828.shtml che spiega le zone principali colpite dall'Ebola (che confinano proprio con la Nigeria) e specialmente parla delle contromisure governative....molto, molto particolari in caso di arrivi sospetti.

Fortunatamente, l'epilogo della questione è stato migliore rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati, perché grazie ad un ottimo intervento sanitario si è riusciti a non far espandere il virus e salvaguardare la cittadinanza da un'espansione dei focolai. Le vittime sul territorio nigeriano si sono fermate ad un totale di 20 casi.
L'epilogo della problematica Ebola in Nigeria era successiva rispetto al periodo preso in considerazione da Alessandro Di Battista nel suo racconto al pubblico del dialogo con la ministra Lorenzin.


Quindi, per quanto riguarda il primo caso " Di Battista " sull'Ebola, abbiamo scoperto, proprio grazie al " New York Times " come la problematica fosse reale, le contromisure prese dal governo nigeriano fossero molto restrittive, e che la paura dell'esistenza d'un collegamento della Nigeria con l'Italia fosse fondata proprio da fatto che esistesse un caso di emergenza nazionale.

Superiamo il primo tema sull'Ebola, e passiamo al secondo tema sugli integralisti di Boko Haram.

Secondo le parole di Alessandro Di Battista al Circo Massimo, il 60% della nazione era controllato dagli integralisti. Qui c'è effettivamente un errore percentuale e territoriale. Ma andiamo con ordine.
Pochi mesi dopo l'intervento di Alessandro Di Battista, in Nigeria si verificò l'attentato che portò alla morte di circa 2000 cittadini nel centro di Baga e gli esecutori di questa strage, guarda caso, furono proprio gli integralisti di Boko Haram.
Cercando informazioni su questo tema, in collegamento con le parole di Alessandro Di Battista, ho trovato due diversi articoli; uno del " New York Times " ed uno della testata italiana " La Stampa ".

Partiamo dall'articolo de " La Stampa ", risalente all'8 gennaio 2015.

Ecco il link dell'articolo: http://www.lastampa.it/2015/01/08/esteri/boko-haram-fa-strage-in-nigeria-si-temono-morti-NvwbqHVaHNtFjYOFYQT9yO/pagina.html
In questo articolo, si parla della strage avvenuta nella città di Baga, dove gli integralisti di Boko Haram avrebbero compiuto un attentato ammazzando circa 2000 persone e prendendo il controllo militare di circa il 70% della regione, consolidando il cosiddetto " Califfato ".
L'errore di Alessandro è percentuale, in quanto nel suo intervento al Circo Massimo disse che gli integralisti di Boko Haram avevano ormai acquisito il controllo territoriale del 60% della nazione, mentre da questo articolo si parla del 70% della regione.
Inoltre, per specificare il radicamento nel territorio di questa organizzazione si dovrebbero ascoltare le parole del presidente Johnathan, che nel maggio 2014 (periodo precedente alla strage di un mese fa) specificò che per mano degli integralisti di Boko Haram avevano lasciato già allora 12 mila morti.

Ora andiamo a comprendere però, attraverso il secondo articolo del " New York Times " il raggio d'azione, la zona di competenza degli integralisti di Boko Haram nel territorio nigeriano e le stragi causate nel medio periodo.

Ecco il link: http://www.nytimes.com/interactive/2014/12/11/world/africa/boko-haram-nigeria-maps.html.

All'interno dell'articolo del " New York Times " del 15 gennaio 2015, dedicato al cosiddetto " Altro Stato Islamico ", abbiamo la possibilità di scoprire tantissime cose, che smentiscono in parte gli attacchi subiti da Di Battista. Andiamo con ordine.

Secondo quest'articolo, provvisto addirittura di cartina geografica che mostra l'estensione della zona occupata dagli integralisti, capiamo quanto sia estesa questa zona (specialmente commisurando l'estensione geografica della Nigeria). Il raggio d'azione degli integralisti va a svilupparsi nella zona nord-orientale della Nigeria, nei confini con gli Stati di: Niger a nord; Ciad a nord-est e Camerun ad est. I confini paiono essere molto più ampi rispetto a quanto appreso dall'articolo de " La Stampa ".

L'articolo poi entra nei particolari: " Mentre gran parte del mondo si è concentrata sull'aumento dello Stato Islamico, un altro Stato islamico sta conducendo una campagna di terrore, mentre sogna un califfato in Nigeria [...]. Un militante di linea dura Abubakar Shekau, ha portato questo esercito improvvisato di combattenti islamici ad attaccare personale di governo, leader religiosi, giovani studenti, moschee e mercati affollati. Sotto Mr. Shekau, Boko Haram colpisce con rapimenti, omicidi ed autobombe [...]. Anche se le tecniche di guerriglia mordi e fuggi sono ancora le privilegiate del gruppo d'attacco, Boko Haram comincia ad operare più sfacciatamente nelle zone rurali del Borno State.  Il presidente della Nigeria dichiara lo stato di emergenza del nord-est, inviando più truppe e concedendo loro ulteriori poteri d'arresto. Boko Haram risponde con un'ondata di attacchi. Centinaia di migliaia in fuga. Le Nazioni Unite definiscono SENZA PRECEDENTI la brutalità e la frequenza degli attacchi contro i civili ".

Nella parte restante dell'articolo troverete una serie di elenchi di attentati compiuti dal gruppo, anche fuori dai confini nigeriani, in Ciad.

Può essere considerata questa imprecisione la bufala mondiale dell'anno?? E' sicuramente un errore numerico e di estensione territoriale, un'imprecisione dovuta da un errore personale o da una fonte errata, ma non può essere certo la bufala mondiale dell'anno.

C'è da porsi una domanda: perché colpire proprio Alessandro Di Battista?

In un paese posto al 73° posto come nazione per libertà di stampa, prendere un'informazione proveniente da un blog interno alla grande testata " New York Times " fa urlare. Il 5% della cittadinanza che si è letta l'articolo su Di Battista in una qualsiasi testata italiana, si sarà presa la briga di andare a verificare tutto, caso per caso, spendendo 10 minuti del proprio tempo.
Fa più figo farsi due risate e saltare scodinzolanti per una notizia che finalmente parrebbe inchiodare quei grillini tanto rompiballe.
Sapere che proprio due articoli del " New York Times " limitano molto l'errore di Alessandro Di Battista non serve al copione, perché lo rovinerebbe.

Sarà un caso, proprio nel momento in cui pare si voglia organizzare una missione internazionale in Libia, le parole dette qualche mese fa da Alessandro Di Battista e poi pronunciate qualche mese dopo anche dal Papa, potrebbero disturbare.

Le parole di Di Battista: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/16/iraq-di-battista-il-terrorismo-e-la-sola-arma-rimasta-a-chi-si-ribella/1092081/;
Le parole di Papa Francesco: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/papa-francesco-isis-non-chiudo-porte-a-nessuno/315908/.

Di Battista fu attaccato in un modo incredibile per delle parole che aprivano ad una discussione sul tema e chiudevano alla guerra, mentre al contrario, quando le stesse parole furono usate dal Papa, questo chiaramente non accadde. Due pesi, due misure, per due discorsi che andavano entrambi a cercare un modo per evitare conflitti armati.

A questo si somma il fatto che il Movimento 5 stelle si sia opposto già in partenza a qualsiasi intervento militare, ed abbia sempre lottato dall'inizio della legislatura per ritirare le truppe italiane dalle cosiddette " missioni di pace ".

Quello che vi ho mostrato all'inizio dell'articolo era un'intervento di Alessandro fatto durante una piccola agorà esterna al palco della manifestazione. Ora vorrei mostrarvi l'intervento integrale fatto nel palco principale di " Italia 5 stelle ", perché esso tocca molti aspetti delle idee sulla politica estera del m5s, che non sono certo morbide rispetto alla sudditanza italiana verso gli U.S.A.



In chiusura, ricapitolando, l'errore di Di Battista esiste sul tema del territorio occupato dagli integralisti di  Boko Haram, in quanto lui affermò che il territorio in mano loro fosse del 60% della nazione, mentre da uno studio più approfondito, sempre fatto attraverso il " New York Times " è uscito fuori che in mano agli integralisti, per ora ci sia tutta la zona nord-orientale.

Spero che questo articolo sia servito. Basta leggersi solo il titoletto del giornale, ma andiamo anche a cercarci i fatti incriminati, e le informazioni trattate in modo integrale.

Dai Alessandro!
Alla prossima!

Ps. Per l'anno prossimo suggerirei al blogger di verificare le stime del PIL degli ultimi anni con i dati reali, vedrà quante bufale!








lunedì 16 febbraio 2015

RIFORME COSTITUZIONALI - IL CONTENUTO, IL COLLEGAMENTO ALL'ITALICUM, E L'ULTIMA SPERANZA CHIAMATA ARTICOLO 138...

Salve gentili lettori.

Un Parlamento eletto attraverso il Porcellum (dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale), sta modificando la Costituzione attraverso un disegno di legge costituzionale e, nonostante le proteste di tutte le opposizioni (che in segno di disgusto e protesta abbandonano l'aula ad oltranza), le votazioni continuano senza chiedersi se ci sia la legittimità reale.

In queste condizioni, la maggioranza che supporta il governo Renzi sta andando a mettere mano ad una carta costituzionale votata in modo pienamente legittimo ed approvata con una larghissima maggioranza (oltre l'88%).

Cos'altro dovrebbe accadere per farvi svegliare???

Credo che, dopo tutto quello che abbiamo dovuto subire seguendo le dirette delle sedute parlamentari che stanno portando a termine il primo passaggio bicamerale delle riforme costituzionali di Renzi, dovremo tutti aprire una riflessione e verificare cosa succederà all'assetto democratico della nostra Repubblica.
Stendiamo un velo pietoso sul fatto che queste riforme siano state votate alla Camera senza la presenza delle opposizioni (e questo dovrebbe far riflettere chi di dovere sui comportamenti tenuti dalla maggioranza). Andiamo oltre alle risse tra NCD vs Lega e SEL vs PD (che hanno dato la colpa al clima acceso creato dall'opposizione ferrea del m5s), superiamo anche l'affermazione di "Donna di strada" (e non è proprio questa l'affermazione) rivolta da un deputato PD alla deputata m5s Carla Ruocco.

In questo clima dobbiamo riflettere. Tuttavia, non basterà fermarci ad un'analisi attenta, ma dovremo andare oltre, impostando delle contromisure che da cittadini italiani amanti della democrazia nella propria nazione, potremo utilizzare da fuori per mettere le pezze alle grosse falle che si apriranno a breve.

Questo articolo servirà esclusivamente ad un'analisi personale, come sempre succede per un articolo d'un blogger, ma esso vuole porsi l'obiettivo di raggiungere anche il pensiero dei lettori. Ho bisogno di feedback attivi, interni ed esterni ad iscritti e votanti del MoVimento 5 stelle.
Tutte le opposizioni dovranno unirsi in una battaglia democratica contro questa riforma.
Io, chiaramente potrei avere un punto di vista completamente errato su queste riforme, quindi, al termine della lettura vi pregherei di dirmi la vostra, in un modo appropriato e propositivo, in modo da differenziarci da chi con le cravatte al collo, sta provando a far passare una riforma del genere.

Via auguro una buona lettura.

Vorrei partire con questo intervento del Sen. Carlo Martelli del m5s. Un grandissimo intervento.


Basterebbe già questo intervento per chiarire le motivazioni che ci portano a dover rigettare questa riforma, ma voglio andare molto oltre in quest'articolo.


Lo so cari lettori, avrete sicuramente osservato la foto che ho inserito prima d'argomentare su questo tema. Non ho scelto questa foto a casaccio, ma l'ho fatto in modo molto oculato. E' un po' la sintesi della riforma costituzionale di Renzi, e con l'andar avanti della lettura, capirete il senso di questa foto all'interno del contesto che tratterò.

Cominciamo con l'obiettivo di porre un po' d'ordine in tutte queste maree di spot promozionali che hanno riempito i nostri cervelli rispetto alla tematica "RIFORME COSTITUZIONALI"

Cosa prevedono le riforme costituzionali del governo Renzi?

Sostanzialmente, le riforme che andranno a mutare la nostra carta costituzionale hanno due fini distinti ma collegati:
1) Un senso d'accentramento accentramento dei poteri all'esecutivo (il governo);
2) Un senso di svuotamento dei poteri del Parlamento nei suoi rapporti con l'esecutivo.

In definitiva, si passa dalla riforma del Parlamento, che muterà la sua forma attuale di sistema bicamerale perfetto, in un sistema apparentemente bicamerale imperfetto ma sostanzialmente monocamerale (sembra aramaico antico, ma vedrete che sarà semplice da comprendere).
La riforma costituzionale passa senza ombra di dubbio dall'Italicum, che sarà il pilastro che potrà realmente mettere in atto il sistema parlamentare che andrò ora ad illustrarvi.

                              Partiamo dal superamento del bicameralismo perfetto.

Il bicameralismo perfetto riesce a creare una serie di tutele rispetto ai poteri dell'esecutivo. Il Senato della Repubblica, essendo votato in modo differente ed avendo proporzioni diverse rispetto alla Camera dei Deputati, garantisce una proporzionalità più equilibrata, che lungo il progredire della legislatura permetteva un livellamento, che spesso faceva cadere i governi per mancanza di maggioranza.
E' un sistema che fu fortemente voluto dai padri costituenti, perché per le dimensioni del Senato della Repubblica, raggiungere i 2/3 in seconda lettura in modo da modificare la Costituzione permanente, risulta piuttosto difficile, a meno che non ci sia una grandissima condivisione di tutti gli schieramenti politici rispetto a quella riforma (che dovrebbe essere sempre lo strumento ottimale per arrivare ad una riforma costituzionale).
Inoltre, il bicameralismo perfetto da la possibilità d'un maggior controllo, in quanto ciascuna Camera può apportare modifiche al testo provenienze dall'altro ramo del Parlamento, correggendo le eventuali mancanze provenienti dall'approvazione precedente.
Queste sono le motivazioni che mi portano a difendere il nostro sistema bicamerale perfetto.
Non cadrà l'impianto bicamerale nella forma ma, con l'approvazione della riforma costituzionale del governo Renzi, cadrà il bicameralismo nella sua sostanza.

Proviamo a confrontare l'impianto attuale, con l'impianto che verrebbe a crearsi nel momento in cui questa riforma dovesse andare totalmente in porto.

Il nostro impianto repubblicano prevede un Parlamento composto da due diverse Camere, aventi ambe due le stesse identiche funzioni e gli stessi identici poteri; dicesi bicameralismo perfetto.
Abbiamo la Camera dei deputati, eletta attraverso il voto di tutti i cittadini aventi diritto, a partire dai 18 anni in su. In questa Camera possono essere eletti cittadini aventi un'età non inferiore ai 25 anni. Essa è composta da 630 deputati.
L'altro ramo del Parlamento è il Senato della Repubblica, eletto da tutti i cittadini aventi diritto di voto a partire dai 25 anni in su. In questa Camera possono essere eletti cittadini aventi un'età non inferiore ai 40 anni. Essa è composta da 315 senatori, più i senatori a vita in carica.
Unendo i due rami del Parlamento, giungiamo ad un impianto parlamentare contenente un totale di 945 parlamentari, a cui si dovranno sommare i senatori a vita in carica.

Attraverso la riforma costituzionale del governo Renzi, il bicameralismo perfetto illustrato precedentemente verrebbe superato. Ecco i motivi.
Rimarrebbe un impianto bicamerale, ma i poteri delle due Camere non sarebbero i medesimi. Si passerà quindi, ad un sistema bicamerale imperfetto (solo apparentemente, purtroppo).
Il Senato della Repubblica precedentemente esposto muterebbe in un cosiddetto Senato delle autonomie, che non verrebbe eletto dai cittadini in quanto ad occuparlo ci sarebbero i componenti dei consigli Regionali e comunali. Insomma, 100% di nominati e nessun eletto popolare. I componenti di questo ramo del Parlamento, qualora passasse la riforma costituzionale, pur non ricevendo alcun compenso economico, verrebbero ad usufruire dell'immunità parlamentare (un ottimo salvacondotto specie per i componenti molti consiglieri regionali non proprio immuni a problematiche). 
Nella forma, avremmo un Senato delle autonomie svuotato dai poteri precedentemente posseduti dal Senato della Repubblica, che vedrebbe mutare le sue funzioni in semplici "consulenze" espresse per i componenti eletti alla Camera dei deputati, che nella sostanza non avrebbero però nessun peso specifico sul lavoro della Camera stessa.
L'unica funzione che rimarrebbe immutata sarebbe il peso sul voto espresso rispetto alle riforme costituzionali.

Ecco perché vi parlo di un sistema apparentemente bicamerale imperfetto, ma sostanzialmente monocamerale.
La riforma del bicameralismo perfetto non è un problema democratico, perché tantissimi altri sistemi democratici bicamerali non hanno con se il bicameralismo perfetto, in quanto attribuiscono ai due rami del Parlamento funzioni diversificate. Questa riforma sarebbe sensata, quella di Renzi non lo è.
E' un'affermazione forte, ma Renzi con questa riforma svuota il significato d'esistenza di una seconda Camera, pur mantenendone l'esistenza. Sarebbe stato sensato mutare la funzione del Senato, dividendo funzioni tra i due rami del Parlamento. Seguendo l'idea di Renzi, l'unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di abolire definitivamente il Senato, senza sostituirlo.
In questo modo invece, si sta andando a creare una seconda Camera inutile "del dopo lavoro", resa appetibile per l'attribuzione dell'immunità parlamentare ai suoi componenti.
E l'inutilità in cui vivrà il nuovo Senato delle autonomie peserà sulle spalle degli italiani, che prima avevano almeno l'auspicio che servisse a fare le leggi, mentre ora non avranno più neppure questa magra, ideologica visione. Il Senato nel suo lavoro costa, i viaggi dei consiglieri comunali e regionali andranno comunque rimborsati e per di più il risparmio non sarà di mezzo miliardo come detto dal governo per promuovere la riforma, ma sarà inferiore ai 43 milioni di Euro (pensate che solo con la rinuncia del Movimento 5 stelle lo Stato ne ha risparmiato 42).
Rimarrà in piedi tutta la macchina amministrativa,
Vale la pena perdere un Senato realmente attivo per meno di 43 milioni di Euro?

Ora, dopo aver perso il diritto di eleggere i nostri rappresentanti al Senato, passiamo alla Camera dei deputati.

La Camera dei deputati sarà, nella forma l'unica Camera che andrà a legiferare (fatta eccezione per le riforme costituzionali). Anche lei non verrà eletta dal popolo. Mi spiego meglio.
Se il Senato delle autonomie diverrà, al contrario dell'attuale Senato della Repubblica, una Camera totalmente di nominati; la Camera dei deputati non perderà la sua forma originaria e rimarrà immutata nella sua composizione, tuttavia, sarà in parte eletta solo in parte dal popolo, mentre per la maggior parte verrà nominata dai segretari di partito.

                                                             Italicum.

Ricolleghiamoci all'Italicum per comprendere il senso delle mie parole.

In questo articolo, totalmente dedicato all'Italicum, avevo approfondito il tema nello specifico http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/01/dittatura-nome-in-codice-italicum-ecco.html (leggetelo in caso abbiate voglia di approfondire nel dettaglio).

Secondo l'Italicum, se una lista dovesse arrivare al 40% dei consensi, avrebbe il 55% dei seggi, grazie ad un premio di maggioranza del 15%; mentre, se nessuna delle liste riuscisse a raggiungere il 40%, si andrebbe al ballottaggio tra le prime due liste per consensi popolari raggiunti, e la vincitrice del ballottaggio governerebbe con il 55% dei seggi.
Le liste saranno in parte bloccate, perché ci saranno i capilista di partito di ciascun collegio (100 collegi totali), che in caso il loro partito raggiungesse la soglia di sbarramento, entrerebbero alla Camera dei deputati. Vi rimando al link dell'articolo specifico per eventuali chiarimenti.

Nella forma avremo un Parlamento bicamerale imperfetto, con un ramo (senato delle autonomie), svuotato totalmente di ogni funzione e nominato al 100%, ed una Camera dei deputati nominata all'84% (100% in caso dei partiti non vincitori) ed eletta al 16%. Viva la democrazia!

Sulla base di tutto questo discorso, capite che la riforma costituzionale in gioco sarà una riforma atta a decentrare il potere popolare ancora più di quanto non lo abbiano fatto finora. E quello che inquieta è il fatto che assieme a questo primo tassello, vi è un forte accentramento dei poteri del governo, o meglio, del capo di governo, rispetto al Parlamento.
Il segretario di partito, candidato come probabile premier alle elezioni, potrà nominarsi i suoi capilista ed inserirli già in Parlamento, avrà una maggioranza bulgara del 55% e questo gli permetterà di controllare la Camera dei deputati, ormai divenuto l'unico organo parlamentare atto ad produrre leggi. I disobbedienti della legislatura non verrebbero più rieletti al giro successivo, ed in più, come se non bastasse, il premier potrà a quel punto eleggersi 2/3 della Corte Costituzionale ed 1/3 del Consiglio superiore della Magistratura.

Dittatura mascherata da Repubbica parlamentare apparentemente bicamerale imperfetta, ma sostanzialmente monocamerale (ecco il senso della foto della Camera dei deputati in apertura d'articolo).
Il 27 dicembre pubblicai il seguente articolo http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/12/riforme-costituzionali-vogliono.html, dove scrissi che c'era in progetto la modifica dell'articolo 78 della Costituzione, contenente le modalità deliberative sull'ingresso della nostra Repubblica in guerra. Ecco...ora è parte integrante della riforma costituzionale, e modificherà le modalità d'ingresso in guerra, in quanto servirà il solo benestare della Camera dei deputati.

Sveglia!!!!!

Abbiamo ancora una speranza di salvare la nostra Costituzione però.



Questa speranza la fornisce l'articolo 138 della nostra Costituzione, il cosiddetto lucchetto.
Lo ricorderete sicuramente perché il governo Letta provò a modificarlo per rendere le opposizioni inutili, ma il MoVimento 5 stelle nel 2013, con un'azione di protesta molto colorata, che culminò con l'occupazione del tetto di Montecitorio, riuscì a far slittare la riforma della Costituzione, e quindi a salvarla dato che successivamente la maggioranza che teneva in piedi il governo Letta si sciolse.

                                        Articolo 138 della Costituzione.

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tree mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a <<referendum>> popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a <<referendum>> non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a <<referendum>> se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi de suoi componenti.


Come sappiamo la riforma costituzionale di Renzi ha terminato il primo passaggio nelle due Camere. Ora ci attenderà una pausa di almeno 3 mesi, per poi ripassare sia per la Camera dei deputati e sia per il Senato della Repubblica.
In seconda lettura a Renzi serviranno i 2/3 d'entrambi i rami del Parlamento per riuscire a terminare il percorso di revisione costituzionale. Ed i 2/3, al momento non li ha, per questo si andrà molto probabilmente a referendum.
Dovremo prepararci, aldilà del nostro colore politico. Chiunque ami la propria patria, la propria Costituzione dovrà mettersi a disposizione d'essa attraverso banchetti informativi.
Io sono pronto ad informare in tutti i fine settimana se necessario. E voi?

Vi lascio con un intervento stupendo di Roberto Fico, perché non NON VOGLIAMO ARRENDERCI!




Ho bisogno del vostro parere concittadini. Siamo pronti a mobilitarci nel territorio (in modo aperto e pacifico) per spiegare le motivazioni che rendono questa riforma pericolosa per il nostro impianto democratico?


Aspettando delle vostre risposte, vi rimando al prossimo articolo!


venerdì 13 febbraio 2015

GRECIA vs TROIKA - TUTTO RIMANDATO A LUNEDI.

Salve gentili lettori.

In questi giorni mi sto occupando molto attentamente della Grecia, ed in questo articolo vorrei trattare due temi distinti:
1) Il vertice tra il governo greco ed il Consiglio europeo;
2) La pericolosità del sistema Euro per l'impianto greco.

Proverò a collegarmi ad un mio vecchio articolo sull'Euro, perché risulta essere quasi profetico. Esso non trattò il tema greco, ma mantenne una posizione quasi neutra, anche se si concentrò in alcuni tratti sulla situazione italiana, e provò a valutare il sistema Euro nel suo complesso.

Buona lettura.

E' da poco terminato il vertice tra Grecia ed Consiglio Europeo, e dalle prime dichiarazioni di Schulz pare che sarà rimandato tutto a lunedì 16.
Sappiamo che il programma di salvataggio della Grecia scadrà il prossimo 28 febbraio, ed entro quel termine si dovranno trovare delle convergenze con il Consiglio europeo.
L'accordo non è stato trovato, secondo Schulz, per responsabilità del governo greco, in quanto pare non ci sia ancora un unità d'intenti al suo interno sulla posizione da esporre al Consiglio.
Pare che Schulz non abbia gradito le dichiarazioni del ministro della difesa greco Kammenos, che aveva proposto un accordo con la Russia in caso di una mancata convergenza col Consiglio Europeo.
E' chiaro che Tsipras, non essendo riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in esclusiva, abbia dovuto trovare un accordo con la destra, facendola confluire dentro il suo governo. Questo porterà sicuramente a dei dibattiti interni piuttosto accesi per trovare una posizione univoca da esporre al Consiglio europeo.
Tsipras e Varoufakis dovranno quindi cercare di sistemare tutti i pezzittini del puzzle entro lunedì, in quello che dovrebbe essere l'incontro decisivo, dove dovrebbe uscire una risposta definitiva sull'accordo o sul nulla di fatto tra Grecia ed UE.

Sappiamo che le richieste di Tsipras, almeno in partenza siano forti perché arrivate sulla spinta di una campagna elettorale che intimava una ridiscussione globale del debito. Un accordo a metà saprebbe di mezza sconfitta quindi.

Ecco i punti principali che dovrebbero essere trattati:

1) Crisi umanitaria; il governo greco proporrà all'Eurogruppo un programma da circa 1,9 miliardi di Euro per finanziare l'energia ed il cibo gratuito alle famiglie in difficoltà, con trasporti gratuiti per le persone in disoccupazione perenne, accesso alla sanità gratuita per i pensionati e 13° a chi ha una pensione inferiore ai 700 Euro mensili;
2) Ridiscussione del debito;
3) Surplus primario di bilancio a 1,5% del PIL, la metà rispetto al 3% attuale.

Io personalmente non ho una visione rosea sulla questione, ma voglio continuare a sperare d'avere un punto di vista troppo pessimista. Ormai siamo ad un punto di non ritorno, la risposta la scopriremo presto.

Ora vorrei trattare il tema Euro, guardandolo dal punto di vista della Grecia.

Era il 17 novembre 2014, quando decisi di pubblicare un articolo dal titolo molto chiaro ed incisivo: "L'EURO E' UN SISTEMA DI DEBITO, PER QUESTO E' INSOSTENIBILE" (ecco il link di rimando http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/leuro-e-un-sistema-di-debito-per-questo.html).
Una volta terminato l'articolo fui piuttosto contento del risultato finale che riuscì ad ottenere, in quanto ero riuscito a spiegare in parole povere il funzionamento del sistema Euro, l'emissione della moneta Euro e le modalità d'approvvigionamento di Euro che dovevano sostenere gli Stati dell'eurozona.

Facciamo un piccolo ripassino, anche se veloce.

La BCE è la Banca Centrale Europea, ed è formata dalla banche centrali degli Stati dell'UE. Esse non sono pubbliche, ma hanno un azionariato privato, composto da assicurazioni, banche private e fondazioni private. Quindi la B.C.E non è un soggetto pubblico, ma è privato!
Essa ha ricevuto la sovranità dagli Stati dell'Eurozona, che si sono privati della loro sovranità monetaria e l'hanno girata alla B.C.E.
Essa stampa gli Euro, che non vengono immediatamente girati agli Stati membri, ma sostengono un passaggio intermedio, attraverso le banche d'investimento, che costringe gli Stati dell'Eurozona a finanziarsi di Euro attraverso la creazione di titoli di Stato (debito pubblico).
Più un paese risulta essere esposto a default, più i tassi d'interesse dei suoi titoli di Stato risulteranno essere alti, in quanto dovranno coprire il rischio d'investimento del soggetto acquirente.
Ecco perché l'Euro è di per se un debito già in partenza, che dovrà essere restituito con l'aggiunta dell'interesse passivo, ovvero il ricavo di chi ha investito in debito pubblico statale.

Ieri, osservando l'andamento dei titoli di Stato greci a 5 e 10 anni ho notato come l'articolo di qualche mese fa avesse realmente il titolo giusto. L'Euro è un sistema di debito già in partenza, che va a produrre altro debito.
I titoli di Stato greci a 5 anni risultano avere un rendimento attuale del 15,12%, un rendimento spaziale, che costringe la Grecia ad offrire rendimenti sempre più appetibili per riuscire a finanziarsi. Questo significa che lo Stato greco, per sostenere i costi di gestione dei servizi pubblici, deve restituire, per ogni 100 Euro ipoteticamente ricevuti, ben 115 Euro. Ricordate? Debito, che produce altro debito.
I titoli di Stato con una durata decennale, invece, risultano avere un rendimento attuale del 10,46%.
Il debito pubblico greco non potrà che continuare a crescere se lo Stato greco continuerà a rimanere nell'Euro.
Una prospettiva non certo rosea per uno Stato che è già andato in bancarotta nel 2010 ed ora deve continuare a rimborsare anche i prestiti ricevuti dalla Troika dopo il default.
Uno Stato in bancarotta non ha bisogno di soldi per rialzarsi, perché più esso riceverà soldi, più il suo debito da rimborsare crescerà, ed se sei già in bancarotta significa che non sei riuscito già a rimborsare i tuoi creditori precedenti, figurarsi quelli nuovi!

Molto intelligentemente, Tsipras non chiede altri fondi, ma chiede una ridiscussione globale del debito degli Stati membri UE, perché ottenere nuovi finanziamenti non farà altro che aggravare la posizione debitoria dello Stato ellenico.
Sappiamo benissimo che la Germania si è opposta già in partenza, senza conoscere neppure la proposta globale di Varoufakis. La risposta è no, punto e basta.

Solo creando una sorta di class action tra gli Stati mediterranei europei, volta alla ridiscussione dei problemi debitori degli Stati in crisi d'austerity, potremmo riuscire ad ottenere quantomeno una risposta motivata. Il piano B c'è, e lo conosciamo tutti. Si chiama uscita dall'Euro, recupero della sovranità monetaria e svalutazione competitiva al fine di rendere appetibili i nostri prodotti su una platea mondiale.

Alla prossima.

mercoledì 11 febbraio 2015

M5S, SYRIZA, PODEMOS - FRONTE COMUNE MEDITERRANEO CONTRO LA TROIKA.

Salve gentili lettori.

In questi giorni sto leggendo tantissimo sulla situazione generale della Grecia e sto osservando gli atti concreti del nuovo governo di Alexis Tsipras. Ho già scritto in un articolo precedente le scelte politiche attuate in poco più di una settimana, sottolineando con grande felicità i risultati già raggiunti (vi posto l'articolo per approfondire il tema specifico http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/02/podemos-e-syriza-la-manifestazione-di.html).

Sulla scia di questo ragionamento esclusivamente rivolto alla Grecia, dobbiamo riuscire a fare un passo in avanti concettuale, provando a creare un meccanismo che vada a funzionare per risollevare tutti i paesi del Mediterraneo.

In quest'articolo cercherò di trattare la possibilità di una convergenza tra forze politiche degli Stati mediterranei, per riuscire a creare un fronte comune, una sorta di " class action " politica in difesa dei diritti sociali dei cittadini.
Abbiamo problemi comuni derivati prima dalla crisi economica, e poi da scelte economiche che sono andate e stanno continuando ad ampliare questi squilibri attraverso l'austerity; combatterli separatamente non farà altro che disperdere le forze impiegate. Meglio unirle e trovare un punto d'accordo comune per concentrare gli sforzi di Grecia, Spagna, Italia e Portogallo.

Buona lettura.

Partirei dalle motivazioni della crisi che hanno portato la Grecia alla bancarotta e che accomuna tutti i paesi del Mediterraneo.
Ormai lo sappiamo, abbiamo letto, abbiamo ascoltato fior d'economisti argomentare sulla crisi economica e sappiamo che questa crisi non deriva dal debito pubblico stellare, ma da un debito privato incredibile.
Il meccanismo è sempre lo stesso, esso è un meccanismo circolare: il paese forte (Germania), unisce il suo cambio con uno o più paesi deboli, chiedendo in cambio la liberalizzazione dei capitali al fine di poter far affluire grandi afflussi di capitali verso la periferia, che permettano al paese meno sviluppato la creazione di posti di lavoro, infrastrutture e quindi crescita. Questo effettivamente accade all'inizio, perché i capitali arrivano ed attraverso essi si riescono a produrre miglioramenti dell'impianto privato, con un aumento dell'occupazione, dei salari e dell'accesso ai prestiti. La domanda aumenta, a fronte di un'offerta che raggiunge un tetto massimale ed i capitali in entrata aumentano in modo esponenziale in quanto in questa fase risultano altamente produttivi.
Grazie a questi capitali ed al tasso di cambio fissato, la periferia diventa un mercato di sbocco per i beni del paese "forte", prima attraverso beni di lusso, e poi arrivando fino ai beni di primaria importanza come quelli alimentari.
Le finanze statali vantano un abbassamento del debito pubblico e tutti i parametri sembrano dare sicurezza, tranne uno: il DEBITO PRIVATO.
Lo stop della crescita dell'offerta, tuttavia, crea un'aumento dell'inflazione e questo comincia a distruggere il meccanismo, perché impauriti da un possibile crollo i capitali arrivano con un tasso d'interesse sempre maggiore, fino ad interrompersi.
Il meccanismo si rompe per un qualsiasi fattore scatenante (es. crisi finanziaria scattata negli USA), ed i creditori passano all'incasso richiedendo la restituzione dei capitali prestati. Nel caso europeo questo è successo specificatamente nel momento del culmine della crisi economica.
Questo, a grandi linee è il meccanismo che si verifica puntualmente quando si uniscono i cambi di paesi aventi una forza differente.

Ora vorrei parlarvi delle dichiarazioni del ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, che ha rilasciato un'ottima intervista al programma " Presa diretta " su RAITRE.
Ecco il link dove potrete trovare l'intervista integrale: http://www.byoblu.com/post/2015/02/09/padoan-di-la-verita-agli-italiani-su-varoufakis.aspx

Mi ha piacevolmente colpito la franchezza ed il modo diretto di parlare, perché è riuscito ad esprimere le sue tesi senza utilizzare giri di parole. L'ho ascoltato molto attentamente e posso dire di condividere gran parte delle sue affermazioni.
Egli ha dichiarato che in Grecia la crisi ha ormai raggiunto livelli insostenibili, ed è ormai tramutata da crisi economica a crisi umanitaria. Ha spiegato inoltre che proveranno a muoversi per permettere una rinegoziazione dei debiti sovrani degli Stati europei, e non solo di quello greco, in quanto non sentono di poter chiedere qualcosa esclusivamente per loro e non per gli altri paesi membri UE. La richiesta avverrà attraverso un cosiddetto HAIRCUT. Esso presuppone una conferenza nella quale si vada a discutere un taglio parziale del debito contratto, una dilazione dei tempi di rimborso dello stesso ed una revisione degli interessi che vada ad aggiornarli in base ai tassi di crescita degli Stati.
Sappiamo che questa proposta non potrà che essere rigettata da Francoforte (domani 11/02/2015, vedrete che sarà rigettata), perché la Germania risulta un grande creditore, per i motivi precedentemente illustrati, ed una revisione del debito andrebbe colpire proprio lei.
Ed è proprio qui che io non sono d'accordo con le parole di Varoufakis.
Lui spera ancora in un Europa unita, che presuppone il ricordo per la quale nacque, ovvero per assaporare i vantaggi reciproci di pace e di cooperazione. Purtroppo, da parte della Germania questi presupposti cadranno, proprio perché secondo parte dei tedeschi l'UE e l'Euro sono degli strumenti per creare una GERMANIZZAZIONE DEL CAPITALE ED UNA MEZZOGIORNIFICAZIONE DELL'AREA MEDITERRANEA DELL'UE (in questo articolo ne ho parlato nel particolare http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/euro-la-mezzogiornificazione-europea-e.html).

Varoufakis riguardo alla tematica Euro è stato molto morbido, perché lo ha definito uno strumento debole, e se cadesse la carta greca, a ruota cadrebbe tutta l'impalcatura dell'Euro, rendendo vani gli sforzi per un Europa pacifica ed unita.
La vediamo in modo opposto in questo caso, perché di democratico c'è davvero poco nelle istituzioni europee, e la Grecia si accorgerà di questo quando verranno rigettate tutte le loro richieste. Per questo sono sicuro che le sue parole siano del tutto attendiste, in quanto non possono non aver in testa un piano B che al 90% dovranno percorrere, se vorranno salvaguardare la fiducia che ha riposto in loro l'elettorato greco.
Io credo che un'unione dei paesi mediterranei riuscirebbe a far cadere l'egemonia tedesca che regna in questo momento nelle istituzioni UE, e facendo crollare il sistema, si potrà ricostruire tutto in modo democratico e migliorativo rispetto agli apparati attuali di nominati.

Un'altra dichiarazione che mi è piaciuta del ministro delle finanze greco è stato il chiaro messaggio che, dopo la bancarotta del 2010, i soldi arrivati alla Grecia sono stati tantissimi, ma solo il 9% è andato a sostenere l'economia reale, mentre il restante 91% ha ripagato il debito contratto, che altrimenti non si sarebbe potuto ripagare, proprio perché lo Stato era in default.
Questo molti non lo capiscono e puntano il dito contro i greci che sono stati, secondo loro, spendaccioni e non produttivi.

Mi è sempre piaciuto andare a scavare negli articoli del passato del blog di Beppe Grillo, e proprio oggi, informandomi sul debito greco, ho scoperto questo articolo del 21 febbraio 2012, che calza a pennello con le parole di Yanis Varoufakis. Coerenza al 100%! vi consiglio di leggerlo. http://www.beppegrillo.it/2012/02/il_mutuo_infini/index.html .

Unire le forze, con un gruppo compatto formato da Syriza, Podemos e MoVimento 5 stelle è l'unico modo per provare ad incidere, perché singolarmente il m5s ha già fallito nella richiesta di revisione dei trattati internazionali, come era chiaro. Per questo si è passati ad un'idea più diretta di uscita dall'Euro. Sono sicuro che anche Tsipras, una volta provata la sua carta, dovrà prendere questa decisione.

Oggi, aprendo proprio il blog di Beppe Grillo ho letto un ottimo articolo, della quale sono stato molto contento. Il suo messaggio principale è il seguente:
"Ed opportuna sarebbe una conferenza delle forze che in Europa si battono per la ristrutturazione del debito, magari indiretta insieme a Syriza, M5S, Podemos, ed alla quale invitare tutti, con la sola eccezione dei nazisti. 
Ed è necessario chiamare in piazza la gente a sostegno della Grecia, che ne pensano SEL, Fiom, Cgil, le minoranze PD? O anche la Lega? Ciascuno a suo modo, e con i propri appuntamenti, ma occorre muoversi, ed ora". Fonte: Blog di Beppe Grillo.

Questa è una grandissima apertura da parte del MoVimento 5 stelle, proprio quel MoVimento che è sempre additato come una singola forza inutile, e che invece si mostra sempre aperta tema su tema ad un dialogo.
Noi del m5s lo conosciamo bene il nostro programma per le europee 2014, ed esso conteneva una convergenza tra forze politiche dei paesi mediterranei (che poi sono quelli maggiormente in crisi). Uniti contro la Troika!

La risposta di Podemos e Syriza a quest'idea lanciata da Grillo pare essere d'interesse ed analisi, sentite.



Ora non resta che trovare dei punti d'accordo in comune (che nei programmi ci sono già ) unirsi e provare a battagliare insieme.

Secondo Varoufakis la BCE dovrebbe immettere liquidità per coprire investimenti pari a 10 volte i volumi attuali; ma purtroppo, secondo me questo andrebbe contro gli equilibri tedeschi.

Ultimo aspetto, sempre lo stesso ministro delle finanze greco, al termine dell'intervista a " Presa diretta " ha sottolineato come sia stato avvicinato da dei funzionari che gli hanno sottolineato come l'Italia stia con la Grecia, ma non possa mostrarlo per paura di ritorsioni della Germania, in quanto anche l'Italia pare vicina alla bancarotta.

Ora non ci resta che attendere.

Alla prossima.