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mercoledì 9 novembre 2016

ELEZIONI USA - TRUMP S'IMPONE SULLA CLINTON. RIFLESSIONI A RIGUARDO.

Le elezioni USA sono sulla bocca di tutti, storicamente viste come un evento planetario e di una pesantezza geopolitica senza pari. Ma, questa volta, il tutto è stato amplificato per n volte.
Io, personalmente, ho seguito le elezioni americane spostandomi tra la consueta e ormai immancabile maratona di Mentana, e la CNN. Dai sondaggi, seppur smossi dai fatti dell'ultimo periodo, la vittoria della Clinton non pareva poter essere soggetta a ribaltoni clamorosi, eppure, quando alle 4 del mattino ho deciso di dire basta ed ho spento il televisore per andare a dormire, la situazione era prontissima per l'inatteso ribaltone.
Dopo i primi Stati, che mostravano un andamento delineato dai sondaggi Stato per Stato, qualcosa si è smosso con l'Ohio, il North Carolina e la Florida.
Sono andato a letto con Trump in attesa della conferma dei colpacci sostanzialmente definitivi (a meno di un clamoroso ribaltone ad ovest) con Georgia, Florida, Ohio, North Carolina e New Hampshire. Fatto clamoroso, in quanto inizialmente in Ohio mostrava un grosso svantaggio nei confronti della Clinton, così come nel New Hampshire ed in North Carolina ed in Pennsylvania. 
Hanno fatto da ago della bilancia anche i due candidati del partito libertario, Johnson, e del partito verde, Stein. Il primo ha ottenuto un totale superiore ai 4 milioni di voti, mentre la seconda ha superato nettamente il milione. 


Ricordiamo che la soglia che avrebbe dato la Casa Bianca è fissata a 270 delegati, e la contesa si è chiusa con un nettissimo 290-218.
Ricapitolando l'imposizione Stato per Stato, compresi il loro peso in delegati, è andata così (ora, mentre sto scrivendo l'articolo, ma potrebbero esserci variazioni minime):

TRUMP (290): Alabama (9), Alaska (3), Arizona (11), Arkansas (6), Florida (29), Georgia (16), Idaho (4), Indiana (11), Iowa (6), Kansas (6), Kentucky (8), Maine (1), Mississippi (6), Missouri (10), Montana (3), Nebraska (5), North Carolina (15), North Dakota (3), Ohio (18), Oklahoma (7), Pennsylvania (20), South Carolina (9), Tennessee (11), Texas (38), Utah (6), West Virginia (5), Wisconsin (10), Wyoming (3).

CLINTON (218): California (55), Colorado (9), Connecticut (7), Delaware (3), Hawaii (4), Illinois (20), Maine (3 su 4), Maryland (10), Massachusstts (11), New Jersey (14) New Mexico (5), Nevada (6), New York (29), Oregon (7), Rhode Island (4), Vermont (3), Virginia (13), Washington State (12), Washington DC (3).

Gran colpaccio in Wisconsin, dove i sondaggi precedenti alle elezioni davano davanti Hillary, così come in Montana. Mentre negli Stati dati tendenzialmente a Trump, gli scherzetti di Hillary sono mancati. Ha fatto una grande differenza l'imposizione netta di Trump negli Stati dati in dubbio, vedi Arizona, Florida, Pennsylvania, Ohio, North Carolina. 

Al Senato la maggioranza è andata ai Repubblicani 51-47, così come alla Camera 239-192.

Il sistema elettorale statunitense è complesso, e permette di vincere e andare alla Casa Bianca pur avendo un totale di voti inferiore rispetto al competitor, cosa che è successa puntualmente in questa sfida Clinton vs Trump. Infatti, globalmente, la Clinton ha preso 59.800.000 voti, mentre Trump si è fermato più indietro, avvicinandosi ai 59.590.000. Situazione che ricorda nettamente, come ho pensato ieri notte mentre osservavo la battaglia in Florida, alle elezioni del 2000, che videro imporsi Bush.


Dopo l'analisi numerica, passiamo a una riflessione più interessante, a mio modo di vedere. E qui, come vado dicendo ormai da tempo, a livello mondiale, la crisi della sinistra a livello mondiale, è pesante. Il ceto medio ha fatto da ago della bilancia a favore di Trump, probabilmente persone d'ideali normalmente democratici, ma che si sono viste tradite sulle basi ideologiche economiche della sinistra. Ed ecco, per esempio, che per battersi contro il TTIP, il trattato di tipo misto USA-UE, si sono dovuti rivolgere a Trump e non alla Clinton. Ha del clamoroso, se visto dall'alto senza essere influenzati dal contesto, la giravolta completa dell'ideologia economia democratica. Da questo punto di vista, la vittoria di Trump non sorprende.

Per quanto riguarda il programma, prevedo un Trump decisamente più moderato di quanto abbia provato ad esporre in campagna elettorale, e sarà chiamato a rispettare i punti programmatici inerenti agli accordi di libero scambio TTIP e TPP, mentre dal punto di vista finanziario, dubito che vada all'attacco. Sarà fondamentale verificare nel reale ciò che accadrà tra i rapporti tra Stati Uniti e Russia, dato che parrebbero esserci da ambo le parti le premesse per una distensione.

Staremo a vedere passo dopo passo.


Tornando all'esito del voto, esso sorprende perché, come ricordato oggi da Grillo in un video, i giornalisti e gli analisti politici, che dovrebbero essere a livello del cambiamento per capirlo, raccontarlo e spiegarlo, sono sempre un passo indietro. Ed ecco che arrivano, puntualmente, a livello elettorale le docce gelate che "non ti saresti mai aspettato". Semplicemente perché la realtà che ti è stata raccontata continuativamente, non era quella che realmente si stava verificando sotto i vostri occhi.
Questa reazione si modifica da contesto a contesto, attraverso anche tutta l'Unione Europea, e si condensa in proposte del tutto differenti tra loro, ma che attaccano sempre lo stesso punto, il liberismo. Che poi sia Trump l'unica scelta per far arrivare questo messaggio dritto in faccia ai democratici, questo è un altro paio di maniche, e pare paradossale. Ma l'espressione esposta del ceto medio basso è stata nettissima.

Sugli aspetti macroeconomici, specialmente tra USA e UE, consiglio la lettura dell'articolo di Bagnai http://goofynomics.blogspot.it/2016/11/nixon-moment.html.

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