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lunedì 5 gennaio 2015

LA VERITA' SUL PUBBLICO IMPIEGO - IL PROGETTO DEL GOVERNO RENZI.

Salve gentili lettori.

Questo articolo, vorrei dedicarlo ad un tema che in questo periodo, specie attraverso il Jobs act, è stato messo alla gogna, in quanto tenuto fuori dalla riforma del lavoro del governo Renzi. Sto parlando del settore del pubblico impiego.
Occhio, a cascare in questi meschini giochetti sociali, atti a metterci l'uno contro l'altro, per farci sentire afflitti da labirintite perenne e farci perdere il senso dell'orientamento sociale. Vorrei mettervi al corrente, di uno scenario che, almeno personalmente, mi pare chiarissimo, ed è stato creato su misura dal governo Renzi, al fine a trovare giustificazioni per una futura carneficina del pubblico impiego.
Vedrete che, leggendo l'articolo, capirete il mio messaggio.

Buona lettura.

Attraverso l'approvazione della riforma del mercato del lavoro (il tanto famigerato Jobs act), il governo Renzi, sta ottenendo il risultato voluto, ovvero precarizzare, in modo incondizionato, il settore lavorativo, smantellando, in particolari situazioni, le tutele sociali come l'art.18 della legge 300 del 1970 (che garantiva il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, sostituendolo con un indennizzo economico); facendo restare intatti tutti i contratti precari a tempo determinato (co.co.co, co.co.pro, ecc), e sostituendo, il contratto a tempo indeterminato, con un nuovo contratto " a tutele crescenti ".
Il contratto a tutele crescenti, risulterà essere un contratto di precariato per tantissimi anni, senza nessuna stabilità lavorativa, e senza la possibilità di creare un progetto di vita ambizioso. Sostanzialmente, il datore di lavoro, sarà libero di licenziare in qualsiasi momento, in cambio di un indennizzo economico commisurato al periodo lavorato dal dipendente. 
Questa riforma del mercato del lavoro, proprio come detto da Renzi, colpirà (APPARENTEMENTE) esclusivamente il settore privato, per sua specifica volontà. Questo è solo un quadro di facciata, volto comunque a creare una divisione sociale: pubblici impiegati da una parte e lavoratori subordinati privati dall'altra.
Non cascate in questo tranello subdolo, che ha una sua motivazione di fondo, al quale arriverò in chiusura d'articolo.

Vedete, cari lettori, in realtà, una sorta di Jobs act, per gli impiegati pubblici, esiste già, ed è datato 2012. In legge di stabilità 2012 (qui il link del testo completo http://www.altalex.com/index.php?idnot=15820), il governo Berlusconi, inserì una simpaticissima clausola, attraverso cui, gli enti pubblici, sono costretti ad attuare ricognizioni al ribasso dell'organico dell'ente.
Gli impiegati che risultano essere in esubero, devono essere riposizionati in altri enti, ma se, entro 90 giorni, al lavoratore pubblico non li si trova altre destinazioni d'impiego, egli viene lasciato a casa con un assegno di mobilità pari all'80% dello stipendio, per un periodo non superiore ai 2 anni, e poi lasciato al suo destino.
Attraverso questa procedura, gli stipendi dei dipendenti pubblici hanno subito una stagnazione, che in realtà partì già dal periodo 2010 - 2012, poi prorogata anche per il biennio 2013 - 2014. Dal 2012, vi è stato un taglio di 260 mila unità. E questo è solo l'inizio.

Attraverso i famosi tweet di Renzi, egli si sta creando una situazione di disagio e contrapposizioni tra settori lavorativi pubblici e privati, tali da creare conflitti ideologici tra i due " movimenti ", atti a spostare l'attenzione sul problema reale. In questo modo, nei prossimi anni, troverà vita facile nell'operare tagli drastici ai salari pubblici e tagli di personale in modo orizzontale.
Questo è un volere superiore al governo italiano, derivante dalla Troika, ma il governo furbescamente, dovrà cominciare a prepararsi il terreno per giustificare un atto del genere. Quale idea migliore di una " guerra " ideologica?

Rischiamo di fare confusione però. Andiamo con ordine.

E' vero, i contratti dei dipendenti pubblici, per ora, non avranno l'applicazione del contratto a tutele crescenti. Quindi, per ora, il Jobs Act non trova applicazione nel pubblico impiego, ma dall'altra, vi sono norme pregresse che limitano i contratti ed i salari pubblici da anni. Equilibriamo i due aspetti. In futuro, sono sicuro che, dati i contrasti che si vogliono far nascere (e che sono già presenti storicamente) tra pubblici e privati, il jobs act troverà applicazione anche nel settore pubblico.
Inoltre, come avevo già sottolineato in un precedente articolo, almeno per il settore scolastico, la sentenza della Corte di giustizia Europea dello scorso 26 novembre 2014, ha beccato in fallo l'Italia, ammonendola e ricordandole che per i dipendenti scolastici pubblici, il contratto a tempo determinato non può esser attuato, e dovrà essere stabilizzato quanto prima, con un contratto a tempo indeterminato.
In che modo, l'Italia, date queste richieste dell'UE, potrà applicare il jobs act al pubblico impiego? Non lo so ancora, sinceramente. Ma quando si tratta di regole ragionevoli, pur di non seguirle preferiscono le multe, quando, invece, si tratta di aderire a trattati internazionali volti a trasferire sovranità a livello comunitario, allora l'Italia c'è sempre!
Tra l'altro, la stagnazione dei salari pubblici andrebbe pure contro l'articolo 3 della Costituzione, che parla di uguaglianza formale (comma 1) e sostanziale (comma 2).

Stando dentro l'Euro, come ho più volte sottolineato, la spesa pubblica non potrà che essere tagliata progressivamente, con l'imposizione fiscale che andrà sempre al rialzo. E' un obbligo, alla quale il governo italiano deve sottostare, per stare nell'UE e nell'Euro. La colpa del governo è quella di voler insistere in una strada impraticabile. Ma dell'Euro, ho parlato in tantissimi altri articoli, che vi invito a leggere.

Non mi piace per nulla l'idea di tagliare, mettendo tutti sullo stesso piano. E' vero che nel pubblico impiego di sono dei soggetti poco propensi alla produttività, ma sono una parte piccola, rispetto a tutti i lavoratori pubblici onesti. Sono d'accordo nell'andare a tagliare personale, laddove vi siano condizioni di comprovata improduttività del soggetto, ma dev'essere uno studio che va sul personale, e non sul settoriale, altrimenti si andrebbe a colpire gente onesta.

In questo momento è molto facile, con la disoccupazione al 13,2%, cadere in questi tranelli. C'è gente che sta peggio dei pubblici impiegati, è vero, ma l'obiettivo dev'essere quello di alzare le tutele a chi non le ha, non quelle di abbassare via via, quelle di chi le aveva acquisite, per parificare al ribasso.

Pensateci. Alla prossima!




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