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giovedì 24 marzo 2016

REFERENDUM DEL 17 APRILE CONTRO LE TRIVELLAZIONI - ECCO PERCHE' VOTARE SI' ALL'ABROGAZIONE.

Salve gentili lettori.

Nell'articolo odierno andremo ad occuparci del referendum che ci attenderà tra meno di un mese, il 17 aprile, sulle trivellazioni. Ci sono stati degli sviluppi davvero incredibili negli ultime settimane e ritengo che serva mettere un po' d'ordine.
Vorrei impostare il tutto con una ricostruzione cronologica dei fatti, per poi arrivare alle argomentazioni sul referendum del 17 aprile.

Buona lettura.

Ad oggi, in Italia, secondo i dati messi a disposizione da Legambiente (dati riferiti ai documenti del Ministero dello Sviluppo Economico del 2015), entro le 12 miglia dalla costa, ci sono in attività 79 piattaforme, per un totale di 463 pozzi di petrolio. Inoltre, abbiamo altri 8 permessi di ricerca in concessione.
Tutto questo, soddisfa il fabbisogno per lo 0,95% sul petrolio e 3% sul gas (si parla solo di estrazioni entro le 12 miglia).

Dopo queste informazioni iniziali, possiamo cominciare.


1 - QUAL E' IL TESTO REFERENDARIO?

Di base, non si può non partire dall'oggetto, ovvero dal testo referendario, eccolo:

<< Volete voi che sia abrogato l'articolo 6 comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, "Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art.1 della legge 28 dicembre 2015, n.208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)", limitamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"? >>.

Perfetto, ora abbiamo messo il mattoncino fondamentale, e possiamo cominciare a ragionare sopra il testo che sarà l'oggetto del referendum.

2 - LO SVILUPPO DELLE CONCESSIONI IN ITALIA

Andiamo a ricostruire le fasi che hanno portato al quesito referendario, attraverso una ricostruzione cronologica di parte della legislazione italiana sul tema.

1953
Partiamo dall'origine, ovvero dalla legge n.136 del 1953.
Essa, fondamentalmente, si occupò della normativa sulla nascita dell'E.N.I., che venne istituito precisamente all'articolo 1.

1957
Successivamente, 4 anni dopo, nel 1957, arrivò la prima legge sulla ricerca e coltivazioni di idrocarburi, attraverso l'approvazione della legge n. 6 del 1957.
All'articolo 6, si stabilirono delle concessioni di una durata massima di 4 anni, con la facoltà di poter esercitare due successive proroghe ognuna di 2 anni, qualora il titolare avesse eseguito gli obblighi a suo carico. Tuttavia, all'articolo 12, si legge che alla scadenza dei primi 4 anni, l'area concessa subisse una diminuzione del 25%, fatto che avveniva anche allo scadere della seconda concessione, per un ulteriore 25%.
Quindi, una concessione poteva durare per un massimo di 8 anni.
Per quanto riguarda le Royalties da versare allo Stato, sia sui giacimenti di petrolio che su quelli di gas nella terraferma si partiva da un minimo del 2,5%, fino ad arrivare ad un massimo del 22%.

1967
Proseguiamo con la legge n.613 del 1967, spiegando qualche modifica apportata.
Attraverso l'articolo 5, si andò a dividere il territorio in 5 zone differenziate:
Zona A - Zona adriatica fino al 44° parallelo. Qui la prospezione ebbe un termine di completamento fissato in 30 giorni;
Zona B - Zona adriatica fra il 44° e 42° parallelo. Qui la prospezione ebbe un termine di completamento fissato in 8 mesi;
Zona C - Zona siciliana, comprese le isolette. Qui la prospezione ebbe un termine di completamento fissato in 26 mesi;
Zona D - Zona tra l'adriatico e lo Ionio, a sud del 42° parallelo. Qui la prospezione ebbe un termine di completamento fissato in 14 mesi;
Zona E - Zona dell'arcipelago toscano e della Sardegna. Qui la prospezione ebbe un termine di completamento fissato in 14 mesi.
L'articolo 20 ampliò a 6 anni la concessione primaria (rispetto ai 4 del 1957) e diede facoltà di proroga di concessione per due volte, ognuna di 3 anni, per un totale massimo di 12 anni, contro gli 8 del 1957.
L'articolo 25 non modificò la normativa del 1957 relativa alla diminuzione dell'area dopo le proroghe.
Sempre all'interno della legge n.613, troviamo la percentuale delle Royalties da versare allo Stato, che arrivavano al 9% sul petrolio estratto in terraferma e l'8% sul petrolio estratto in giacimenti marini. Per quanto riguarda il gas, si arrivava al 9% su terraferma ed al 5% su giacimenti marini.

1991
Arriviamo così al 1991, con la legge 9 del 1991, avente come oggetto il nuovo piano energetico nazionale. In questo testo normativo, dedicato ad un piano energetico nazionale, agli articoli 4, 6 e 9 si fece riferimento ad attività di estrazione di idrocarburi. Andiamoli brevemente a vedere.
L'articolo 4 vieta la prospezione, la coltivazione e la ricerca di idrocarburi in zone ben specificate, dove rientrano il golfo di Napoli, di Salerno, il golfo di Venezia. Tuttavia, si specifica che restano inalterate zone  precedentemente soggette a concessioni da leggi antecedenti, perché si legge espressamente "fatti salvi i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in atto".
Spostandoci all'articolo 6, scopriamo che la durata delle concessioni rimase inalterata rispetto al 1967, perché si parla di 6 anni, con la facoltà di ottenere due nuove proroghe di 3 anni ciascuna, qualora si fossero seguiti gli obblighi a carico dell'azienda. Inoltre, qualora i lavori non fossero ancora stati terminati alla fine della terza concessione, il titolare del permesso avrebbe potuto ottenere un'ulteriore proroga qualora fossero ancora in corso perforazioni per colpe non a carico del titolare.
In ultimo, l'articolo 9 regolamenta le concessioni sulle coltivazioni.

1996
Arriviamo al decreto legislativo 625/1996.
All'interno di questo testo normativo, troviamo delle modifiche alle percentuali di versamento delle Royalties allo Stato. Si parla di una diminuzione netta. Esse furono abbassate al 7% sul petrolio estratto in terraferma e al 4% sul petrolio estratto in giacimenti marini. Per quanto riguarda il gas, ci fu un ribasso al 7% su terraferma, mentre un rialzo dal 5% al 7% sui giacimenti marini.


3 - ECCO COME SIAMO ARRIVATI AL TESTO REFERENDARIO

2006 - 2012 
Proseguiamo ancora, arrivando al dunque.
Si parte dal testo base contenuto nell'articolo 6 comma 17 del decreto legislativo n.152 del 2006, che successivamente fu modificato dall'articolo 35 del decreto sviluppo n.83 del 2012
Il decreto Sviluppo, approvato dal parlamento durante l'esecutivo tecnico Monti, pare porre un freno apparente alle trivellazioni nell'articolo 35, con innalzamento (rispetto all'articolo 19 comma 1 del decreto legislativo 625/1996) delle aliquote ai titolari di concessioni (dal 7% al 10% per il gas e dal 4% al 7% per gli oli), tuttavia non pone freno alle concessioni in essere dal decreto 9/1991, rinnovate ulteriormente con un decreto del 2010 dal governo Berlusconi.

2014 - 2015
L'ultima fase, parte dal decreto del governo Renzi "Sblocca Italia", ribattezzato dai più anche "Sfascia Italia".
Da questo decreto sono nati i 6 quesiti referendari iniziali, che non andremo a vedere tutti, dato che, ahimè, c'è un unico quesito rimasto in piedi definitivamente.

Eccolo qui, il decreto legge n.133/2014, meglio conosciuto come Sblocca Italia. All'interno contiene diversi temi, si parla di grandi opere, con spostamenti di investimenti da opere vecchie (che mai verranno completate) ad opere nuove, come in un gioco delle tre carte; si parla di inceneritori per andare a bruciare le eco-balle della Terra dei Fuochi e, guarda un po', all'articolo 38, si parla di trivellazioni!
Qui c'è un conflitto d'attribuzioni incostituzionale che nasce tra Stato e Regioni, in quanto nell'articolo 38 si stabilì che le competenze in materia valutazione d'impatto ambientale (VIA), venissero centralizzate allo Stato. Questo va contro il titolo V della Costituzione, poi modificato dalle riforme costituzionali, ma ancora in attesa di approvazione o meno con il referendum costituzionale di ottobre 2016.
L'articolo 38, tra l'altro, da concessioni uniche per la ricerca e la coltivazione di gas e petrolio, diviso in due periodi:
PRIMO PERIODO: fase di ricerca di 6 anni, prorogabile per due volte per un periodo di 3 anni ciascuna (quindi potenzialmente 12 anni totali);
SECONDO PERIODO: qualora venisse rintracciato un giacimento coltivabile, il titolare avrebbe diritto ad un periodo di concessione di 30 anni, prorogabile per una o più volte (dal testo c'è nessuna specifica su quante volte, quindi fino ad esaurimento del giacimento, pare) per un periodo di 10 anni per ogni proroga.

Vi consiglio di ascoltare l'intervento del portavoce al Senato Carlo Martelli (m5s).



Dopo l'approvazione del decreto Sblocca Italia, nascono i presupposti per i quesiti referendari.

Il referendum è nato grazie a due associazioni ambientaliste, che avvalendosi dell'articolo 75 della nostra Costituzione, hanno sottoposto alle regioni una proposta di referendum popolare improntato su argomentazioni inerenti alle trivellazioni marittime.
Queste associazioni ambientalistiche sono  il coordinamento nazionale NO TRIV e l'associazione a Sud Ecologia e Cooperazione ONLUS. Dopo aver inoltrato la richiesta ufficiale, la proposta referendaria è stata approvata dall'assemblea dei presidenti dei consigli regionali, con l'unanimità dei voti. Hanno deliberato singolarmente i consigli regionali di: Veneto, Sardegna, Abruzzo, Puglia, Marche, Molise, Calabria, Campania e Basilicata. Successivamente, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimi i quesiti referendari e li ha ammessi.
Ed eccoci arrivati al testo del referendum, che ritroviamo nel articolo 1 comma 239 della Stabilità 2016, che ha provato a riparare la sostanza contenuta nei testi referendari accolti dalla Corte di Cassazione, al fine di disinnescarli. Ecco cosa si legge nella Legge di Stabilità 2016:

"IL DIVIETO E' ALTRESI' STABILITO NELLE ZONE DI MARE POSTE ENTRO LE 12 MIGLIA DALLA COSTA LUNGO L'INTERO PERIMETRO COSTIERO NAZIONALE E DAL PERIMETRO ESTERNO DELLE SUDDETTE AREE MARINE E COSTIERE PROTETTE. I TITOLI ABILITATIVI GIA' RILASCIATI SONO FATTI SALVI PER LA DURATA DI VITA UTILE DEL GIACIMENTO, NEL RISPETTO DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E SALVAGUARDIA AMBIENTALE".

Tuttavia, nel comma 240 dell'articolo 1 della Legge di Stabilità 2016, troviamo una modifica all'articolo 38 dello Sblocca Italia. Infatti, come potete verificare, vengono tolti alcuni presupposti, come le proroghe successive ai primi 30 anni.
Ciò significa che le concessioni già rilasciate avranno durata fino a quando il giacimento sarà completamente sfruttato, esattamente come nello sblocca Italia, ma la concessione durerà massimo trent'anni e poi ne avverrà una nuova.

Il quesito referendario, l'unico rimasto dei 6 rimasto in piedi, vuol andare ad abrogare la parte in grassetto contenuta nel comma 239 dell'articolo 1 della Legge di Stabilità 2016.
Cioè, in caso di vittoria del SI', rimarrebbero in essere le concessioni già concesse, fino alla loro scadenza, ma non fino all'intera vita estrattiva del giacimento.

Il ricorso dei presidenti di Regione non è andato a buon fine per problematiche inerenti esclusivamente a vizi di forma.
Ed ecco che, il 17 di aprile, ci troveremo a votare esclusivamente su un quesito referendario.

3 - QUAL E' IL SIGNIFICATO DEL TESTO DEL REFERENDUM? 

E' molto facile, nonostante il quesito sia lungo e contorto. Partiamo dal presupposto che questo sia un referendum abrogativo, e quindi si vuol andare a decidere se cancellare o meno un articolo dal nostro ordinamento giuridico, togliendogli, quindi, l'efficacia. Qualora vogliate votare contro le trivellazioni, andrete a barrare il SI', mentre se vorrete votare a favore delle trivellazioni, andrete a barrare il NO.
Il testo referendario ha questo significato: si vuol andare a cancellare dall'ordinamento giuridico italiano parte di una norma che non pone limiti alla durata della concessione, perché si parla, ad oggi, di concessione fino ad esaurimento del giacimento. Votando SI', si va ad abrogare questa norma, e le conseguenze saranno visibili non nell'immediato, ma nel medio periodo.
Infatti, questo referendum, per offrire i suoi benefici, in caso vinca il SI', dovrà attendere la scadenza delle concessioni d'estrazione che sono già state rilasciate dallo Stato alle società. In questo modo, semplicemente, le concessioni andranno a terminare senza poter essere più rinnovate. Si metterebbe la parola fine sulle concessioni.

Il PD continua a dire ai cittadini italiani che questo referendum sia completamente inutile, perché non va a rimuovere le trivelle. C'è una mezza verità sul fatto che non avrebbe funzione immediata ma, ogni volta che vi raccontano una mezza verità, vi stanno raccontando una balla.
Infatti, come abbiamo visto nell'accurata analisi, è vero che nell'immediato questo referendum, anche qualora vincesse il SI', non riuscirebbe a togliere le trivellazioni, ma porrebbe le basi per far scadere le concessioni e non rinnovarle più.
Su queste considerazioni, votare SI', per chi come me abbia a cuore la causa, non è solo importante, ma è fondamentale.

ALTRE INFORMAZIONI UTILI

1) Ho fatto una ricerca sul sito del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), per comprendere a quanto ammonti il Gettito dello Stato proveniente dalle Royalties (cliccateci e controllate i gettiti anno per anno). Ebbene, nel 2015, lo Stato italiano (comprendente anche Regioni e Comuni) ha percepito un totale pari a 352 milioni di Euro, 49 in meno del 2014, dove arrivò a 401 milioni e 68 in meno del 2013, dove si toccarono i 420 milioni.
Le proiezioni del ministero, inoltre, danno un gettito progressivamente calante nel tempo.
Sostanzialmente, si va a pareggiare il costo del referendum del 17 aprile, dato che non lo si è voluto accorpare alle elezioni comunali per pregiudicare il raggiungimento del quorum (e fatevi due domande, su).

2) Come si può facilmente verificare nel capitolo 3, pagina 25, di questo documento del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), inerente la tassazione della produzione di petrolio e gas in Italia, le Royalties in Italia arrivano circa il 10% sui giacimenti sulla terraferma, e si fermano al 4% sui giacimenti marini. Per fare un confronto con il resto del mondo, per esempio, in Russia si arriva all'80%. Ma non è finita qui, perché abbiamo delle protezioni sia al rialzo che al ribasso, prendendo come metro di calcolo il quantitativo di estratto in tonnellate (di petrolio e di gas).

Partiamo dal petrolio:  c'è l'esenzione dal pagamento delle Royalties fino al superamento di 50 mila tonnellate estratte su giacimenti marini, mentre, per quanto riguarda i giacimenti su terraferma, l'esenzione dal pagamento della Royalties arriva fino al superamento di 20 mila tonnellate.
Invece, qualora le soglie venissero superate, scatta una detrazione di 40 Euro per ogni tonnellata estratta.

Passando al gas: c'è l'esenzione dal pagamento delle Royalties fino al superamento di 25 metri cubi standard sui giacimenti di terraferma, mentre, per quanto riguarda i giacimenti su marini, l'esenzione arriva fino al superamento di 80 metri cubi standard.


3) CI SONO MAI STATI INCIDENTI, IN ITALIA?

Eccovi la risposta, in questo video dell'eurodeputato Affronte (m5s).




Inoltre, nel silenzio completo dei tg, il 13 marzo 2016 (la notizia, infatti, è trapelata solo ieri sul web), c'è stato un incidente che ha provocato il riversamento di una marea nera di petrolio nel Mar Mediterraneo. L'incidente è stato, semplicemente, la perdita di un piccolo tubo. Quest'incidente è avvenuto in Tunisia, sulle coste delle isole Kerkennah (le trovate nella cartina che vi ho posizionato a proposito della divisione in zone decisa nel 1967. Sono visibili a sud est della Tunisia, accanto alla zona C), a 120 km da Lampedusa, presso una piattaforma situata a 7 km dalla costa. Se aggiungiamo il fatto che l'economia di queste isolette si basi sulla pesca, il quadro della situazione è pronto. (Fonte: La Repubblica).


4) PER QUANTO TEMPO, AUMENTANDO L'ESTRAZIONE DI PETROLIO, RISOLVEREMMO IL PROBLEMA DEL FABBISOGNO ENERGETICO NAZIONALE? 

Grande domanda, questa. Ad oggi, la produzione nazionale di idrocarburi arriva a coprire il 7% del totale di fabbisogno nazionale. La Total ci informa che questo significa soddisfare, nel presente, il 7% del fabbisogno di petrolio e circa il 10% di gas naturale.
Questo è un dato importante: le riserve di gas naturale, darebbero la possibilità di soddisfare la domanda per circa un anno e mezzo (aumentando a dismisura l'estrazione e non importandone), mentre, con le stesse prerogative, si sarebbe arrivati a due anni per quanto riguarda le petrolio.

Come si vede dal documento del MISE sulla SITUAZIONE ENERGETICA NAZIONALE DEL 2014il petrolio rappresenta il 34% del fabbisogno totale (pagina 12). A pagina 11 del documento, potrete trovare i consumi annuali, dove si nota che il consumo interno lordo sia in decrescita (dopo un picco massimo del 2005 pari ad un valore di 197, nel 2014 si è arrivati a 166). Al contrario, il fabbisogno annuale nazionale coperto dalle fonti rinnovabili è in crescita di anno in anno, e nel 2014 ha toccato il 21,2%, contro il 19,5% del 2013 (trovate tutto a pagina 12).
Sapete quanto sono incentivate le fonti fossili, ogni anno, nel mondo? Sono incentivate per 6000 miliardi di dollari, mentre, al contrario, gli incentivi sulle rinnovabili arrivano a 600 miliardi di dollari. E' davvero incredibile, ma questo è il dato.
Spostandoci in Italia, il dato sulle fonti fossili in quanto a spesa totale arriva a 12 miliardi.

Ed ora, qualche dato interessante (Fonte: https://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/20/la-morte-fossile-dellitalia/)

- Il picco massimo di produzione del gas naturale lo toccammo nel 1994;
- Il picco massimo di consumo del gas naturale lo toccammo nel 2005, per poi decrescere progressivamente;
- Nel 2014, la produzione interna di gas naturale ha coperto i consumi per il 12%, di cui il 67%             estratto dal mare;
-  La produzione interna di petrolio copre il 10% dei consumi nazionali;
- Negli ultimi 6 anni nessun nuovo pozzo esplorativo in mare è stato perforato;
- Il ritmo di perforazione dei giacimenti già scoperti è in crollo progressivo da 4 anni;


Escludo volontariamente tutti gli aspetti di carattere ambientale che porterebbero a preferire l'abrogazione di questa parte della norma. Lo faccio semplicemente perché sarebbe troppo semplice argomentare su aspetti ambientali. Ho preferito farlo sul campo dei petrolieri.

IN CONCLUSIONE

Il 17 aprile votiamo SI' per dire NO alle trivellazioni. Raggiungere il quorum sarà un'impresa stratosferica, e dubito fortemente che si arrivi all'obiettivo, ma dobbiamo provarci. Il PD, dopo aver provato a disinnescare i 6 quesiti referendari (credo che questo l'abbia mantenuto volontariamente in piedi, ben sapendo che avrebbe poi staccato il referendum dalle comunali, al fine di non far raggiungere il quorum ed ottenere una presa mediatica negativa sui comitati che si sono battuti generosamente per l'indizione del referendum) e dopo aver staccato questo referendum dalle elezioni comunali con un surplus di costi di oltre 300 milioni di Euro, sta spingendo per l'astensione. Il Partito democratico che spinge per l'astensione? Questo è in antitesi con l'essenza stessa di democrazia, che sta nel potere del popolo di autodeterminarsi. Si sono fatti un clamoroso autogol. 
Sapete chi suggerì l'astensione per il referendum del nucleare e dell'acqua pubblica? Berlusconi! Ecco, il PD è la stessa cosa.

Chiuderei in bellezza, con l'alternativa a medio-lungo termine, proposta dal movimento 5 stelle con un piano energetico nazionale che arriva al 2050.

2020 - Chiusura di tutte le centrali a carbone;
2030 - L'elettricità interamente prodotta con fonti rinnovabili;
2050 - Togliere l'utilizzo di carburanti anche dalla mobilità.

Seguitevi questo video del cittadino portavoce Carlo Martelli (m5s) ad Italia 5 stelle. Ne vale la pena!



Alla prossima.