La crisi che sta attraversando l'intero
sistema economico mondiale, non è neppure paragonabile, per la sua
longevità, alla questione meridionale che investe l'Italia dal 1873
e che si prolunga tutt'oggi.
La definizione questione meridionale
venne utilizzata per la prima volta dal deputato Antonio Billia
intendendo la disastrosa situazione economica del sud Italia in
confronto alle altre regioni della nazione.
L'origine delle differenze socio –
economiche tra nord e sud Italia hanno, da sempre, creato un forte
dibattito che si alimenta attraverso le differenze ideologiche e
politiche della società.
Le correnti maggioritarie sostengono
fortemente l'idea che, questa spaccatura economica, esistesse già
precedentemente rispetto all'unificazione nazionale del 1861.
Tuttavia nuovi dati di carattere
storico – economico hanno dimostrato che le differenze economiche,
tra nord e sud fossero presso che inesistenti.
Da questi dati emerge infatti che la
nazione partì, al momento dell'unificazione, sullo stesso piano su
tutti i punti di vista.
Nel 1861, l'Italia era uno Stato poco
sviluppato dal punto di vista industriale, che aveva tardato a
seguire la scia inglese del periodo industriale. Essa viveva, per la
maggiore, di agricoltura e allevamento; questa tendenza si trascinò
ancora per qualche anno dopo l'unificazione.
Tuttavia, pochi anni dopo, si crearono
i presupposti che fecero nascere la crisi meridionale.
Cosa accadde?
Il primo fattore che colpì il sud fu
la crisi del grano e, conseguentemente, delle campagne. Colpo davvero
mortale per un meridione che basava l'economia proprio su queste
componenti.
Mentre il
secondo furono i grandi investimenti industriali, statali e privati,
che si concentrano nel Nord del paese andando a creare una spaccatura
che non si è mai più rimarginata.
Da quel momento in poi si crearono due
“Italie”:
- Il nord, che si mise a correre verso l'industrializzazione seguendo il modello inglese;
- Il sud, che rimase completamente spiazzato e lasciato al suo destino.
Ecco che, conseguentemente a questa
spaccatura, si verificò la prima migrazione di massa dal sud verso
il nord Italia, dal mondo della campagna alle industrie
settentrionali.
Nel 1875, conseguentemente ad un
peggioramento della situazione dell'ordine pubblico nel Mezzogiorno
e in Sicilia, il Governo propose al Parlamento l'adozione di
provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza.
Nel 1877 i professori universitari
Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, pubblicarono la loro inchiesta
in Sicilia con cui per la prima volta richiamarono l'attenzione
pubblica sulla durezza delle condizioni di vita nelle regioni del
Sud.
Conseguentemente allo sviluppo industriale settentrionale, il
meridione risentì ancora di più del resto d'Italia la GRANDE GUERRA
e vent'anni SECONDA GUERRA MONDIALE esattamente come la Prima, seguì
lo stesso copione. Ma questa volta le disparità che ne risultarono,
più che economiche, furono di carattere politico.
Da questo momento in poi però il sud
Italia riuscì, grazie al boom economico che colpi tutta l'Italia
post - guerra mondiale a crescere sotto tutti i punti di vista!
Un provvedimento che riuscì ad
assecondare questa crescita fu l'introduzione delle GABBIE SALARIALI,
che andò a disequilibrare i salari del nord e del sud in base al
costo della vita.
Da quel momento in poi, fatto 100 il
salario di un operaio del nord, il salario di uno stesso lavoratore
del sud sarebbe stato pari ad 80.
Questa differenza di salario era
equilibrato al costo della vita, andando quindi a dare una paga reale
parificata.
Per la prima volta dalla nascita dello
Stato italiano il sud stava riuscendo a correre, non solo alla pari
del nord ma, addirittura, a crescere il doppio rispetto ad esso.
La questione meridionale fino al 1969
pareva finalmente risolta, con il sud che lentamente stava
raggiungendo le soglie del nord, dando tutta l'impressione che, una
volta giunto a quel traguardo, non si sarebbe affatto fermato.
Ma nel 1969 accadde un fatto che, in
poco più di un anno riporterà il sud ad una discesa a precipizio
dal quale, questa volta non si riuscirà a riprendere.
Questo discesa dipese da un
provvedimento di politica economica dello Stato, che apparentemente,
doveva equiparare i le condizioni lavorative tra nord e sud ma, in
realtà, andrà a creare un decadimento del fattore impresa nel
meridione.
Le gabbie vennero definitivamente
abolite nel 1969, dopo anni di lotte operaie, durante le quali CGIL,
CISL e UIL avevano lanciato una vertenza nazionale sostenuta da
scioperi e manifestazioni: il 21 dicembre 1968 fu l'Intersind
(l'associazione che rappresentava le aziende a partecipazione
statale) ad accettare l'eliminazione delle gabbie, sia pure in modo
graduale entro il 1971; poi anche Confindustria accettò
l'eliminazione delle gabbie.
Ne seguì una discesa che ancora,
purtroppo, non ha raggiunto il suo traguardo.