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lunedì 10 novembre 2014

EURO - IL LEGAME TRA AUSTERITA' E DEFLAZIONE

Salve gentili lettori!

Questo articolo, come ormai quasi tutti quelli da me scritti in questo periodo, sarà dedicato a dei ragionamenti sul tema Euro. Questa volta andremo a trattare, nello specifico, il tema dell'ormai famigerata austerità, e le conseguenza che essa produce nella vita di tutti i giorni.

Questo tipo di politica economica, attuata ormai in tutti gli Stati dell'UE aderenti al sistema Euro, avrebbe, nel campo teorico, il compito di aggiustare i deficit annuali statali, al fine di non accumulare più debito pubblico negli anni, avendo così modo di risanare le finanze dello Stato e, successivamente, a " compiti svolti ", di ripartire nuovamente con la crescita.
Questa, in maniera semplificata, è la rappresentazione che gli economisti pro regimi d'austerity vi darebbero di questa politica economica.
Attuare questo tipo di scelta, in modo ciclico, avrebbe un senso qualora si riuscisse a risanare realmente le finanze statali, per poi ripartire con una fase di espansione economica.

Tuttavia, dati alla mano, le politiche d'austerità, stanno portando a problemi serissimi di deflazione, deflazione salariale e disoccupazione.
Paradossalmente, con l'attuazione di queste politiche volte all'aumento del prelievo fiscale, al taglio della spesa pubblica, delle pensioni, ed alla precarizzazione del mercato del lavoro, si sta arrivando ad un risultato che, non valutando tutti gli aspetti, sembrerebbe di per se positivo. La deflazione.
Le domande che ora dovremmo porci, al fine di cercare di chiarirci le idee sul tema, sono: 

1) COSA S'INTENDE PER DEFLAZIONE?
2) QUALI SONO I SUOI EFFETTI SULL'ECONOMIA REALE?

Partiamo con un ragionamento volto a chiarire la situazione.
Per deflazione, s'intende una situazione dell'economia di uno Stato, che porta gradualmente ad un abbassamento del livello generale dei prezzi. 
Vista esclusivamente dal punto di vista del consumatore, la deflazione è la situazione magica, dove i prezzi dei beni, oltre non salire, si abbassano e permettono di approvvigionarsi della stessa quantità di beni rispetto al passato, ma avendo un esborso monetario tanto minore quanto più alto risulti il tasso percentuale deflattivo presente. Insomma, la situazione opposta alla famigerata inflazione
Tuttavia, lo studio dell'economia non può essere affrontato solo dal lato della domanda, ma bisogna considerare anche l'altro verso della medaglia, l'offerta. 
In un'economia sottoposta a regimi d'austerità, la domanda di beni e servizi subisce un calo, dovuto ai fattori precedentemente descritti. Chiaramente, essendoci meno liquidità nelle tasche dei cittadini, il loro esborso monetario sul mercato si limita per un timore generalizzato, e questo crea grossissimi problemi dal lato dell'offerta di beni. Se dal lato della domanda ( acquirenti di beni e servizi ), un abbassamento dei prezzi risulta piacevole, dal lato dell'offerta ( imprese che producono beni e servizi ), risulta un qualcosa di assai spiacevole, che fa scendere gli utili d'impresa, e manda in difficoltà l'intero sistema imprenditoriale.

Il sistema deflattivo, è un sistema a spirale, che s'innesca in un periodo di recessione, dovuto alla sfiducia dei consumatori, che porta ad un abbassamento dell'apprezzamento di beni e servizi che, quindi, non vengono piazzati nel mercato. Questo, nel medio periodo, va a creare un aumento della disoccupazione. Questi fattori producono una spirale recessiva paurosa.

Ora riflettiamo su come si sviluppa un processo deflazionistico.

La recessione, che ormai perdura dall'inizio della crisi, ha fatto si che le persone stringessero sempre di più la cinghia, limitando i consumi e facendo così scendere la richiesta di beni. Conseguentemente, le imprese per piazzare i loro beni sono state costrette ad abbassare i prezzi, ed ecco che per effetto di questa scelta, scenderanno i loro profitti. Ed eccola qui, parte la deflazione.

Meno domanda significa meno utili per le imprese, ed anche un abbassamento del livello di produzione. A ruota, quindi, partirà più disoccupazione, meno salari ed un'ulteriore diminuzione dell'apprezzamento dei beni nel mercato.

A questo punto, con il sistema economico statale allo sfascio, lo Stato sarà costretto ad alzare le aliquote IVA e le altre imposte per sostenere un meccanismo in realtà insostenibile. A più IVA, ne conseguirà ancor meno domanda, e nuova disoccupazione ed addirittura, paradossalmente, meno gettito per lo Stato. Insomma, una spirale diabolica di recessione perenne.

Rendetevi conto che questo è in parte già presente, ma sarà futuro prossimo, dopo la legge di stabilità 2015, con le clausole di salvaguardia che all'articolo 45 promettono aumenti dell'IVA a partire dal 2016 fino al 2018. Di questo tema ne avevo parlato già in un altro articolo di qualche giorno fa ( ecco il link http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/10/renzi-aumentera-liva-per-tre-anni.html, con all'interno anche il link dove troverete la bozza della legge di stabilità 2015 del governo Renzi ).
La deflazione in Italia è ormai radicata da qualche mese, precisamente dall'agosto 2014, prima volta dal settembre 1959 ( ops, guarda caso, anche li avevamo un regime di cambio fisso, con il Dollaro USA, durante il periodo del Sistema di Bretton Woods, sarà un caso?? ).

Ecco che legame c'è tra l'austerità portata avanti dagli Stati aderenti all'Euro e la deflazione.
Un altro aspetto della deflazione è la deflazione salariale, ma essa va trattata in un articolo specifico sul tema, in due righe non basterebbero per trattare un tema così complesso. Essa però permette alla Germania di reggersi ancora. I salari tedeschi crescono molto, molto meno rispetto all'espansione economica avuta in Europa dallo Stato, attraverso le conquiste delle quote di mercato perse dai PIIGS . La Germania ha sostituito le produzioni interne degli Stati periferici europei ormai deindustrializzati, attraverso le esportazioni in questi Stati dei suoi prodotti, divorando la domanda interna dei PIIGS e facendo precipitare il sistema industriale nel baratro.
Il tema della mezzogiornificazione europea l'avevo già toccato in un precedente articolo (http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/euro-la-mezzogiornificazione-europea-e.html  ) . Il tema appena accennato della deflazione salariale, di fondamentale importanza per capire i meccanismi su cui si regge l'Euro, lo toccherò prossimamente.

Alla prossima!


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