Translate

lunedì 16 marzo 2015

STORIA - L'IPERINFLAZIONE DI WEIMAR E' STATA DAVVERO LA CAUSA DEL NAZISMO? O L'AUSTERITA'...

Salve gentili lettori.

In questo articolo vorrei finalmente scrivere qualcosa sulla Germania. Avevo da tempo in testa un articolo che spiegasse i passaggi storici che hanno portato la formazione di un pensiero di crescita economica attraverso l'austerità e la deflazione salariale, ma poi, per un motivo o per un altro non ho mai dedicato nulla a questo tema. E' arrivato il momento di farlo, perché ormai è entrato nella testa di tutti la nozione storica, economica e politica, che spiega le motivazioni dell'austerità tedesca derivi dall'iperinflazione subita dall'allora Repubblica di Weimar nel primo dopoguerra. Ripercorreremo storicamente il primo dopoguerra, fino alla crisi del 1929 ed all'avvento di Hitler, per poi chiudere attraverso un ragionamento sui pericoli attuali. 
Vi invito ad approfondire personalmente i temi da me toccati in questo articolo, perché essendo questo un articolo storico, dare riferimenti ad ogni informazione è superfluo. Basta un qualsiasi libro di storia delle superiori, un qualsiasi documentario che tocchi questi temi per verificare ed approfondire.

ATTENZIONE: Io stimo molto i tedeschi, questo non vuol'essere un attacco, ma una ricostruzione storica volta a mettere insieme i pezzettini del puzzle che sono stati assemblati artificialmente in modo sconnesso. Chi legge questo blog sa che non amo le idee di politica economica della Germania, ma tutto si ferma ad un'analisi personale su questi aspetti.

Immagino che l'articolo sarà lungo, ma credo che ne varrà la pena dedicare qualche minuto alla sua lettura.

Spero che l'articolo riesca a chiarire determinati dubbi. Buona lettura.


           1919 - IL TRATTATO DI VERSAILLES E LA REPUBBLICA DI WEIMAR

 Il Trattato di Versailles.

Il punto di partenza del nostro ragionamento ha come datazione iniziale il 28 giugno del 1919. Non è una data a casaccio, anzi, è una data che rimarrà storica all'interno dei libri di tutti gli studenti mondiali, perché proprio quel giorno, a Versailles si firmò un trattato composto da 440 articoli. Esso passò alla storia come il "Trattato di Versailles". La conferenza di pace di Parigi, che si svolse nei mesi tra gennaio e giugno del 1919, mise delle basi solide su una ritrovata pace mondiale, attraverso 5 diversi trattati. Noi prenderemo in considerazione esclusivamente quello stipulato a Versailles, perché esso fu dedicato alla risoluzioni delle controversie riguardanti la Germania.

Sostanzialmente il trattato, lungo i suoi 440 articoli impegnò la Germania alla restituzione dei territori dell'Alsazia e della Lorena alla Francia; la perdita a favore della Danimarca del territorio dello Schleswig settentrionale; la cessione dei territori della Pomerania, Posnania, Alta Slesia e del corridoio di Danzica alla Polonia. Quest'ultima cessione creò una grossa problematica, in quanto 2 milioni di cittadini tedeschi si ritrovarono esterni ai nuovi confini tracciati dal Trattato.
Inoltre, la Germania perse le sue colonie, che vennero divise tra tra i paesi vincitori, ed aspetto non di secondo piano, fu costretta a ridurre il suo esercito ad un massimo di 100.000 unità.

A noi, in questo specifico articolo però interessano di più le condizioni economiche del Trattato, ed esse furono molto, molto pesanti per la Germania, in quanto l'impegnò alla restituzione dei danni di guerra quantificati in 132 milioni di Marchi (quantificati in oro).
La restituzione di questo debito di guerra avvenne solo in parte, ed anzi, al contempo la Germania ottenne un oneroso aiuto da parte degli Stati Uniti al fine di risollevare la propria economia (capitale superiore al debito realmente pagato dalla Germania). Questo è un fatto molto, molto importante per il proseguo del nostro ragionamento, in quanto in questo modo le economie di Stati Uniti e Germania si unirono, ed i tedeschi diventarono dipendenti dagli aiuti americani (vedremo che questo legame si scaricherà sulla Germania dopo il giovedì nero che diede inizio alla crisi del 1929).

Oggi sappiamo che la Merkel, il 3 ottobre 2010, con l'ultimo pagamento di 70 milioni di Euro ha estinto la parte del debito realmente imputato alla Germania.

Queste condizioni di relativa pace, che poi si scoprirà assai ballerina, misero la Germania in ginocchio.

La nascita della Repubblica di Weimar.

Nello stesso anno, il 1919, nacque la Repubblica di Weimar, passata alla storia per l'iperinflazione di portata colossale e, si va dicendo nei giornali italiani, per il successivo avvento del Nazismo. Vedremo se realmente l'iperinflazione vissuta a Weimar fu il fattore scatenate del Nazismo, o se le date sono state, come dire, artificialmente ravvicinate. Ma andiamo per gradi.

Ma che cos'è la Repubblica di Weimar??
Essa, molto semplicemente è la denominazione dello Stato tedesco lungo il periodo storico che parte dal 1919, ed arriva al 1933. Essa prese il nome della città di Weimar perché essa fu la città tedesca dove si tenne l'assemblea costituente della nuova Costituzione tedesca.


                                   1920/1923 - INSOLVENZA ED IPERINFLAZIONE

Il Trattato di Versailles portò con tutto il suo contenuto durissimo, che costrinse la Germania alla restituzione dei debiti di guerra (in un tempo inizialmente molto ridotto) e dei territori conquistati nel conflitto, anche un dissapore sociale del popolo tedesco, che ora avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche per pagare un debito di guerra di portata spaventosa. Come fare per pagare dei debiti di guerra così onerosi?? Qui, per spiegarvi le politiche economiche seguite dalla Germania dobbiamo fare un piccolo richiamo al gold standard. Gold standard? Sì, proprio lui. Nulla di complicato, sia chiaro. Semplicemente il gold standard non era altro che un'unione monetaria d'estensione mondiale (USA, Giappone, GB, Germania, Francia, Italia, ecc), che fissava i cambi nazionali degli Stati membri all'oscillazione del valore dell'oro, accantonando rivalutazioni e svalutazioni tra i cambi nazionali. Una sorta di Euro primitivo, se vogliamo.
Lo svantaggio per la Germania, sommato ai debiti di guerra, era il fatto che l'adesione al gold standard costringeva ad una politica economia rigorosa che non permetteva l'espansione, in quanto essa risultava controllata dal valore dell'inflazione interna. Mi spiego meglio; qualora in uno Stato aderente al Gold Standard, si fosse verificata una crescita economica, questa sarebbe dovuta essere accompagnata da una proporzionale deflazione (aumento del potere d'acquisto della moneta).
Il Gold Standard durò fino al 1945, in quanto se pur le altre potenze si fossero staccate dal sistema dopo la crisi del 1929, gli USA continuarono a fissare il Dollaro all'oro fino alla successiva conferenza di Bretton Woods (ma questa è un'altra storia).

L'inflazione successiva alla prima guerra mondiale, dovuta alle grosse spese sostenute per la guerra, era salita fino al 28%, ma la Germania riuscì fino a 1923 ad onorare i suoi debiti di guerra, con molta fatica. Dover pagare i costi di guerra in un lasso di tempo ridotto fu un colpo di grazia per i tedeschi. Ci fu un aumento di produzione, specialmente nella zona della Ruhr, e la produzione fu destinata all'esportazione in quantità spaventosa. A pagare fu il mercato interno, chiaramente.
L'economia della Repubblica di Weimar collassò nel 1923, quando essa si dichiarò insolvente, non riuscendo più ad onorare i debiti di guerra derivanti dal Trattato di Versailles.
In risposta, il Belgio e la Francia (che portava rancore per la grande guerra) s'impossessarono della zona più produttiva della Repubblica, la zona della Ruhr controllando miniere ed imprese manifatturiere e togliendo di fatto il cuore economico ad una Germania ormai a terra.

E' in questo preciso momento storico, che cominciò a manifestarsi l'iperinflazione di Weimar. Scioperi ad oltranza colpirono la produzione, ed a pagare fu lo Stato. Dovendo pagare gli stipendi agli scioperanti, che stavano attuando una protesta che possiamo definire " di passività ", lo Stato dovette incrementare la produzione di liquidità in circolo, senza più prendere in considerazione i possedimenti d'oro (che dovevano coprire il valore della moneta circolante). Gli scioperi che seguirono durarono per otto mesi, e la produzione industriale ebbe il colpo di grazia, costringendo lo Stato a stampare ancora più moneta senza coperture reali, per importare beni che scarseggiavano. Gli stipendi, una volta ricevuti venivano immediatamente spesi, nel timore di non poter più comprare nulla di li a qualche ora.
L'immagine di 3 bambini che giocano formando una piramide con mazzi spaventosi di banconote racconta molto più di quello che io possa descrivere a parole.

Il Papiermark, la moneta della Repubblica di Weimar, subì una svalutazione incredibile passando da 4,2 Papiermark per 1 Dollaro, ad 1 milione di Papiermark per 1 Dollaro nell'agosto 1923. A novembre si arrivò addirittura a 4 200 000 000 Papiermark per ogni Dollaro.
Nel 1923 l'inflazione toccò una punta del 662%, i soldi sostanzialmente non valevano neppure per il loro valore intrinseco.

Per comprendere il valore d'inflazione che si raggiunse basta una curiosità: il taglio di Papiermark maggiore arrivò a 100 bilioni.

Il 1° dicembre del 1923 venne introdotta, in sostituzione della vecchia valuta, il Rentenmark, con un tasso di cambio con il vecchio Papiermark di 1 ad 1 000 000 000 000.


                      1923/1929 - LA RIPRESA DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR

Il superamento del Papiermark e l'introduzione del Rentenmark fu un momento molto importante per la Repubblica di Weimar. La vecchia valuta, che ormai era nient'altro che carta, fu sostituita e la Ruhr, precedentemente occupata da Francia e Belgio fu nuovamente restituita alla Repubblica. I pagamenti del debito esistente dal Trattato di Versailles riprese nuovamente e si ritrovò una relativa intesa con la Francia.
Il governo di Stresemann riuscì a reprimere le derive autoritarie provenienti dall'estrema destra e la Germania ottenne un aiuto dagli Stati Uniti d'America, che le permise d'intraprendere una nuova ripartenza economica. Era una sorta di prolessi di quello che poi fu il  "Piano Marshall" per nel secondo dopoguerra.
Chiaramente gli Stati Uniti non fecero questo gratis. Era il famosissimo ciclo di Frenkel, che oggi conosciamo in un modo ribaltato (con la Germania ad interpretare il ruolo del centro industrializzato, ed i paesi mediterranei a fare il ruolo dei paesi periferici bisognosi di capitali per sopravvivere).
Oggi come allora, con il ruolo della Germania invertito, i capitali che arrivarono dagli Stati Uniti garantirono degli enormi profitti ai creditori americani, ed aiutarono i tedeschi a ripartire, legando la loro economia a quella americana. Il ciclo di Frenkel non ha un buon epilogo per i paesi debitori (lo vediamo oggi con la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Italia con l'acqua alla gola e la Germania a fare la parte dell'egemone), ed anche per i paesi creditori, a volte (in caso di improvvisi scoppi di bolle speculative). Ma questo lo scopriremo arrivando al 1929.
La Germania riprese in un sentiero che le permise di ripagare i debiti di guerra, entrò nella Società delle nazioni, e firmò un patto con Italia, USA, Giappone, Francia ed URSS che impegnava questi Stati a risolvere le controversie attraverso metodi diplomatici e non bellici.


         1929 - ARRIVA LA CRISI ECONOMICA, L'AUSTERITA' ED HITLER

Scoppia la crisi finanziaria negli USA

La morte nel 1929 di Stresemann, ruppe quell'equilibrio che pareva ormai aver stabilizzato l'economia tedesca. Ci furono negli anni seguenti diverse tornate elettorali dovute all'instabilità politica, ma specialmente, dovute alla crisi economica proveniente dal partner economico della Repubblica, gli Stati Uniti d'America.
Gli USA conobbero un grandissimo periodo economico nel primo dopoguerra. Il suo territorio non era stato colpito dal conflitto, ed il suo apparato produttivo fungeva da grande locomotiva per i paesi in ricostruzione, proprio come la Germania. Tuttavia, c'era un piccolo problema nel sistema economico americano, costituito dal sistema finanziario. Esso non aveva dei controlli, dei limiti ed una regolamentazione che impedisse o ponesse riparo alle numerose speculazioni finanziarie che alimentavano bolle speculative.
Molto semplicemente, una bolla speculativa non è nient'altro che un acquisto continuo di determinati titoli, che crea un apprezzamento esagerato di queste azioni. I profitti che ne derivano fanno gonfiare ad ogni passaggio il valore, tanto da invogliare i compratori ad acquistare l'azione non tanto per lucrare dividendi, ma per poterla rivendere poco dopo a valori più alti lucrando la differenza. Si creò così un circolo vizioso che scostò i valori reali dei titoli da quelli monetari, e la bolla speculativa esplose.
Il giovedì nero colpì l'economia americana (esattamente come successo con i subprime e lo scoppio della Lehmann Brothers nel 2008), fino a quel giorno prospera, creando disoccupazione a tal punto da rendere la produzione di beni eccessiva rispetto alla domanda degli stessi. Si era creata una crisi dal lato della domanda (esattamente quella che stiamo vivendo oggi, dove la disoccupazione sale per mancanza di domanda).
E chiaramente, la Germania che si reggeva su fortissimi capitali esteri provenienti dagli USA, che avevano finanziato la ricostruzione dell'apparato produttivo tedesco, fece sprofondare nuovamente nel baratro anche l'economia tedesca.
Con i grandi investimenti degli USA in Germania, essa stessa pagava i debiti arretrati a Gran Bretagna e Francia, le quali con questi proventi pagavano i loro debiti. Il crollo della locomotiva americana, che sosteneva questo sistema, fece saltare letteralmente tutto.

Ps. John Maynard Keynes aveva previsto tutto...

Ora vediamo come reagì la Repubblica di Weimar alla crisi del 1929.

La morte di Stresemann fece terminare la stabilità politica nella Repubblica. Ci furono numerose tornate elettorali, con l'ultimo governo di centrosinistra gestito da Mueller, che dovette dimettersi nel marzo 1930. In sostituzione, arrivò un esecutivo gestito da Heinrich Bruning. La sua personalità è fondamentale per comprendere da dove derivi l'austerità come modello di crescita economica.
Da un punto di vista macroeconomico, la crisi del 1929 colpì la Repubblica di Weimar, facendo collassare sia la produzione industriale, che passò da un livello di partenza di 100 nel 1929, ad un valore di 59 nel 1932. Anche i salari conseguentemente persero terreno, calando drasticamente di 20 punti. Ma il dato più preoccupante, ahimè, è sempre quello in ogni deriva autoritaria: LA DISOCCUPAZIONE.
Dal 1929, la disoccupazione salì fino ad arrivare nel marzo 1932 a 6 milioni.

L'Austerità del governo Bruning

Henrich Bruning era sostanzialmente privo di maggioranza parlamentare, e riusciva a reggersi al governo attraverso l'appoggio occasionale di destra e sinistra a seconda dei provvedimenti portati avanti. Ma specialmente (ed è qui che mi ricollego quando dico che è pericoloso che il governo prenda il posto del Parlamento) applicava l'articolo 48 della Costituzione della Repubblica di Weimar. Lo metto a vostra disposizione.

                                  Articolo 48 della Costituzione della Repubblica di Weimar

" Se un Land non adempie gli obblighi impostigli dalla costituzione o da una legge del Reich, il presidente può costringervelo con l’aiuto della forza armata. Il presidente può prendere le misure necessarie al ristabilimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, quando essi siano turbati o minacciati in modo rilevante, e, se necessario, intervenire con la forza armata. A tale scopo può sospendere in tutto o in parte la efficacia dei diritti fondamentali stabiliti dagli articoli 114, 115, 117, 118, 123, 124 e 153. Di tutte le misure prese ai sensi dei precedenti commi il presidente deve senza indugio dare notizia al Reichstag. Le misure stesse devono essere revocate se il Reichstag lo richieda. Nel caso di urgente necessità, il governo di un Land può adottare pel proprio territorio le misure provvisorie indicate nel secondo comma. Esse vanno revocate se lo richiedono il presidente del Reich o il Reichstag. Norme più particolari saranno date con legge del Reich. " Fonte: http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19190811_germaniaWeimar_ita.pdf

Sostanzialmente, Bruning, non avendo una maggioranza solida che sostenesse il suo esecutivo e che portasse avanti in Parlamento una linea aderente alle sue idee politiche, andava a superare il potere legislativo del Parlamento attraverso l'uso delle forze armate (somiglia tanto all'uso spasmodico dei decreti da parte degli governo italiano, anche se in misura soft, dato che i tempi sono cambiati).

Le idee economiche di Bruning erano esattamente le idee economiche che da decenni porta avanti la Germania: austerità, aumento della tassazione, deflazione e deflazione salariale.
Il suo scopo principale era quello di ridurre il peso del debito attraverso una politica deflattiva, che aveva i suoi pilastri nella riduzione della spesa pubblica, aumento della tassazione, riduzione dei salari e dei sussidi di disoccupazione (esattamente quello che succede oggi, ma lo vedremo in chiusura d'articolo).
Chiaramente il Parlamento rifiutò una misura economica del genere, ma attraverso l'articolo 48, egli impose queste scelte economiche attraverso un decreto presidenziale (suona tanto di questioni di fiducia a nastro, vero italiani?).
Come sappiamo oggi, dato che a colpi di austerità anche quest'anno il nostro debito pubblico è salito di 80 miliardi e la disoccupazione ha toccato il record storico ad novembre 2014 del 13,4%, l'austerità di Bruning non portò gli effetti sperati, anzi. La disoccupazione salì fino a 6 milioni nel marzo 1932, l'aumento della tassazione ed il blocco totale dei sussidi di disoccupazione attivati nel 1927, fecero precipitare le condizioni sociali delle classi più bisognose, che insorsero.
Il 30 maggio 1932, egli diede le dimissioni.


                                        L'AVVENTO DEL NAZISMO

Il resto, cari lettori è storia. Una storia triste, di dittatura estrema.

Seguì un periodo d'insicurezza politica dove Hitler, dopo aver rifiutato l'accordo con Bruning, provò ad andare al governo. Nel secondo tentativo riuscì ad arrivare al 35% dei consensi, nelle elezioni tenutasi in aprile 1932, conquistando 230 seggi ed ottenendo la maggioranza relativa.
Il 30 gennaio 1933 Hitler prestò giuramento come cancelliere del Reichstag ed alle elezioni del marzo 1933 prese il 44% dei seggi, e con un'azione di forza attraverso l'espulsione dei deputati comunisti dal Reichstag prese il controllo, emanando decreti grazie all'art.48 soppresse gli altri partiti ed altre forme di opposizione. Infine, il 24 marzo 1933 anche i partiti d'opposizione votarono le norme che trasformarono di fatto la Repubblica di Weimar in un regime dittatoriale.
Il 14 luglio 1933, il partito nazista fu l'unico partito ammesso in Germania... . Il resto è storia, e non mi va di proseguire.


                                COLLEGAMENTI CON LA SITUAZIONE ATTUALE

Non pretendo che voi mi diate ragione, del resto tanti giornalisti per tutti gli anni della crisi economica vi hanno riempito la testa con il Nazismo hitleriano provocato dall'iperinflazione di Weimar. Hitler effettivamente ci provò anche nel 1923, ma fu condannato a 5 anni di prigione (e ne scontò solo 1). La storia è un'altra. Quando attacchi i diritti dei lavoratori, i loro salari, la spesa sociale dello Stato, come fatto dopo la crisi del 1929 da Bruning, la storia insegna che le destre estreme arrivano e prendono il controllo attraverso atti vuoi di populismo becero e razzismo, vuoi attraverso la forza armata.

Non tutti percepiscono la pericolosità di questi attacchi alla democrazia a colpi di modifiche costituzionali che accentrano il potere dei governi e limitano i parlamenti (come fatto da Bruning con l'utilizzo dell'art. 48, e come fatto oggi in Italia con l'utilizzo esagerato dei decreti legge e delle questioni di fiducia) ed il potere dei cittadini di esprimere una loro preferenza.

Siamo stati convinti con la forza che i bravi siano quelli che esportano ed i cattivi siano quelli che importano.
Ma se il cattivo importatore non importasse, come farebbe il buono e virtuoso esportatore ad esportare?? La storia non sta in piedi.

In questo articolo ho provato a ripercorrere la storia, una storia che è li per darci insegnamenti. La Germania egemone che controlla l'Eurozona dall'alto grazie ai suoi crediti accumulati, perché capace di attuare deflazione salariale attraverso le riforme Hartz, attraverso i minijobs, oggi dovrebbe ricordarsi il ruolo che l'austerità che oggi impone al resto dell'Eurozona, la portò dal 1929 in poi.
I salari tedeschi non crescono quanto la loro produzione industriale, in questo modo essa riesce a controllare il potere d'acquisto all'interno dello Stato reprimendolo e destinando le merci prodotte alle economie periferiche PIIGS (verificate, specialmente nella Germania dell'Est non si vive certo come vi fanno credere i nostri giornali!).
Leggete quest'ottimo articolo del blog "Voci dalla Germania", che traduce articoli di testate tedesche http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/04/deflazione-salariale-ja-genau.html.
I prezzi vantaggiosi delle merci tedesche reprimono la produzioni interne nei paesi periferici ed invoglia l'importazione di beni tedeschi. Il costo per noi si chiama disoccupazione e smantellamento di tutele acquisite in anni di rivendicazioni sociali (per farci credere che in questo modo si possa ripartire).
Ormai siamo mercati di sbocco per le merci tedesche, ed il ciclo di Frenkel che colpì la Germania nel 1929, oggi colpisce Grecia, Spagna, Portogallo ed anche l'Italia. L'inflazione non può, non deve salire, non tanto per la paura storica dei tedeschi in ricordo di Weimar, ma perché da creditori ci rimetterebbero finanziariamente.
E se non dovessero rientrare dai loro crediti accumulati verso i PIIGS sarebbero problemi.

L'austerità è molto pericolosa, perché comprime i diritti in nome di politiche di bilancio e risanamento fasullo. Pareggio di bilancio in costituzione, fiscal compact (che ci costringerà a pagare 1/20 del nostro debito pubblico eccedente al 60% del rapporto debito/PIL), ERF (che metterà sotto tutela di un fondo continentale la parte eccedente di debito pubblico che va oltre il 60%, facendo uscire dalla legislazione italiana questo debito), Trattato di Lisbona. Stanno giocando col fuoco.

Morale dell'articolo: a scatenare il Nazismo non fu l'iperinflazione di Weimar ma l'austerità del governo Bruning. Non capisco perché, coscienti di questo, i tedeschi continuino ad applicare queste politiche economiche d'austerità. La storia insegna...

Gli effetti dell'austerità i tedeschi li conoscono bene; loro, vincitori di tutte le paci, ma perdenti di tutti i conflitti.

Alla prossima.


Nessun commento:

Posta un commento