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giovedì 9 luglio 2015

CINA - CROLLO PER LA BORSA CINESE. QUALI CONSEGUENZE POTREBBE AVERE?

Salve gentili lettori.

Mentre giustamente tutta l'Europa (e non solo) resta concentrata sulla tematica economica e geopolitica che vede al centro lo scontro tra la Grecia ed i creditori della Troika, dall'altra parte del mondo, in Cina, si stanno verificando una serie di eventi finanziari pericolosi qualora essi si protraessero nel tempo. Il rischio di trovarci di fronte all'ennesima bolla speculativa contagiosa per le economie mondiali per adesso non è realmente calcolabile, però i dati che ci troviamo di fronte andrebbero quantomeno analizzati.
Troviamo nelle ultime ore specialmente, un terrorismo informativo incredibile, che accomuna il referendum greco, con il crollo della borsa europea (che tra l'altro oggi si è ripresa, specie Milano).
Dovete sapere che il debito pubblico greco supera i 330 miliardi di Euro, di cui 240 dovuti alla Troika. Gli speculatori di borsa sapeva perfettamente che ci sarebbe stata una problematica pre e post referendum e si sono già protetti da tempo dai possibili rischi. Sappiate quindi che le conseguenze dei fatti greci sono minimizzati da questo punto di vista. Un casino apocalittico per 1,6 miliardi di Euro di rata dovuta dalla Grecia al fondo monetario internazionale, e non una parola sulla situazione che da settimane sta colpendo la borsa cinese.
Il fatto incredibile, è che nelle ultime settimane la borsa cinese ha bruciato l'equivalente di 2300 miliardi di Euro. 2300.....non 1,6... .
Ora, siamo realistici; credete che il problema dell'incertezza della borsa sia la Grecia, o la Cina?? Mmm, io non avrei dubbi, sinceramente.

La borsa di Shanghai ha perso l'8% in 24 ore e più del 25% calcolando un periodo mensile.

La notizia ha preso un po' di sorpresa tutti, ma in realtà questa situazione di pericoloso stallo al ribasso si sta protraendo nel tempo, ed aveva dato i primi segnali allarmanti già a maggio 2015.
Stiamo parlando di uno Stato dall'importanza economica e finanziaria basilare per l'intera economia mondiale, avente un debito pubblico in percentuale sul P.I.L irrisorio (inferiore al 20%), ma con un debito privato che, sempre in percentuale sul P.I.L. cresce a dismisura. Esso è aumentato in poco più di 7 anni di 57 punti di P.I.L. arrivando al 155% nel 2014.
Oggi più di 500 titoli cinesi hanno subito un blocco forzato, dovuto allo sforamento del limite massimo di perdita giornaliera (10%). Essi vanno a sommarsi ai precedenti 800, arrivando a 1300 titoli bloccati, circa il 50% dei titoli principe della borsa cinese. In tre mesi il crollo si è assestato intorno al 30%.

L'effetto ribassista ha colpito diversi indici asiatici, compreso Nikkei giapponese, che oggi ha perso il 3,1%, Taiwan -3%, Sydney -2% ed Hong Kong, che ha subito il peggior calo dal 2008 (-8,6% di picco massimo, con una chiusura a -5,8%)), ovvero dal crack della Lehman Brothers. 

Da un punto di vista macroeconomico, lo scoppio eventuale di una bolla cinese è vista dagli esperti in modo dubbio, in quanto nutrono speranza di immediata stabilità dovuta alla relativa gioventù del mercato cinese. Tuttavia se ciò non dovesse accadere, lo scoppio di una bolla cinese avrebbe gravissime ripercussioni economiche in tutti i principali paesi partner del colosso asiatico.
La Cina è la locomotiva trainate, che con i suoi surplus commerciali alimenta l'export sostenendo il mercato, Italia compresa.
La realtà dura e cruda ci dice che non è possibile prevedere le modalità attraverso cui una bolla scoppierà, ne il momento in cui succederà.

Che cos'è in parole povere una bolla speculativa? Semplicemente è una condizione del mercato finanziario che porta gli operatori di borsa ad investire al rialzo o al ribasso non perché si crede che quel determinato asset sia vantaggioso nel medio periodo, ma perché si pensa che tutti gli altri compratori o venditori pensino che lo sia, e conseguentemente si comportino in quella determinata maniera. Questo porta a speculare su specifici titoli, al rialzo o al ribasso con l'obiettivo di comprare in un momento di minimo e vendere in un momento di massimo lucrando la differenza. Questo comportamento si protrae nel mercato per diverso tempo, continuando a gonfiare il valore dei titoli in modo illogico ed irrazionale, fino all'esplosione, che ripristina i regolari valori di mercato.
Nel momento in cui si scatena il panico e la borsa va giù pesantemente, in modo altrettanto illogico si vende seguendo il mercato ribassista, perché si pensa che di li a poco il valore sprofonderà ancora di più.

Il pericolo per l'economia reale è che la bolla si sgonfi pesantemente, facendo perdere alla Cina la posizione predominante nell'economia mondiale, che la porta ad essere il traino. Se questo accadesse, le esportazioni verso la Cina diminuirebbero e conseguentemente ci sarebbe una minore domanda estera, quindi minor bisogno di produzione.
Dall'altra parte i beni cinesi aumenterebbero di prezzo perché l'esplosione della bolla farebbe diminuire l'offerta cinese, e tutti i beni importati aventi materiale di produzione o manodopera cinese, risulterebbero più onerosi per gli altri paesi importatori.

Dal punto di vista dell'unione europea, il pericolo principale è la svalutazione della moneta cinese, che metterà la Germania a rischio, in quando essa ha un surplus commerciale di 14 miliardi verso la Cina, ed a moneta svalutata le importazioni cinesi dalla Germania diminuiranno, facendo diminuire le entrate di capitale in Germania. Dall'altra parte, una moneta cinese debole, favorirà ancora di più le importazioni degli altri Stati dalla Cina.

Non so voi, ma io mi preoccuperei molto di più della situazione cinese, da un punto di vista finanziario. Stiamo parlando di una nazione che detiene esclusivamente in valuta estera sommata, un valore pari a 4 trilioni di Dollari! La paura che si verifichi nuovamente un contagio come accadde dopo la crisi dei mutui subprime americani mi spaventa non poco, dato che purtroppo dopo quel dissesto finanziario noi non siamo ancora riusciti a risollevarci (a parte le favole dei governi di turno).

Alla prossima.


lunedì 6 luglio 2015

REFERENDUM GRECIA - NETTA VITTORIA PER IL NO ALL'AUSTERITY. QUALI POTREBBERO ESSERE GLI SCENARI FUTURI?

Salve gentili lettori.

L'articolo odierno non poteva che essere dedicato alla vittoria del NO nel referendum greco di ieri. Un risultato che mi rende felice, perché era quello che auspicavo potesse accadere, ma che non mi fa saltare di gioia dal punto di vista realistico, rispetto alla situazione economica della Grecia.
Comunque fosse andata sarebbe stata una vittoria della democrazia diretta applicata a tematiche controllate dai creditori della Grecia, e questo è già un passo avanti gigantesco.
Ringrazio il popolo greco per il coraggio mostrato, e spero che questo messaggio sia arrivato anche in Italia, dove troppo spesso ci mostriamo incollati allo status quo, senza avere una visione di società d'insieme.

La vittoria nel NO è stata netta, perché superiore al 60%. Questo è un dato molto importante, perché il terrorismo informativo applicato in questi giorni precedenti al referendum mi avevano fatto temere che prevalesse la paura sul coraggio di mostrare resistenza ed orgoglio.

Ora vorrei analizzare il futuro che si prospetterà, secondo me, per il popolo greco.


Sinceramente credo che da ieri ad oggi sia cambiato poco dal punto di vista sostanziale, per il semplicissimo motivo che sia prima e sia dopo il referendum si proverà a trovare un accordo tra le parti. Non so come Tsipras possa pensare di riuscire a strappare condizioni che non applichino nuova austerità, continuando a trattare con gli stessi creditori che hanno sbattuto ripetutamente in faccia la porta al popolo greco in questi mesi. Evidentemente, come ha detto Tsipras, un NO al referendum darà alla Grecia più potere contrattuale nel concordato, ma il peso rimarrà limitato.
Qualora venisse trovato un accordo su basi leggermente migliori, la Grecia potrà rifiatare con altri crediti per 7,2 miliardi, che tapperanno i buchi precedenti, per poi aprire una nuova falla nel giro di qualche mese, rischiando di essere punto a capo, ma con problematiche ancora maggiori a cui far fronte.


La situazione greca è davvero complicata, sia in caso di uscita dall'Euro e sia in caso di permanenza. Mi piacerebbe pensarla in modo differente, ma non ci riesco. Ora andrò nel dettaglio delle opzioni.

In caso di permanenza nell'Euro, Tsipras dovrà scendere a condizioni ristrette con i creditori, applicando altra austerità anche se in forma minore dato che il risultato del referendum avrà inevitabilmente un suo impatto. Ricordiamoci che la Grecia è la cavia dell'austerità, in quanto è la nazione che risulta essere più avanti con le riforme strutturali imposte dall'UE ai paesi in crisi. Però ricordiamoci che i greci hanno rifiutato totalmente l'austerità con questo voto, e Tsipras è obbligato a perseguire il volere democraticamente espresso dal popolo greco. Le condizioni uscite fuori nell'ultimo tentativo di concordato erano massacranti, ma non credo che si riesca a ottenere un cambiamento sostanziale con una ristrutturazione del debito, anche perché a restare con il cerino in mano sarebbe soprattutto la Germania. Ed essa non si piegherà.
L'applicazione di una riforma stile Fornero, una nuova ed ancora più cruenta precarizzazione del mercato del lavoro, la privatizzazione selvaggia dei servizi, l'aumento dell'IVA a livelli massacranti sono condizioni che si ripresenteranno al nuovo tavolo. Starà a Tsipras mostrare coerenza e rifiutare nel caso in cui non dovesse riuscire ad ottenere una ristrutturazione del debito
Restando nell'Euro la Grecia si dovrà preparare a nuova austerità, per ottenere nuovi fondi tali da permettere la copertura di vecchi debiti, in un processo a spirale che continuerà a farla avvitare su se stessa.
Che questo sia un comportamento tale da voler far uscire la Grecia dall'Euro senza aver il timore di un accordo con la Russia lo vedo difficile. Il problema è geopolitico e l'UE e gli USA non credo siano così poco fantasiosi. Educarne uno per educarne 100..., ripeto non è la strada che secondo me seguirà l'UE con la Grecia.

Anche in caso di uscita dall'Euro non c'è grande speranza. 
La Grecia, al contrario dell'Italia, importa quasi tutto e non ha un export massiccio. Questo comporterà, in caso di uscita dall'Euro e svalutazione della nuova Dracma, pochissimi vantaggi dal punto di vista del recupero di competitività delle proprie merci e dei propri servizi (fatta eccezione per il turismo). Dall'altra parte, importare in Dracme diventerà più oneroso.
Altro aspetto fondamentale, è la questione del debito. Non so se, in caso di uscita il default sarà totale o parziale; nel caso in cui fosse parziale, dobbiamo ricordarci che i debiti della Grecia sono per lo più di carattere sovranazionale, e quindi escono dalla legislazione nazione impedendo l'applicazione della LEX MONETAE. Ciò significherebbe dover pagare in Euro i debiti pregressi, e non in Dracme svalutate.
Nel caso in cui il default dovesse essere totale, credo che l'UE per proteggersi applicherà delle sanzioni alla Grecia, esattamente come fatto con la Russia, pur infliggendosi un danno economico e finanziario pesante.

Lo ripeto da giorni, l'unica strada per la Grecia è la seguente: risolvere questa problematica dal punto di vista geopolitico. La sua posizione geografica è invidiabile, e quindi automaticamente è assai appetitoso un accordo con la Grecia stretto dalle potenze Russia e Cina. Esse potrebbero finanziare la ripresa greca in cambio dell'uscita della Grecia dalla NATO ed in cambio del controllo di alcuni porti strategici sul mediterraneo.

Questa è l'unica strada che vedo per risollevare il coraggiosissimo ed orgoglioso popolo greco.

La notizia a sorpresa sono state le dimissioni del ministro delle finanze greche Yanis Varoufakis, che per sostenere Tsipras nella sua battaglia si è fatto da parte, in quanto egli crede di essere un ostacolo verso un accordo vantaggioso per la Grecia perché non simpatico ai creditori.

NON ESISTE EURO SENZA AUSTERITA', E' UN DATO DI FATTO.

Alla prossima.




venerdì 6 febbraio 2015

PODEMOS E SYRIZA - LA MANIFESTAZIONE DI PUERTA DEL SOL ED I PRIMI FATTI DI TSIPRAS.

Salve gentili lettori.

In questi ultimi giorni, successivi all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica Mattarella, ho deciso di prendermi una pausa dalla politica interna per ricaricare le pile. C'è un limite a tutto, e la modalità di votazione che c'è stata al quarto scrutinio è stata un punto davvero molto basso, almeno per quanto mi riguarda.
E' stato un punto ancora più basso dei primi tre scrutini resi inutili appositamente per abbassare la maggioranza a 505 voti nel quarto scrutinio (ogni seduta comune costa 10 milioni di Euro...). 
Tuttavia, le parole di Mattarella mi sono piaciute, e spero che esegua scrupolosamente il suo compito di garante della Costituzione sulla quale ha giurato pochi giorni fa.
Il nuovo Capo dello Stato era uno dei componenti della Corte Costituzionale che decretò l'incostituzionalità del Porcellum per un premio di maggioranza spropositato e per la mancanza delle preferenze. Si vedrà immediatamente se sarà coerente con le sue idee nel momento in cui dovrà firmare o rigettare l'Italicum (in questo articolo la spiegazione dell'Italicum http://simosamatzai1993.blogspot.com/2015/01/dittatura-nome-in-codice-italicum-ecco.html). Per adesso auguro a Mattarella un buon lavoro da Capo dello Stato.

Libero dai miei soliti scrupolosi momenti d'informazione politica interna, mi sono potuto dedicare con molta calma alla lettura personale ed all'informazione politica estera riguardante la Grecia e la Spagna. Mi sono documentato sulle iniziative prese dal governo di Alexis Tsipras in Grecia, ed ho letto qualcosa su Podemos, che inizia a piacermi davvero tanto.

I due argomenti che tratterò all'interno dell'articolo, saranno proprio Syriza e Podemos.

Buona lettura!

Voglio partire da questa meravigliosa fotografia di un comizio di Podemos, perché la piazza di Madrid mi ha visivamente colpito. Era un pezzo che non vedevo una partecipazione del genere in sostegno di un movimento politico. Credo che possa essere paragonato, non tanto per i numeri, ma per la partecipazione e la forza comunicativa espressa, esclusivamente all'ultimo comizio del MoVimento 5 stelle dello Tsunami Tour, a Roma, il 23 febbraio 2013.
In questa piazza, dal vivo piuttosto ampia, secondo gli organizzatori vi erano dalle 200 alle 300 mila persone, ma non sono i numeri che contano. Quello che realmente conta è la forza espressiva di questa piazza; bella, bellissima.

Io ci sono stato personalmente in quella piazza, a Puerta del Sol. Mi capitò in gita scolastica, la classica gita che si fa in quinta superiore prima di preparare l'esame di maturità. Un momento che ti rimarrà impresso nei ricordi perché vissuto con una classe di amici con la quale hai condiviso un sacco di ricordi lungo il periodo scolastico. L'albergo dove soggiornavamo era proprio a Puerta del Sol, nel periodo appena successivo alle movimentazioni degli Indignados. In quei 5 giorni di permanenza a Madrid passammo continuamente per questa piazza, tra simpatici mascotte dei Looney Tunes pronte a prestarsi per una foto ricordo, idranti che durante la notte la ripulivano per bene, musicisti ed illusionisti pronti a stupirti.
Sì, gli Indignados, un movimento che pareva di esclusiva protesta, che ha avuto il suo culmine nel 2011, per poi svanire poco più di un anno dopo.
No, svanire non è il termine esatto, perché da una costola degli Indignados, è nato Podemos, che ora vola nei sondaggi e pare pronto a governare la Spagna dopo le prossime elezioni.
E' un partito giovane, giovanissimo, fondato nei primi giorni del 2014 e che è riuscito immediatamente a stupire alle elezioni europee ottenendo addirittura 5 seggi, attraverso il voto di oltre 1 milione di spagnoli.

Per tutti questi motivi mi sento legato a Podemos, oltre che al fatto che condividano insieme al MoVimento 5 stelle e Syriza alcuni punti di programma Europeo che vanno contro l'austerity, pur avendo rispetto al m5s diversi punti differenti.
I punti di contrasto contro il sistema europeo sono chiari, vanno dal rifiuto dell'austerity, al Fiscal Compact, alla ridiscussione della struttura della BCE, attacchi al FMI e Troika, fino alle politiche sociali e di democrazia attiva.
Una convergenza con il MoVimento è possibile, anzi, necessaria perchè la forza di un'unione tra paesi mediterranei andrebbe a sbaragliare la forza prorompente ed autoritaria dei tedeschi nell'UE.

I dialoghi sono già cominciati.



Pablo Iglesias, il leader politico di Podemos è una personalità giovane che parla bene, diretto, senza troppi freni. Lo seguo molto attentamente, perché trovo in Podemos una forza politica piena di voglia di mettersi a servizio della propria cittadinanza, in modo pulito. Esattamente le stesse motivazioni che mi hanno portato da diversi anni a seguire il MoVimento 5 stelle e successivamente ad iscrivermi per far parte del progetto.



Da tutte e due le forze politiche sono nate aperture, diversi progetti politici interni al Parlamento Europeo vengono condivisi con Podemos ed anche con Syriza.
Ideologicamente siamo evidentemente differenti, ma perseguire l'uguaglianza tra i cittadini, per un partito italiano, non significa dover essere ideologicamente di sinistra. Perseguire l'uguaglianza in Italia, significa esclusivamente rispettare l'articolo 3 della nostra Costituzione, sia da un punto di vista formale (comma 1), sia da un punto di vista sostanziale (comma 2).
E le politiche sociali sono al centro delle proposte del MoVimento 5 stelle.



Ora vorrei passare all'analisi sulla Grecia, dove il premier Alexis Tsipras si è subito dato da fare, in modo piuttosto veloce facendo ottime mosse per il suo popolo.
Non aveva cominciato bene alleandosi con l'estrema destra (ricordo le critiche al m5s per l'unione con UKIP). Qui la situazione è diversa. Mentre con UKIP il MoVimento 5 stelle ha obiettivi di democrazia diretta in comune, ed altri punti di vista assolutamente in contrasto dove i due schieramenti votano in modo opposto (Energia, politiche sociali); in Grecia, Syriza ha fatto un governo con la destra estrema, obbligatoriamente, dato che per soli due seggi non è riuscita a raggiungere la maggioranza assoluta. Ora, purtroppo, Tsipras sarà sotto continuo ricatto dei suoi alleati di governo, che potrebbero far saltare il suo esecutivo. Spero che abbiano trovato un accordo solido.
Ora andiamo ai fatti. Sì, fatti. Sono contento di poter parlare di fatti associandoli a Tsipras.
Si è subito mosso benissimo ed in pochi giorni ha legato il suo nome ad una parola straordinaria in politica: CONCRETEZZA.

Ha alzato il salario minimo dei lavoratori greci da 450 a 751 Euro lordi ed ha posto subito in atto un progetto di riassunzione di pubblici funzionari; verrà data la cittadinanza greca a tutti i figli d'immigrati nati in Grecia (non credo che gli alleati d'estrema destra stiano saltando di gioia); e soprattutto, ha subito bloccato le privatizzazioni, bloccando la vendita del porto Pireo ai cinesi della COSCO (sto leggendo in questi giorni Gomorra, il collegamento è stato immediato ed inevitabile, perché anche nel romanzo di Saviano si fa riferimento alla COSCO nel 1° capitolo dedicato al porto).
Mossa non di poco conto, dato che la COSCO possiede la terza flotta più grande al mondo. Inoltre, il governo Tsipras ha bloccato anche la privatizzazione della società di gestione di energia elettriche.

Tutto questo in una settimana, fantastico, sono felicissimo di poter scrivere queste cose per il bene del popolo greco.

Tsipras è stato pochi giorni fa a Roma, in visita al premier Matteo Renzi. Baci e abbracci, strette di mano di facciata, con il condimento di una cravatta regalata da Renzi al premier greco. Tuttavia, oggi, all'annuncio delle misure della BCE sulla Grecia, Renzi si è stancato di fare l'amico, e si è subito accodato alle scelte tedesche rispetto alla Grecia. Ne avevate il minimo dubbio?? Io no.
Renzi:<< Decisione della BCE giusta è opportuna >>.

Andiamo agli aspetti bui.

Come avevo scritto nel mio articolo che analizzava la vittoria schiacciante di Syriza alle elezioni greche, in cui mostravo tutta la mia speranza per il popolo greco, il dubbio che rimane è sempre quello: riuscirà Tsipras a rinegoziare a condizioni temporali più vantaggiose il pagamento del debito pubblico greco?
La mia speranza è che ci riesca, ma purtroppo tutta la storia UE mi porta a dire che non succederà. L'UE non è un'unione di cooperazione, ma un'unione dove ci si tira cazzotti a vicenda per mostrare chi è più bravo a rimanere in piedi. E' un sistema che, al netto, dimostra di essere chiuso e dove la Germania fa la padrona incontrastata nel mercato interno UE, specie nelle esportazioni verso i PIIGS.
Per tutto questo, un'unione strategica tra paesi mediterranei (punto fondamentale del m5s in Europa) è non solo una speranza, ma è fortemente probabile.
Tsipras si troverà ad un bivio molto, molto presto. Credo che si deciderà tutto entro la fine di marzo. O Tsipras si piegherà sottostando ai dicktat UE dopo essersi visto sbattere la porta in faccia, oppure uscirà dall'Euro, con molto coraggio.

Ieri sera la BCE ha emanato un comunicato diretto alla Grecia, dove si specifica che la BCE revoca alle banche greche la possibilità di consegnare in garanzia titoli di Stato greci, in cambio di liquidità.
Questo è un ovvio avvertimento a Tsipras, una minaccia nascosta, per ricordare al nuovo esecutivo che si dovrà comunque tener fede agli accordi precedentemente presi dallo scorso esecutivo greco con la BCE e la Troika.
La richiesta di Tsipras d'ottenere una cancellazione di parte del debito è saltata. Presto la Grecia sarà politicamente spalle al muro, e vedremo la consistenza di Tsipras nella politica estera. Speriamo in bene.

Forza Spagna, forza Grecia, forza Italia...(ci hanno rovinato pure il termine forza Italia...siamo proprio sottoterra).

Alla prossima!







venerdì 21 novembre 2014

EURO - L'ESPORTATORE E' VIRTUOSO MENTRE L'IMPORTATORE E' FANNULLONE...

Salve gentili lettori!

In questo articolo, che risulterà essere l'ultimo della settimana, vorrei riprendere nuovamente il filo logico che sto seguendo nella maggior parte dei miei articoli, da ormai due settimane. Quindi, riprendiamo nuovamente a trattare ed a discutere il tema Euro, concentrandoci, questa volta, su un aspetto che ancora non avevo avuto il tempo di valutare precedentemente.

Vorrei considerare l'Eurozona nel suo complesso, per vedere le situazioni macroeconomiche che si sono create, ed hanno portato ad un crollo profondo nella fiducia della popolazione europea verso le politiche comunitarie ( per informazioni specifiche, concentrarsi sul dato d'astensione alle ultime europee...). Lo so, l'UE e l'Eurozona sono due concetti differenti, ma non si discostano troppo nei temi macroeconomici ( fatta eccezione per la moneta degli Stati UE non aderenti all'Eurozona ).

Buona lettura.

Partiamo dalle dichiarazioni di Draghi, in risposta ad un deputato del MoVimento 5 stelle, in un'audizione avvenuta in una commissione del Parlamento Europeo.


Devo dire che, sentire da Draghi un'affermazione così forte, tesa all'irreversibilità dell'Euro, mi ha fatto gelare il sangue inizialmente. Insomma, in democrazia non c'è nulla d'irreversibile, perché tutte le scelte possono esser messe in discussione in qualsiasi momento, in base al potere popolare, o di delegati popolari, all'interno delle istituzioni nazionali e comunitarie. Sentire Draghi parlare di irreversibilità dell'Euro, sapendo che nessun italiano avesse, precedentemente all'ingresso nell'Euro, avuto il potere di dire la sua rispetto a questa tematica, non è che mi sia piaciuto troppo. 
Successivamente, però, ha parlato anche della possibilità di ogni Stato di uscire dalla moneta unica, qualora vi fossero le condizioni interne tali da permettere questa scelta all'interno delle istituzioni statali. 
Ecco, questo mi ha leggermente riportato sulla Terra, dopo aver provato, solo pochi secondi prima, un fortissimo sconforto.

Detto questo, passiamo al tema specifico dell'articolo, che vuole trattare l'Eurozona come un sistema per verificarne le falle che si sono create negli anni successivi alla sua nascita.

Se andassimo a verificare i dati sull'Eurozona, ci renderemmo conto che, al netto, essa si dimostra essere un sistema macroeconomico chiuso. Il P.I.L. comparato dell'Eurozona, al netto d'importazioni ed esportazioni, segna, nell'ultimo trimestre, un misero segno + dello 0,2%. Questo tende a dimostrarci che, il sistema si basa su una lotta interna tra gli Stati membri a colpi di riforme del mercato del lavoro, tali da precarizzare i diritti dei lavoratori, per abbassare i costi di produzione ed essere più competitivi rispetto alla concorrenza interna alla stessa Eurozona. 
La favoletta della cooperazione per sfidare macro potenze come U.S.A e Cina, era solo una stupida storiella. Ed ha funzionato davvero benissimo come ninna - nanna.


La verità, è che il nostro sistema è un sistema chiuso, dove chi riesce a prendere il sopravvento sugli altri, alza le proprie esportazioni ( produce di più, vende merci ed acquisisce moneta nel suo sistema nazionale ), mentre chi soccombe, troverà più vantaggioso comprare dall'estero ( importando beni ed avendo un flusso in uscita di moneta ). Questo sistema, nel lungo periodo, ha creato una super potenza ( Germania ), che ha assorbito il mercato interno degli altri Stati dell'Eurozona, ed ha piazzato le proprie merci in questi Stati periferici ( specie nei famigerati PIIGS ), gonfiandosi di flussi di moneta, mentre gli altri Stati importatori hanno visto, di contro, l'uscita di capitali e la desertificazione produttiva.

Si è formata la battaglia a chi esporta di più, come se l'esportatore fosse il buono della situazione, mentre l'importatore giocasse il ruolo del fannullone che non segue le regole e soccombe.
Ma ora vi pongo una domanda: secondo voi, senza un importatore, l'esportatore dove piazzerebbe le sue merci??

Molto semplicemente, non potrebbe piazzarle. L'economia è un gioco con almeno due parti, la legge della domanda e dell'offerta parla chiarissimo.

Quindi, io non trovo molto cooperante al suo interno, un sistema chiuso che si basa sulla perdita di diritti dei lavoratori, volto ad un solo, unico, obiettivo: TIRARSI GRANDI CAZZOTTI A VICENDA, PER VEDERE CHI E' IL PIU' BRAVO, NON A VINCERE, MA A RIMANERE SU PIU' A LUNGO DEGLI ALTRI COMPETITOR. 
Il giochino strano è che il più bravo della situazione ( Germania, in questo caso ) non se la passa benissimo, infatti, come crescita, risulta essere all'undicesimo posto tra le nazioni dell'Eurozona. Il periodo dell'analisi parte dal 2008, in poi. 
Tuttavia, molto semplicemente, sarà l'ultima ad andare k.o, in questo contorto e stupidissimo insieme di scontri di pugilato tra soggetti apparentemente cooperanti.

Pensateci, se il nostro è un sistema chiuso ( al netto! certo esportiamo, ma se esportiamo esattamente quanto importiamo, il giochino vale quasi 0 ), e la capogruppo ( Germania ) basa le sue esportazioni sulle importazioni dei PIIGS ( Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna, e direi d'inserire ormai anche la Francia ) arriverà ( e siamo prossimi a questa situazione ), il momento nella quale la desertificazione produttiva, creata da questa gara a chi è più bravo, non renderà più conveniente agli Stati in crisi importare dai tedeschi. Al quel punto, anche i tedeschi crolleranno ( ed i primi dati si stanno cominciando a vedere ), vedendo soccombere i loro mercati di sbocco.

QUESTA, E' LA GRANDE U.E. DELLA COOPERAZIONE...FANTASTICA, NON E' VERO??

Spero di esser stato chiaro. 

Alla prossima!


mercoledì 29 ottobre 2014

CHE COS'E' IL TTIP?? QUALI SONO I FINI ECONOMICI E GEOPOLITICI DI QUESTO TRATTATO?

Salve gentili lettori.

Questo articolo lo dedicherò all'analisi, sottolineo del tutto personale, in quanto i documenti sono assolutamente segreti, di un nuovo accordo economico di libero scambio, il TTIP.
Che cos'è il TTIP? Proviamo a capirci qualcosa, ragionando sulle poche informazioni che sono di dominio pubblico, andando a scavare qua e la sul web. Affrontare questa analisi non sarà per nulla semplice.

Partiamo dall'aspetto più semplice del problema. Cosa significa TTIP? Fin qui è tutto molto semplice, perché esso è l'acronimo inglese di Transatlantic Trade and Investiment Partnership.
Questo trattato rischierà di cambiare la storia a noi cittadini europei, perchè esso avrà una funzione molto semplice, ma che potrebbe creare grossi problemi negli aspetti legislativi, buttando dal balcone anni ed anni di lotte europee che avevano posto sotto tutela moltissimi aspetti della nostra vita. Vi farò qualche esempio più in la nel corso dell'articolo.
Il TTIP è un trattato bipartisan, in corso di negoziazione da ormai diverso tempo ( se ne cominciò a parlare addirittura nel 2007) che interessa esclusivamente l'UE e gli Stati Uniti.
Attraverso questo accordo, le due superpotenze economiche mondiali sopracitate si impegneranno ad agevolare il libero mercato, e quindi, la libera circolazione delle merci e dei capitali, tra di esse. 

Primo aspetto. I risultati più facili da intuire saranno un abbassamento sostanziale dei dazi, se non una loro completa abolizione, ed una regolamentazione uniformata molto, molto agevolata sul passaggio delle merci tra UE ed USA.
Sono andato a controllare il peso esistente ad oggi, dei dazi vigenti tra le due superpotenze, e non mi sembrano per nulla proibitivi! anzi! sono molto vantaggiosi.
I beni statunitensi, per poter entrare in territorio europeo, pagano un dazio pari al 5,2%; mentre un bene europeo, per poter entrare in territorio statunitense arriva a dover sostenere un dazio pari al 3,5%. 
Entrando più nello specifico, i dazi che pesano sull'ingresso dei prodotti italiani negli USA toccano il 10% sulle calzature (20% in caso di calzatura con suola in gomma); il 5% sul tessile ( con picchi più alti per il lusso, del 16% sui maglioni, il 14% sulle camicie ed il 19% su stoffe particolari); sui macchinari si arriva al 1,2%; sulle bevande non alcoliche il 17%; sul settore agroalimentare, fondamentale nel nostro export, arriviamo al 4%, con picchi del 12% sui pomodori e l'11% sui formaggi.
Sono dazi ragionevoli, vigenti in ambo le parti. E poi, perché chiudere un nuovo trattato nell'età della globalizzazione? Parrebbe inutile, se non vi fossero altre, più scottanti tematiche sotto.

Secondo aspetto. Uniformare la legislazione tra i due continenti, significherebbe modificare in peggio (dal punto di vista europeo), una base solidissima di controlli e tutele, standard minimi di sicurezza per permettere la circolazione delle merci. Questo trattato colpirà in modo serio i prodotti alimentari (produzioni OGM, carne con ormoni ed antibiotici, latte arricchito, ecc) che sono normale vita quotidiana negli USA, ma che in UE non sono tollerati da decenni e sulla quale i controlli risultano essere certosini.
Pensateci un po', permettere il libero accesso sul territorio di prodotti agricoli, ma anche industriali, rischierà di far perdere la normale provenienza, luogo di produzione, di un qualsiasi bene (che sia esso prodotto agricolo con OGM, formaggio non di produzione italiana od europea, vino, olio d'oliva, ecc...). 
Ma non è mica tutto! infatti, questo trattato, non si pone solo l'obiettivo di aprire un mercato sempre meno regolamentato e sempre più aperto al liberoscambismo. Aderire come UE al TTIP, significherebbe permettere ad una qualsiasi mega impresa americana, o peggio ancora lobby, di partecipare e vincere un qualsiasi appalto sul nostro territorio continentale e nazionale. Il nostro tessuto industriale nazionale, è formato per la maggior parte da piccole e medie imprese, ed esse verrebbero completamente tirate fuori dai giochi su appalti medio grossi.

Terzo aspetto. E' altamente probabile, se non certo (dato che questo aspetto pare essere presente in una bozza del TTIP in presente in commissione europea), che la chiusura di questo trattato vada a fare le pernacchie a tutte le battaglie fatte anni fa sulle privatizzazioni. Qualora un servizio, precedentemente gestito dallo Stato, sia stato successivamente privatizzato, totalmente o anche solo parzialmente, tale privatizzazione, potrebbe rimanere inalterata, ovvero irreversibile. Ciao ciao referendum sull'acqua, sul nucleare. Dopo capirete il perché...ricordatevi che il TTIP avrà un importanza superiore a qualsiasi legge nazionale..capito??

Questa è solo una piccolissima parte dei motivi che stanno spingendo gli USA a forzare i tempi per la chiusura di questo accordo con l'UE. Gli altri aspetti sono geopolitici. 

La crescita spasmodica della Cina infatti, ha tolto grossissime fette di mercato agli statunitensi, relegandoli a secondo mercato mondiale. L'UE, da questo punto di vista, risulta essere un allettante mercato di sbocco, con la quale chiudere importanti accordi commerciali, sia per la Cina e sia per gli USA.
Limitare il mercato europeo ai cinesi, significherebbe per gli USA recuperare fette di mercato rispetto al colosso asiatico, stingendo l'UE a se con un cappio molto stretto, che non permetta più all'unione di staccarsi dal controllo statunitense, chiudendo accordi commerciali con l'alleanza Cina-Russia.
La paura statunitense è che l'impresa cinese, cresca di qualità e si espanda in settori oggi poco frequentati, se non in modo poco qualitativo. 
In più, chiudendo il TTIP, gli USA avrebbero grossi, grossissimi vantaggi economici, stimabili in un incremento nel medio periodo, del del reddito pro-capite pari al 13,4%, mentre gli Stati dell'UE si fermerebbero ad un incremento del 5%. Insomma, meno della metà. Questi dati, chiaramente, non li ha inventati il sottoscritto sconosciuto Simone Usai, ma sono stati pubblicati nel aprile del 2013 dalla fondazione tedesca Bertelsmann.

In più, analizzando l'impatto del TTIP nei confini continentali, scopriremo come i traffici di merci all'interno dell'UE, chiaramente, andranno a ridursi, privilegiando spostamenti di merci di portata transatlantica. Ed allora mi sorge chiarissima una domanda. Ma se di questo trattato di libero scambio tra USA ed UE si sta parlando già dal 2007, noi italiani, come mai abbiamo progettato il TAV? Questa grande opera non doveva servirci perché i traffici di merci tra Italia e Francia sarebbero cresciuti esponenzialmente nei prossimi decenni?? Niente di più falso! i traffici di merci tra Italia e Francia sono ormai in calo esponenziale dagli anni '80. Evidentemente il TAV serviva ad altro, non lo scrivo, perché tutti voi avrete già capito il mio pensiero.

Il trattato avrebbe una forza superiore alle leggi nazionali, ed a gestire la corretta applicazione del TTIP ci sarebbe un arbitrato internazionale.
Insomma, questo trattato, che si pone l'obiettivo di favorire gli scambi commerciali e gli investimenti tra UE ed USA, rischia di essere un pericoloso buco nell'acqua per noi cittadini europei. Esso rischierebbe di essere un forte boomerang, specie, come detto in precedenza, per i soggetti di medio-piccola caratura. Ops, guarda caso, la base del nostro tessuto industriale.

L'analisi che ho compiuto in questo articolo è il massimo che ho potuto fare su questo argomento. Spero che vi sia servita a rendervi più chiaro i fini economici e non del TTIP.

Alla prossima!


mercoledì 27 marzo 2013

CI ASPETTA UN FUTURO INCERTO....

      " IN UN SISTEMA FINITO DI RISORSE, LA CRESCITA INFINITA E' IMPOSSIBILE "

Dobbiamo riflettere fortemente su questa affermazione. La società che abbiamo fondato è basata sul CAPITALISMO che ha, come unico obiettivo, la crescita. Attraverso questa teoria economica, negl'ultimi 200 anni, l'uomo è riuscito a crescere ed a fondare un benessere generalizzato (quanto meno per l'occidente ). Tuttavia, oggi, siamo arrivati al punto di massima della nostra parabola rovesciata di crescita e, da questo momento in poi, non potremo che rimanere in stallo, per poi cominciare a decrescere.
Tutto questo benessere, dobbiamo ricordare, è stato fondato su un uso spropositato di risorse, in gran parte sottratto ad altri paesi (Africa, Cina, India, Indonesia, sud America).
Oggi però tutto è cambiato! stanno emergendo potenze future che ridicolizzeranno le potenze del presente e del passato. Analizziamo la situazione cinese.
   

La Cina sta diventato una super potenza mondiale, essa cresce al ritmo del 12% del PIL, e non sembra aver intenzione di fermarsi. Ipotizzando una crescita pari al 10% del PIL, dobbiamo capire che, tra soli 5 anni, ci ritroveremo davanti non più una Cina, ma 1,5 Cine.
Ora, il reddito cinese pro capite, si ferma a 11629 $, ma crescerà e di molto nel medio periodo.
Questo paese ha ancora grandissimi margini di crescita! si pensi ad un tasso di analifabetismo che, ancora oggi, si attesta sul 23% della popolazione.
Tutto quello che per decenni l'occidente ha preso a questo paese, verrà preteso, giustamente, dai cittadini cinesi, che vorranno stabilirsi ad un livello di vita parificato a quello occidentale. Immaginate cosa voglia dire questo?
Che non ci saranno più risorse disponibili per tutti! 
La popolazione cinese è pari ad 1 miliardo e 300 milioni di persone ed è in continuo aumento. Pensate che, dal 1961 ad oggi, si sono contati ben 336 milioni di aborti! un numero spaventoso, dovuto alle condizioni economiche non certo agiate nella quale, ancora oggi, gran parte dei cinesi viene a trovarsi.
Tuttavia, nel futuro non sarà più cosi! l'impossibilità di crescere figli, per la popolazione cesserà e la popolazione cinese crescerà a dismisura! 
Inoltre, sono dotati di grandissimi territori ancora non urbanizzati e quindi da sviluppare! infatti, solo il 30,3% della Cina è ampiamente popolato, mentre i territori ad ovest stanno aspettando solo di esser sviluppati.
La loro popolazione, avrà bisogno della costruzione di strade ed abitazioni e ciò vorrà dire l'utilizzo di una grossisima quantità di cemento e acciaio (miliardi di tonnellate).
Inoltre, saliranno i consumi alimentari dei cinesi (che hanno comprato grandissima parte dei territori africani per coltivare e mettere il loro bestiame) e questo toglierà grandissime risorse all'occidente.


La più grande nazione del Mondo, dal punto di vista economico, sono gli USA. La Cina si sta dirigendo, a grandi falcate, verso la vetta ed inoltre c'è un particolare che non si puà trascurare!
Il DEBITO PUBBLICO degli USA è detenuto in larghissima parte dalla Cina. Infatti il suo credito vs gli USA si attesta sui 1.154 miliardi di $ (Più di un trilione di dollari), a cui vanno aggiunti i 112 miliardi in mano a Hong Kong e una frazione più risibile a Macao (oltre ad un altro trilioni in mano giapponese).
Insomma, se domani i cinesi decidessero di passare all'incasso, gli USA sarebbero assolutamente insolventi e questo vorrebbe dire solo una cosa: LA TERZA GUERRA MONDIALE.

 
Non dimentichiamo, infatti, che gli USA dal 2010 in poi, hanno aumentato la spesa in armamenti a 650 miliardi di $ nel 2009, per poi arrivare ad oltre 800 milioni di $ nel 2012 (questo potrebbe presupporre una preparazione ad un possibile conflitto). La seconda da questo punto di vista è la Cina, ma lontanissima a 100 miliardi di $, poi Regno Unito, Francia, Russia....l'Italia si piazza in 9° posizione.


Siamo ad una svolta epocale della nostra civiltà, nella quale il CAPITALISMO deve essere abbandonato e sostituito con una modello economico che faccia capire alla gente che l'epoca del consumismo è passata! o l'occidente abbassa la soglia di consumi oppure, ahimè, non ci sarà spazio per tutti in questo pianeta.
Un altro grave problema è quello climatico....ma questo lo tratterò in modo approfondito in articoli futuri...