Salve gentili lettori.
Questo articolo lo dedicherò ad un'analisi che mi ha portato a porre la parola fine su un ragionamento che mi frullava in testa ormai da ormai troppo tempo.
Da quando ho conosciuto e poi abbracciato il pensiero di Beppe Grillo, che poi s'è evoluto nel tempo attraverso i programmi del Movimento 5 stelle, mi sono sempre trovato d'accordo sul fatto che il fattore ideologico fosse di troppo, e fungesse da tappo nei confronti della possibilità d'impostare il dialogo politico in modo più aperto rispetto al passato e al presente.
Non credo di essere l'unico a cominciare ragionamenti più profondi in attesa che arrivi il sonno. Qualche notte fa, in attesa di addormentarmi, ho cominciato a riprendere il mio ragionamento sull'ideologia, riuscendo ad arrivare alla mia realtà personale.
Ho preso l'ideologia di destra e di sinistra, e le ho incrociate tra loro attraverso il concetto di multiculturalismo all'interno di uno Stato, e di dottrine economiche appoggiate dalle due correnti.
PRIMO ASPETTO: IL MULTICULTURALISMO
Per definizione, il multiculturalismo è l'appartenenza o la partecipazione a diverse culture. Osservandolo da un punto di vista politico, il multiculturalismo è la politica sociale volta a riconoscere, all'interno di un paese, l'identità culturale e linguistica di ciascuna delle componenti etniche.
Se in passato il multiculturalismo italiano poteva esser limitato alla protezione delle culture regionali o locali, ai dialetti, alle minoranze linguistiche presenti nel territorio, come il caso del sardo, gli sviluppi dell'economia verso una scelta globalizzata, è andata a proporre un nuovo multiculturalismo, atto a valutare la forte presenza nei confini italiani, di culture estranee alla nostra. Vedi le culture rom e africane.
La resistenza del concetto di ideologia, completamente annullato da un punto di vista economico, vista l'unica strada seguita sia da governi di sinistra e di destra, si aggrappa ormai esclusivamente alla valutazione del multiculturalismo all'interno della società di uno Stato.
Dalla sinistra, abbiamo una forte apertura alle nuove culture, all'accoglienza, allo sviluppo di strumenti che diano la possibilità a persone non cittadine di quello Stato di poter proseguire il loro percorso di vita, senza dover rinunciare alle loro tradizioni. Vi è quindi una forte apertura.
Dalla destra, abbiamo una chiusura netta verso le nuove culture, con restrizioni pesantissime sull'accoglienza, ed una chiusura totale allo sviluppo di strumenti che permettano ai cittadini esterni di proseguire le loro tradizioni anche fuori dai loro Stati. Vi è una forte apertura verso l'adeguamento dei cittadini esteri alla cultura interna allo Stato. Un adattamento quasi costrittivo, date le chiusure ad una possibilità di dialogo.
SECONDO ASPETTO: LA POSIZIONE DI POLITICA ECONOMICA
Negli anni '60 e '70 questa era una forte componente dell'ideologia, ma oggi si è completamente annullata, almeno in Italia. Le politiche economiche interne all'UE vengono sostanzialmente imposte dall'alto, con margini di manovra davvero limitati dovuti al rispetto dei parametri dell'Unione, tra cui i parametri dei Trattati di Maastricht e di funzionamento dell'Unione Europea.
Possiamo ritenere la politica economica ideologizzata, se non morta, almeno sepolta in attesa di una nuova fioritura.
Ma valutiamola ugualmente.
Dalla sinistra, abbiamo una posizione ben precisa, dettata dall'ideologia comunista, che presuppone il concetto primario di proprietà pubblica dei mezzi di produzione, portata avanti dalla figura statale. Ora, lo statalismo è andato a scemare in tutte le anche nella vera ideologia comunista, con l'avvento del capitalismo più o meno soft, però l'idea di base è questa.
Dalla destra, abbiamo una posizione tendente al liberismo, che presuppone la libera iniziativa economica, e il libero mercato, senza o con limitatissimo intervento dello Stato all'interno di esso. Il privato è posto come soluzione alle problematiche, fiduciosi che il mercato sappia movimentare nel modo giusto il capitale, senza bisogno di correzioni dello Stato.
Il liberismo è una posizione di politica economica tale da creare dei vantaggi competitivi nelle diverse produzioni su scala mondiale, attraverso la globalizzazione, che permettano di rendere sostenibile e remunerativa una determinata produzione, in un determinato luogo. Il risultato finale è un minor prezzo del bene finito per tutti, perché per un paese non produttore, produrre quel determinato prodotto costerebbe di più che importarlo dall'estero.
Quindi, ricapitolando, abbiamo un incrocio di posizioni delle due ideologie, in base al concetto che si prende in considerazione:
PERSONE: sinistra, più libertà di flusso e più multiculturalismo; destra, meno libertà di flusso e meno multiculturalismo;
CAPITALE e ECONOMIA: sinistra, controllo accentrato per mezzo dello Stato, e quindi meno libertà; destra, più libertà al capitale, capace attraverso il mercato di allocare le risorse dove risultino più produttive.
Le ideologie esistono esclusivamente per creare divisioni nella società. Se nel capitale ormai nella sostanza la posizione è omogenea da parte di destra e sinistra, l'unico tema che le mantiene ancora in piedi è il dibattito in campagna elettorale sulle persone. Nella sostanza le posizione si stanno andando ad incontrare anche in questo caso.
Questa canzone di Gaber spiega tutta la politica attuale attraverso un pezzo favoloso. Avrei potuto riassumere questo articolo esclusivamente postando questo video. "Il Conformista".
Non sono le ideologie a dover guidare un dibattito, ma gli ideali. Gli ideali come realtà non tangibile oggi, ma su cui lavorare su base progettuale, per arrivarci il più velocemente possibile.
PRIMO ASPETTO: IL MULTICULTURALISMO
Per definizione, il multiculturalismo è l'appartenenza o la partecipazione a diverse culture. Osservandolo da un punto di vista politico, il multiculturalismo è la politica sociale volta a riconoscere, all'interno di un paese, l'identità culturale e linguistica di ciascuna delle componenti etniche.
Se in passato il multiculturalismo italiano poteva esser limitato alla protezione delle culture regionali o locali, ai dialetti, alle minoranze linguistiche presenti nel territorio, come il caso del sardo, gli sviluppi dell'economia verso una scelta globalizzata, è andata a proporre un nuovo multiculturalismo, atto a valutare la forte presenza nei confini italiani, di culture estranee alla nostra. Vedi le culture rom e africane.
La resistenza del concetto di ideologia, completamente annullato da un punto di vista economico, vista l'unica strada seguita sia da governi di sinistra e di destra, si aggrappa ormai esclusivamente alla valutazione del multiculturalismo all'interno della società di uno Stato.
Dalla sinistra, abbiamo una forte apertura alle nuove culture, all'accoglienza, allo sviluppo di strumenti che diano la possibilità a persone non cittadine di quello Stato di poter proseguire il loro percorso di vita, senza dover rinunciare alle loro tradizioni. Vi è quindi una forte apertura.
Dalla destra, abbiamo una chiusura netta verso le nuove culture, con restrizioni pesantissime sull'accoglienza, ed una chiusura totale allo sviluppo di strumenti che permettano ai cittadini esterni di proseguire le loro tradizioni anche fuori dai loro Stati. Vi è una forte apertura verso l'adeguamento dei cittadini esteri alla cultura interna allo Stato. Un adattamento quasi costrittivo, date le chiusure ad una possibilità di dialogo.
SECONDO ASPETTO: LA POSIZIONE DI POLITICA ECONOMICA
Negli anni '60 e '70 questa era una forte componente dell'ideologia, ma oggi si è completamente annullata, almeno in Italia. Le politiche economiche interne all'UE vengono sostanzialmente imposte dall'alto, con margini di manovra davvero limitati dovuti al rispetto dei parametri dell'Unione, tra cui i parametri dei Trattati di Maastricht e di funzionamento dell'Unione Europea.
Possiamo ritenere la politica economica ideologizzata, se non morta, almeno sepolta in attesa di una nuova fioritura.
Ma valutiamola ugualmente.
Dalla sinistra, abbiamo una posizione ben precisa, dettata dall'ideologia comunista, che presuppone il concetto primario di proprietà pubblica dei mezzi di produzione, portata avanti dalla figura statale. Ora, lo statalismo è andato a scemare in tutte le anche nella vera ideologia comunista, con l'avvento del capitalismo più o meno soft, però l'idea di base è questa.
Dalla destra, abbiamo una posizione tendente al liberismo, che presuppone la libera iniziativa economica, e il libero mercato, senza o con limitatissimo intervento dello Stato all'interno di esso. Il privato è posto come soluzione alle problematiche, fiduciosi che il mercato sappia movimentare nel modo giusto il capitale, senza bisogno di correzioni dello Stato.
Il liberismo è una posizione di politica economica tale da creare dei vantaggi competitivi nelle diverse produzioni su scala mondiale, attraverso la globalizzazione, che permettano di rendere sostenibile e remunerativa una determinata produzione, in un determinato luogo. Il risultato finale è un minor prezzo del bene finito per tutti, perché per un paese non produttore, produrre quel determinato prodotto costerebbe di più che importarlo dall'estero.
Quindi, ricapitolando, abbiamo un incrocio di posizioni delle due ideologie, in base al concetto che si prende in considerazione:
PERSONE: sinistra, più libertà di flusso e più multiculturalismo; destra, meno libertà di flusso e meno multiculturalismo;
CAPITALE e ECONOMIA: sinistra, controllo accentrato per mezzo dello Stato, e quindi meno libertà; destra, più libertà al capitale, capace attraverso il mercato di allocare le risorse dove risultino più produttive.
Le ideologie esistono esclusivamente per creare divisioni nella società. Se nel capitale ormai nella sostanza la posizione è omogenea da parte di destra e sinistra, l'unico tema che le mantiene ancora in piedi è il dibattito in campagna elettorale sulle persone. Nella sostanza le posizione si stanno andando ad incontrare anche in questo caso.
Questa canzone di Gaber spiega tutta la politica attuale attraverso un pezzo favoloso. Avrei potuto riassumere questo articolo esclusivamente postando questo video. "Il Conformista".
Non sono le ideologie a dover guidare un dibattito, ma gli ideali. Gli ideali come realtà non tangibile oggi, ma su cui lavorare su base progettuale, per arrivarci il più velocemente possibile.
Alla prossima.