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venerdì 13 febbraio 2015

GRECIA vs TROIKA - TUTTO RIMANDATO A LUNEDI.

Salve gentili lettori.

In questi giorni mi sto occupando molto attentamente della Grecia, ed in questo articolo vorrei trattare due temi distinti:
1) Il vertice tra il governo greco ed il Consiglio europeo;
2) La pericolosità del sistema Euro per l'impianto greco.

Proverò a collegarmi ad un mio vecchio articolo sull'Euro, perché risulta essere quasi profetico. Esso non trattò il tema greco, ma mantenne una posizione quasi neutra, anche se si concentrò in alcuni tratti sulla situazione italiana, e provò a valutare il sistema Euro nel suo complesso.

Buona lettura.

E' da poco terminato il vertice tra Grecia ed Consiglio Europeo, e dalle prime dichiarazioni di Schulz pare che sarà rimandato tutto a lunedì 16.
Sappiamo che il programma di salvataggio della Grecia scadrà il prossimo 28 febbraio, ed entro quel termine si dovranno trovare delle convergenze con il Consiglio europeo.
L'accordo non è stato trovato, secondo Schulz, per responsabilità del governo greco, in quanto pare non ci sia ancora un unità d'intenti al suo interno sulla posizione da esporre al Consiglio.
Pare che Schulz non abbia gradito le dichiarazioni del ministro della difesa greco Kammenos, che aveva proposto un accordo con la Russia in caso di una mancata convergenza col Consiglio Europeo.
E' chiaro che Tsipras, non essendo riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in esclusiva, abbia dovuto trovare un accordo con la destra, facendola confluire dentro il suo governo. Questo porterà sicuramente a dei dibattiti interni piuttosto accesi per trovare una posizione univoca da esporre al Consiglio europeo.
Tsipras e Varoufakis dovranno quindi cercare di sistemare tutti i pezzittini del puzzle entro lunedì, in quello che dovrebbe essere l'incontro decisivo, dove dovrebbe uscire una risposta definitiva sull'accordo o sul nulla di fatto tra Grecia ed UE.

Sappiamo che le richieste di Tsipras, almeno in partenza siano forti perché arrivate sulla spinta di una campagna elettorale che intimava una ridiscussione globale del debito. Un accordo a metà saprebbe di mezza sconfitta quindi.

Ecco i punti principali che dovrebbero essere trattati:

1) Crisi umanitaria; il governo greco proporrà all'Eurogruppo un programma da circa 1,9 miliardi di Euro per finanziare l'energia ed il cibo gratuito alle famiglie in difficoltà, con trasporti gratuiti per le persone in disoccupazione perenne, accesso alla sanità gratuita per i pensionati e 13° a chi ha una pensione inferiore ai 700 Euro mensili;
2) Ridiscussione del debito;
3) Surplus primario di bilancio a 1,5% del PIL, la metà rispetto al 3% attuale.

Io personalmente non ho una visione rosea sulla questione, ma voglio continuare a sperare d'avere un punto di vista troppo pessimista. Ormai siamo ad un punto di non ritorno, la risposta la scopriremo presto.

Ora vorrei trattare il tema Euro, guardandolo dal punto di vista della Grecia.

Era il 17 novembre 2014, quando decisi di pubblicare un articolo dal titolo molto chiaro ed incisivo: "L'EURO E' UN SISTEMA DI DEBITO, PER QUESTO E' INSOSTENIBILE" (ecco il link di rimando http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/leuro-e-un-sistema-di-debito-per-questo.html).
Una volta terminato l'articolo fui piuttosto contento del risultato finale che riuscì ad ottenere, in quanto ero riuscito a spiegare in parole povere il funzionamento del sistema Euro, l'emissione della moneta Euro e le modalità d'approvvigionamento di Euro che dovevano sostenere gli Stati dell'eurozona.

Facciamo un piccolo ripassino, anche se veloce.

La BCE è la Banca Centrale Europea, ed è formata dalla banche centrali degli Stati dell'UE. Esse non sono pubbliche, ma hanno un azionariato privato, composto da assicurazioni, banche private e fondazioni private. Quindi la B.C.E non è un soggetto pubblico, ma è privato!
Essa ha ricevuto la sovranità dagli Stati dell'Eurozona, che si sono privati della loro sovranità monetaria e l'hanno girata alla B.C.E.
Essa stampa gli Euro, che non vengono immediatamente girati agli Stati membri, ma sostengono un passaggio intermedio, attraverso le banche d'investimento, che costringe gli Stati dell'Eurozona a finanziarsi di Euro attraverso la creazione di titoli di Stato (debito pubblico).
Più un paese risulta essere esposto a default, più i tassi d'interesse dei suoi titoli di Stato risulteranno essere alti, in quanto dovranno coprire il rischio d'investimento del soggetto acquirente.
Ecco perché l'Euro è di per se un debito già in partenza, che dovrà essere restituito con l'aggiunta dell'interesse passivo, ovvero il ricavo di chi ha investito in debito pubblico statale.

Ieri, osservando l'andamento dei titoli di Stato greci a 5 e 10 anni ho notato come l'articolo di qualche mese fa avesse realmente il titolo giusto. L'Euro è un sistema di debito già in partenza, che va a produrre altro debito.
I titoli di Stato greci a 5 anni risultano avere un rendimento attuale del 15,12%, un rendimento spaziale, che costringe la Grecia ad offrire rendimenti sempre più appetibili per riuscire a finanziarsi. Questo significa che lo Stato greco, per sostenere i costi di gestione dei servizi pubblici, deve restituire, per ogni 100 Euro ipoteticamente ricevuti, ben 115 Euro. Ricordate? Debito, che produce altro debito.
I titoli di Stato con una durata decennale, invece, risultano avere un rendimento attuale del 10,46%.
Il debito pubblico greco non potrà che continuare a crescere se lo Stato greco continuerà a rimanere nell'Euro.
Una prospettiva non certo rosea per uno Stato che è già andato in bancarotta nel 2010 ed ora deve continuare a rimborsare anche i prestiti ricevuti dalla Troika dopo il default.
Uno Stato in bancarotta non ha bisogno di soldi per rialzarsi, perché più esso riceverà soldi, più il suo debito da rimborsare crescerà, ed se sei già in bancarotta significa che non sei riuscito già a rimborsare i tuoi creditori precedenti, figurarsi quelli nuovi!

Molto intelligentemente, Tsipras non chiede altri fondi, ma chiede una ridiscussione globale del debito degli Stati membri UE, perché ottenere nuovi finanziamenti non farà altro che aggravare la posizione debitoria dello Stato ellenico.
Sappiamo benissimo che la Germania si è opposta già in partenza, senza conoscere neppure la proposta globale di Varoufakis. La risposta è no, punto e basta.

Solo creando una sorta di class action tra gli Stati mediterranei europei, volta alla ridiscussione dei problemi debitori degli Stati in crisi d'austerity, potremmo riuscire ad ottenere quantomeno una risposta motivata. Il piano B c'è, e lo conosciamo tutti. Si chiama uscita dall'Euro, recupero della sovranità monetaria e svalutazione competitiva al fine di rendere appetibili i nostri prodotti su una platea mondiale.

Alla prossima.

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