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martedì 27 gennaio 2015

ELEZIONI GRECHE - LA VITTORIA DI TSIPRAS ED I DUE SCENARI CHE POTREBBERO APRIRSI.

Salve gentili lettori.

Questo articolo lo dedicherò ad un'analisi delle elezioni politiche che si sono svolte nel fine settimana in Grecia, e che hanno visto la vittoria schiacciante di Syriza, capitanato da Alexis Tsipras. 
Proverò ad analizzare soggettivamente, secondo le mie sensazioni personali, le conseguenze che questo risultato elettorale potrebbero portare sulle politiche greche e sullo scacchiere europeo.

Buona lettura. 

Alexis Tsipras non ha vinto, ha stravinto le elezioni in Grecia, successive alla mancata elezione del Presidente della Repubblica.
Ha sfiorato un colpo incredibile, perché per soli due seggi non ha avuto accesso al premio di maggioranza, che gli avrebbe permesso di governare in solitudine.
Purtroppo per lui non ha ottenuto la maggioranza assoluta, ed è dovuto scendere a patti coalizzandosi con l'estrema destra, che guiderà ogni sua mossa, minacciandolo di far cadere il governo ogni qualvolta abbiano la Luna come dire...un po' storta.

La modalità che hanno portato alla mancata elezione del Presidente della Repubblica greco (sono saltate perché si sono tirati indietro proprio i futuri alleati di Tsipras), con conseguenti immediate elezioni, mi lasciano sospetto. Ma io lo sono sempre e comunque. Non mi fido molto e scavo sempre alla ricerca di chiarimenti.

In Italia sta accadendo qualcosa d'impensabile, perché si è ribaltata ogni logica nel valutare la vittoria di Syriza. Nel PD si parla di grande felicità, perché Tsipras rappresenta la sinistra greca (il PD è di sinistra? Mi sono perso qualcosa?); Vendola salta felice, senza prendere in considerazione il fatto che Tsipras si sia dovuto alleare con i nazionalisti.
Parte del programma di Syriza si avvicina al programma del m5s in chiave sia italiana e sia europea, ma i due programmi vengono valutati dall'informazione italiana in modo opposto in base al soggetto protagonista. Che falsità!

Se potessimo riavvolgere il nastro storico per tornare a maggio 2014, ci renderemmo conto della faziosità dell'informazione italiana. Si criticò Grillo per l'accordo con Farage, definito un nazionalista fascista e razzista (nel suo partito ci sono eletti di tutte le etnie e culture). Non sopporto l'opportunismo giornalistico e la capacità di distorcere l'informazione a piacimento in base ai soggetti coinvolti. 
Ma anche Tsipras se l'è andata a cercare la definizione di " Renzi greco ".

La mia posizione su Tsipras non è ne positiva e ne negativa. E' semplicemente una posizione d'attesa e speranza, se pur io appoggi alcune sue idee ed abbia voluto fortemente un suo successo alle elezioni. Non mi hanno convinto per niente due sue dichiarazioni recenti:
1) << Farò tutto il possibile per salvare il sistema Euro >>;
2) << Io come Renzi voglio cambiare verso all'Europa >>.

Due uscite che metterebbero i brividi anche all'elettore più convinto, ma siccome la speranza è gratis ed è illimitata, voglio sperare di aver valutato male, per il bene del popolo greco.

Indubbiamente, qualsiasi posizione si avesse in partenza sulla situazione greca, la vittoria di Alexis Tsipras è un risultato che tutti avremmo voluto, non tanto per posizione politica acquisita, ma per la curiosità di vedere lo sviluppo che la sua vittoria avrebbe portato. Parlo di curiosità non a caso, in quanto la mia posizione politica rispetto alle sue idee non è assolutamente contraria, anzi. Ritengo che le promesse fatte da Tsipras durante la campagna elettorale siano derivate da una sacrosanta realtà, derivata dalla disperazione del popolo greco. Tuttavia, sottolineo che quello che non combacia con le sue idee sia proprio lo scenario politico nella quale si ritroverà a dover trattare. Uno scenario già in partenza disperato per la crisi incredibile che sta vivendo il popolo greco, e reso ancor più spaventoso dal fatto di dover trattare con chi non avrà nessuna voglia di mettersi ad un tavolo in modo costruttivo.
E' proprio da qui che nasce la curiosità estrema sulle modalità scelte per arrivare ad un risultato promesso in campagna elettorale.
Le sue posizioni contro l'austerità, contro il grande mostro della finanza e del sistema liberista le condivido, e ci mancherebbe.
Quello che purtroppo mi turba è l'aver già avuto la prova che, la modalità scelta da Tsipras per superare questi scogli, porterà ad un nulla di fatto.
Il MoVimento 5 stelle si presentò con 7 semplici punti alle Europee, ed in questi punti vi erano dei cardini come l'abolizione del Fiscal Compact e la condivisione del debito. Tentativi ragionevoli, ma che nell'atto pratico si sono scontrati contro il muro di gomma delle istituzioni europee, che hanno rigettato tutto senza nemmeno provare a valutare queste opzioni.
Tsipras sta semplicemente riproponendo questo in modalità più avanzata, in quanto si presenterà a trattare come premier greco, e non semplicemente come componente di un gruppo al Parlamento Europeo.

Le sue scelte in campagna elettorale hanno portato ad una prospettiva che proverà a portare il popolo greco fuori dalla disperazione attraverso scelte politiche come: l'abolizione della tassa sugli immobili, una forte lotta all'evasione fiscale, agevolazioni ai più poveri (trasporti gratis, elettricità e buoni pasto); taglio del debito pubblico e rialzo degli stipendi minimi fino a 750 Euro; e una riformulazione del debito.
Prospettive che mi auguro riesca a portare a termine per il bene degli amici greci, tuttavia parto già scoraggiato dalle dichiarazioni di Draghi, che non hanno sicuramente aperto la porta al dialogo.
Ecco le sue dichiarazioni:<< Atene può sperare di rinegoziare sul "quando" ma non sul "se ripagare i debiti ". Ed in caso di altre concessioni, deve ricordare che ci sono margini per chiedere di più anche ai suoi contribuenti, visto che la pressione fiscale ellenica resta sotto le medie europee >>.

Molto presto Alexis Tsipras si troverà a dover far fronte alla resa dei conti, e sarà proprio li che dovremmo valutare la sua azione politica. Dalle parole di Draghi abbiamo già potuto notare una chiusura netta alle idee portate avanti dal leader di Syriza, che dovrà mostrare coraggio ed avviare un piano B.
Ed il piano B lo conosciamo tutti. Tsipras, dopo aver incassato un secco no dalle istituzioni europee, dovrà portare fuori dall'UE e dall'Euro la Grecia.
Una minaccia come questa farà male ai creditori della Grecia, perché si vedrebbero pagare i loro crediti in moneta altamente svalutata, e questo farà precipitare il capitale recuperato. Al fattore svalutazione che subirebbe la " Nuova Dracma ", dovremmo unire un tasso d'inflazione che salirebbe di qualche punto percentuale, andando ulteriormente a ridurre i debiti della Grecia.

La crisi greca deriva, come sappiamo, non tanto dal debito pubblico (che pur è un problema grande per gli ellenici), ma da una deflazione salariale arrivata a colpi di riforme del mercato del lavoro, con la speranza di rendere i beni ed i servizi prodotti internamente più appetibili all'estero per favorire le esportazioni (quanto somiglia all'Italia cavolo). Questo è successo, perché effettivamente sia in Italia e sia in Grecia si esporta qualcosina in più rispetto all'apice della crisi, tuttavia si sono creati squilibri interni che portano i cittadini greci a non poter più acquistare i beni ed i servizi da loro prodotti. La crisi greca è una crisi della domanda interna.
Questo è un circolo perverso che si verifica ogni qualvolta un paese forte (Germania) unisce il proprio cambio con un paese debole (Grecia), facendo entrare capitali al fine di drogare il sistema fino al punto di rottura, che si verifica nel momento in cui i creditori esteri passano a far cassa.
I creditori speculano sulla situazione greca inserendo il dito nella piaga grazie a tassi d'interesse estremamente appetibili.
Ed ecco che oggi la Grecia si trova con un debito estero incredibile da dover soddisfare, senza avere purtroppo i mezzi per farlo.

Tsipras si troverà a scontarsi con le istituzioni europee incassando un secco no, e solo a quel punto capiremo di che pasta sarà fatto il rivoluzionario greco. 
Se scegliesse la strada della disobbedienza al sistema Euro, allora aprirà una breccia dove potranno inserirsi la Spagna con Podemos ed il MoVimento 5 stelle in Italia (è un mio auspicio); se invece si chinasse ai voleri tedeschi incassando il no senza reagire, rimarrà una grandissima occasione persa, quella stessa occasione che in Italia stiamo aspettando disperatamente.

Alla prossima!


martedì 16 dicembre 2014

DISCORSO COMPLETO SULL'EURO.

Salve gentili lettori.

Vorrei dedicare questo articolo ad un discorso completo, a 360°, sulla tematica EUROEXIT, sperando che possa servire anche agli attivisti m5s nei banchetti di tutta Italia. 
Come abbiamo visto, siamo partiti davvero fortissimo nel primo fine settimana di raccolta firme per il referendum sull'Euro. Abbiamo bisogno di raccogliere 50 mila firme, ma siamo già andati oltre le 46 mila firme in soli 2 giorni!! stratosferici. Ma è solo un punto di partenza.
Per convincere le persone, in modo chiaro, dobbiamo riuscire a creare un discorso fluido, chiaro, dati e leggi alla mano.

Ed allora, partiamo con questo discorso. Buona lettura.

La moneta è un'unità di conto, che risulta funzionare da unità di misura di un qualcosa di non tangibile, ma percepibile esclusivamente dalla mente umana. Possiamo definire la moneta, come strumento a sostegno dell'economia reale di uno Stato.
Questa definizione calza a pennello col tema monetario, ma si può ritenere esatta, esclusivamente per una moneta di proprietà dello Stato, com'era la Lira. 
Con l'Euro, questa concezione di moneta è totalmente ribaltata, ovvero, è l'economia reale degli Stati che adottano l'Euro, ad essere lo strumento a sostegno di questa moneta. Con l'Euro, quindi, si è andata a ribaltare la funzione della moneta.
Per uno Stato avente sovranità monetaria, la moneta di Stato non ha alcun valore reale, se non il valore intrinseco della carta. Lo Stato, può rifarsi alla teoria del CARTALISMO di Knapp, che scoprì per primo quanto ho appena illustrato. La moneta ha valore, ed arricchisce esclusivamente chi la moneta statale la deve guadagnare attraverso il lavoro, al fine di soddisfare i suoi bisogni e pagare le imposte. 
La teoria che le imposte servano a finanziare il fabbisogno dello Stato, in uno Stato a moneta sovrana, non tiene. Prima lo Stato stampa e spende la moneta di Stato per offrire servizi, migliorare le infrastrutture pubbliche, e solo dopo aver speso la moneta, potrà tassare (altrimenti come farebbero i cittadini a pagare imposte su un reddito espresso con una moneta che ancora non possiedono???).
In realtà, la tassazione, ha una funzione fondamentale, ovvero quella di mantenere i parametri macroeconomici dell'economia reale, all'interno di alcuni parametri di sicurezza.
Uno Stato, arricchisce i propri cittadini spendendo a deficit, ovvero spendendo in quota maggiore rispetto alla tassazione che impone successivamente (in modo da aumentare la ricchezza privata).
Il debito pubblico di uno Stato è, al centesimo, al ricchezza privata dei cittadini.
Per uno Stato a moneta sovrana, un debito pubblico alto, significa maggior ricchezza privata dei propri cittadini. Stampando la propria moneta, inoltre, non potrà mai diventare insolvente!
Questa è la politica economica di uno Stato a moneta sovrana.

Con l'Euro, purtroppo, questo sistema non è attuabile.
L'Euro viene stampato dalla B.C.E., banca centrale composta dalle banche centrali degli Stati UE aderenti all'EURO (notate bene, le banche centrali, hanno un azionariato formato da assicurazioni e banche private. La Banca D'Italia, è una S.P.A.!! non è pubblica!!), e per approvvigionarsi di Euro, gli Stati aderenti, devono emettere titoli di Stato (debito pubblico), ed attirare finanziatori (banche internazionali europee, privati cittadini che vogliono investire o, come compratore di ultima istanza nel mercato secondario, direttamente la B.C.E), attraverso tassi d'interesse allettanti.
Per ogni 100 Euro in entrata, l'Italia, dovrà restituire 100 + interesse. 
I tassi d'interesse sul debito pubblico degli Stati aderenti all'Euro, variano in base all'entità del debito pubblico, ed alla possibilità che lo Stato potrebbe avere di non riuscire più a rifinanziarlo, andando in default. Più il rischio di default è alto, più il tasso d'interesse sui titoli di Stato cresce, per rendere allettanti e finanziariamente interessanti l'investimento. Ricordiamoci che se nessuno investisse nel debito pubblico, col sistema Euro, lo Stato fallirebbe (oggi questo non accade perché la B.C.E è diventata compratrice di ultima istanza, facendo abbassare notevolmente i tassi d'interesse sui titoli di Stato). Prima della caduta del governo Berlusconi, però, non era così, e l'Italia piazzava i suoi titoli di Stato ad un tasso del 6% (106 Euro in uscita per ogni 100 Euro in entrata). Si rischiò fortemente il default, prima che Berlusconi decidesse di dimettersi, e la B.C.E si prestasse a diventare compratrice di ultima istanza.
Capite che, se per ogni 100 Euro in entrata, ne uscivano 106, l'economia italiana non poteva tenere a lungo. Stavamo fallendo troppo velocemente, e quindi si decise di far intervenire direttamente la B.C.E., in cambio dei famosi compitini a casa (austerità, tagli ai servizi ed aumento dell'imposizione fiscale).

Il potere d'emettere la moneta di Stato è gigantesco e noi dobbiamo riappropriarcene il più presto possibile cari connazionali.
Ora lo so, vi hanno raccontato tante di quelle storielle negli ultimi anni sull'uscita dall'Euro che sarete spaventati, ma ora proverò a smontarvi le vostre costruzioni mentali passo dopo passo.

Cominciamo col dire che, il nostro percorso, è cominciato a novembre, con il deposito, presso in Corte di Cassazione, della proposta di legge popolare per l'indizione di un referendum consultivo sulla tematica Euro. Ci servono 50 mila firme per portarla in Parlamento (ne abbiamo raccolto, in soli 2 giorni, già 46 mila! ma il nostro obiettivo è arrivare a milioni di firme). Non è certamente un percorso facile, ma è l'unico che possiamo tentare da opposizione. Cercare di mettere al centro del discorso la cittadinanza è la giusta strada di democrazia diretta, ed è la strada più plausibile che si può tentare da semplice opposizione parlamentare. L'iter parlamentare non è facile, anzi, ma dobbiamo provarci. Con noi abbiamo un referendum consultivo sulla tematica europea indetto nel 1989, quindi chiunque vi dovesse dire che è una strada non percorribile, bleffa. E' percorribile, a patto che ci sia una grande pressione popolare, e ci sia la voglia degli altri partiti, di far valere la nostra Repubblica democratica.

Ora passiamo ai temi strettamente economici.

1) I debiti - Una volta usciti dall'Euro, il debito pubblico, ed i debiti privati, verranno denominati nuovamente in moneta sovrana, in base all'articolo 1278 del Codice civile. L'Euro non avrà più corso legale in Italia, e l'art. 1278, dice che i debiti si pagano in moneta avente corso legale nello Stato, al momento del pagamento.
Specifico che, questo ragionamento, varrà esclusivamente fino a quando il debito italiano sarà sotto legislazione italiana. Una volta entrato in funzione l'ERF (fondo di redenzione europeo, una sorta di contenitore dove verranno messe sotto tutela dell'UE le eccedenze dei debiti pubblici degli Stati firmatari oltre il 60% del rapporto DEFICIT/PIL), l'eccedenza del debito pubblico italiano andrà sotto tutela europea.....e, quindi addio LEX MONETAE.
Prendete il codice civile, libro 4, delle obbligazioni, e leggetevi gli articoli che vanno dal 1277 al 1281 (LEX MONETAE).

2) I debiti espressi in Lira o Euro? I debiti, una volta usciti dall'Euro, non rivaluteranno, in quanto, essendo legislazione italiana, si potrà andare in deroga all'art. 1278. Mi spiego meglio.
Es. Tizio ha un debito con Caio di 100 Euro. All'indomani però l'Italia esce dall'Euro, e secondo l'art. 1278, il debito, Tizio, lo potrà estinguere in " Lire ". Teoricamente, sempre secondo l'art.1278, Tizio dovrebbe pagare a Caio tante Lire quante bastano per colmare il suo debito espresso in Euro, ma nulla vieta allo Stato italiano di produrre una norma che vada in deroga all'art. 1278. A perderci sarebbe il creditore, non il debitore.

3) Svalutazione - Spesa con la carriola? Non scherziamo. Una volta usciti dall'Euro, l'Italia assumerà nuovamente una moneta di conto sovrana, che sarà 1 ad 1 con l'Euro. 1 Euro = 1 nuova Lira. Nel medio breve o nel medio periodo essa, secondo molti economisti, potrebbe svalutarsi di un 20% rispetto all'Euro, e questo, porterebbe ad un'inflazione in lieve crescita (si parla di 1-2-3 punti %). Nulla di catastrofico. Esiste uno studio che compara la svalutazione con l'aumento dell'inflazione, ma in questo studio sono presenti casi gravi, come quello dell'Argentina, quello dello Zimbabwe. Se si racchiude lo studio agli Stati economicamente avanzati, l'inflazione cresce di una forchetta variabile tra 1 e 3 punti %. Ma questo certi economisti non hanno voglia di spiegarlo.
La Lira potrebbe svalutarsi, ma non è detto che succeda. Ricordiamoci che dovendo pagare le imposte in Lire, tutti venderanno Euro per procurarsi Lire, e questo limiterà la svalutazione (che poi non è uno svantaggio per l'economia interna di uno Stato).

4) L'energia! costerà un botto!! - Anche qui, non è vero. L'Italia spende per approvvigionarsi d'energia (petrolio compreso), in media, un 2% del totale del suo P.I.L., se a questo sommiamo il fatto che il petrolio (è vero, è prezzato in Dollari, ma si può comprare con qualsiasi moneta) è ai minimi storici (56 dollari al barile), e che l'Italia gonfia di accise il prezzo della benzina, ecco che la tesi si sgonfia. Potremmo anche cogliere l'occasione al volo per investire finalmente in fonti rinnovabili, data la nostra posizione geografica invidiabile.

Ed ora, analizziamo il passato.

Lo SME (SISTEMA MONETARIO EUROPEO) è stato un sistema vigente per i paesi europei, Gran Bretagna compresa, dal 1979 al 1994. Esso era una sorta di Euro, dove i cambi nazionali erano fissati tra di loro attraverso una moneta fittizia, chiamata ECU. Ecco, l'Italia, non potendo più gestire le sue politiche monetarie, sprofondò, fino ad uscire dal sistema nel 1992, dopo la speculazione portata da Soros alla Lira. Si parlava di default ma, una volta uscita dallo SME, l'Italia rifiorì.


Questa è la bilancia dei pagamenti tra il 1987 ed il 2010. Vedete come l'Italia, durante lo SME, sia con l'acqua alla gola, ed importi più di quanto esporti. Dopo l'uscita dallo SME, però, l'economia italiana rifiorì, la Lira svalutò, e l'inflazione addirittura scese (dal 5 al 4%, altro che carriola per comprare il pane).
Il 1997, fu l'anno dove Prodi e Kohl trovarono l'accordo per l'ingresso dell'Italia nell'Euro. Da li cominciarono politiche restrittive (una sorta d'austerità in preparazione dell'Euro, che arrivò nel 2002).
L'Italia tornò a decrescere lentamente, per poi sprofondare proprio nel 2002, andando nuovamente in deficit della bilancia dei pagamenti. Il resto è storia!



Questo è un grafico molto, molto importante. Racconta la situazione delle importazione e delle esportazioni tra Italia e Germania.
Vedete come, durante gli anni dello SME, l'Italia sia in deficit verso i tedeschi, poi, dopo l'uscita nel 1992, lentamente, torni in surplus, per toccare picchi importanti nel 1996.
Nel 1997, l'accordo Prodi - Kohl, fece accadere quello che ho già raccontato ed, ancora una volta, il resto è storia.    




In chiusura, vorrei farvi capire cosa sia l'Euro nel suo sistema.

L'Euro, è una moneta estera per tutti gli Stati che l'utilizzano, oltre che per gli Stati esterni. L'Eurozona è, al netto, un economia chiusa (esporta grosso modo quanto importa, ed il gioco, in fin dei conti, è 0).
Questo porta, ad una concorrenza interna tra gli Stati dell'Eurozona, contraria alla cooperazione per la quale ci dissero che ci avrebbe portato vantaggi.
Il nostro maggior competitor, è proprio la Germania!! e per poter battere il colosso tedesco, l'Italia, in questi anni, sta abbassando le tutele dei lavoratori, al fine di abbassare i salari ed abbassare i costi di produzione delle merci, per tornare competitivi.

Siamo davvero sicuri che sia un gioco vantaggioso?
Non potendo svalutare la moneta, non essendo proprietari, svalutiamo il salario. Ma ricordatevi una cosa: mentre svalutando la moneta, il debito non cresce, perché i mutui sono indicizzati all'Euribor (una media dei tassi bancari europei), svalutando il salario, il debito si rivaluterebbe, perché lo stipendio si abbasserebbe, ma il vostro mutuo della casa, invece, rimarrà intatto.

Io preferirei svalutare la mia bella Lira, e tornare competitivo sull'export, perché per i paesi esterni all'Euro (Russia, Giappone, USA....ecc), sarebbe più vantaggioso comprare in Italia, come una Lira leggermente svalutata. A parità di qualità, la quantità di prodotto acquistata in Italia, con lo stesso capitale, sarebbe più alta, rispetto ad un acquisto in Germania!
E' vero, il BMW tedesco tornerà ad essere un privilegio da ricconi, ma insomma, se questo è il pegno da pagare per tornare ad essere liberi e felici nel proprio paese......freghiamocene delle berline tedesche!!! (poi, non credo che abbiano un gran vantaggio a perdere un mercato grande come quello italiano....abbasseranno comunque i prezzi ad un livello ragionevole).

Avrei tanti altri grafici da farvi vedere, ma allungherei troppo il discorso.

Ps. Ricordatevi che, prima dell'ingresso nell'Euro, l'Italia era la prima economia industriale d'Europa, mentre la Germania era solo la quarta... .

Alla prossima!